Medici spostati dal Rummo all'Asl
di Avellino: è polemica su Ferrante

Medici spostati dal Rummo all'Asl di Avellino: è polemica su Ferrante
di Luella De Ciampis
Lunedì 4 Luglio 2022, 08:15
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Sono cinque le delibere dell'azienda ospedaliera che sanciscono la disponibilità dell'azienda «San Pio» a concedere alle strutture sanitarie che fanno capo all'Asl di Avellino, unità mediche di Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Neurologia, Anestesia e rianimazione e Nefrologia che, in autoconvenzione, erogheranno 1900 ore di prestazioni nelle strutture ospedaliere di Ariano Irpino e Sant'Angelo dei Lombardi. Una disposizione del direttore generale, Mario Ferrante, che ha sottoscritto apposite convenzioni con il direttore generale dell'Asl di Avellino Maria Morgante, che fa scattare la polemica dei medici ospedalieri.

«Si tratta rimarca Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed di cinque delibere del Rummo che sanciscono un accordo con l'Asl di Avellino per assicurare la presenza di medici nefrologi, anestesisti, neurologi, pediatri e ginecologi nei presidi ospedalieri di Ariano Irpino e Sant'Angelo dei Lombardi per un totale di 1.900 ore mensili di lavoro che fanno riflettere sul fatto che, evidentemente, il direttore generale ha pensato di agire in modo preventivo per assicurare, ai presidi ospedalieri della Asl che andrà a dirigere, la presenza di medici del San Pio, pur conoscendo bene la grave carenza di personale nel nostro ospedale.

Ricordo che, per esempio, i nostri neurologi e nefrologi devono coprire anche turni nel pronto soccorso del Rummo e che il numero degli anestesisti è talmente esiguo da determinare un allungamento dei tempi di attesa degli interventi chirurgici e la chiusura della neurorianimazione da alcuni mesi».

Infatti, per i pazienti Covid, per alcuni mesi, si è sopperito ospitandone la maggior parte nel reparto di Pneumologia subintensiva, nel caso di pazienti con difficoltà respiratorie gestibili con l'ausilio dei caschi, e trasferendo i più gravi nell'area intensiva dell'ospedale di Maddaloni.

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«Mi risulta continua Quici - che l'Asl di Avellino abbia richiesto medici a tutte le aziende sanitarie della Regione in epoca antecedente alla nomina dei nuovi direttori generali e spero, ma dubito, che altri ospedali abbiano risposto all'appello, assicurando la propria disponibilità. Comunque, l'auspicio è che i nostri medici si concentrino esclusivamente sul nostro ospedale per rilanciarlo e migliorare l'offerta sanitaria. Mi rasserena la circostanza che, per alcune branche specialistiche, la carenza è talmente grave da rendere impossibile l'impiego di nostri colleghi altrove. Questo è il motivo per il quale sono davvero amareggiato. Mi sarei aspettato la stessa solerzia nell'applicazione del nostro contratto di lavoro scaduto da 4 anni, valorizzando gli incarichi dei medici del Rummo, come segnale di riconoscenza verso chi ha lottato in questi due anni di pandemia».
Va chiarito che l'attività effettuata in autoconvenzione viene erogata al di fuori dell'orario di lavoro prestato dai medici nei reparti del Rummo, in base agli obblighi contrattuali stabiliti. Nelle ore libere, i professionisti possono decidere di svolgere attività alternative ovunque vogliano. «Resto ancora in attesa conclude il presidente dell'organizzazione sindacale, peraltro primario dell'ospedale cittadino - di conoscere l'utilizzo dei fondi contrattuali, avendo Cimo verificato, l'elevato credito che ciascun medico vanta ancora nei confronti dell'azienda. È auspicabile che le delibere in questione vengano revocate perché hanno più un sapore di sfida che non di concreta attuazione».

«Stipulare una convenzione dice il direttore generale Mario Ferrante non vuol dire mettere in atto il provvedimento di autoconvenzione ma creare un'opportunità per i medici disposti ad accettarla. Inoltre, rappresenta un intervento di mutuo soccorso tra le aziende sanitarie che hanno necessità di personale. Al Rummo vengono medici da Caserta in autoconvenzione». Infatti, nel documento si legge che «le parti che hanno stipulato la convenzione perseguono il preminente interesse pubblico».
 

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