Olive, annata amara: raccolta dimezzata. «Ma la qualità è ottima»

I dati della stagione che si sta concludendo

La raccolta delle olive
La raccolta delle olive
di Antonio Mastella
Giovedì 2 Novembre 2023, 10:29
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«Le inquietanti previsioni della vigilia sono state più che confermate». È l'amara constatazione di Umberto Comentale, presidente regionale di Aprol, l'associazione che raggruppa circa 6.000 olivicoltori campani, 600 dei quali sanniti, commentando i risultati della campagna di raccolta delle olive, prossima ormai alla conclusione. Rispetto alle annate «normali», non segnate da avversità atmosferiche come quelle abbattutesi quest'anno ma anche in quello scorso, la perdita sfiora il 50%. Dopo il 2022, dunque, un altro anno da dimenticare. Tradotto in termini pratici, non si andrà oltre i 18mila quintali di olive messe nel paniere e avviate alla lavorazione negli 87 frantoi che operano sul territorio. Restano, pertanto, ancora una volta un ricordo gli oltre 27mila quintali mediamente rastrellati in condizioni climatiche normali.

Un crollo per una provincia che, in ogni caso, è la seconda per produzione con il 23% rispetto a quella regionale, che ammonta a circa 14mila tonnellate. Nella graduatoria regionale, il Sannio è secondo solo a Salerno, che ne realizza il 50%. Seguono Caserta e Avellino con circa il 12%. Chiude il Napoletano (3%). «Meno male - sottolinea Comentale - che la combinazione, nell'ordine, di pioggia, siccità, grandine e mosca olearia ha colpito a macchia d'olio, risparmiando alcune aree, riducendo così il danno che, diversamente, sarebbe stato devastante. A parziale consolazione, la qualità del prodotto è ottima». «Siamo alle prese con un vero e proprio disastro», aggiunge Pasquale Roviezzo, 42 anni, a capo di un'azienda olivicola, la «Pan Bio & Earth» nel territorio di Montesarchio. È dal 2001 che ne è alla guida e oggi cura 15 ettari di oliveti rigorosamente biologici dopo avere, gradatamente, abbandonato la coltura del tabacco per convertirla a quella dell'olivo.

«Quando il tempo ci accompagna evidenzia riesco a ricavare sino a 800 quintali. Sarò fortunato se da qui a qualche giorno, quando terminerà la campagna, ne avrò racimolato 350». Le conseguenze, dal punto di vista economico, sono direttamente, drammaticamente proporzionali. «È inevitabile - conferma sempre Comentale - che i costi della lavorazione siano cresciuti».

E non di poco, a cominciare da quelli necessari per la molitura. Se sino a due anni fa i frantoiani chiedevano mediamente nove euro al quintale per la lavorazione, «attualmente ne occorrono non meno di 15». «In qualche caso, è possibile che se ne spendano anche 16 e 17» avverte Beniamino Zollo, che presiede la «Strega dell'olio di ulivo», una coop di 1.750 soci presenti in ogni angolo della provincia.

Con il figlio Alessio, dirige un'impresa di trasformazione a San Leucio del Sannio, con 9 dipendenti. È anche olivicoltore, con una produzione di 2.000 litri all'anno, la cui punta di diamante consiste in un «evo» ricavato da 1.500 piante curate biologicamente. Un'eccellenza che, nel 2021, ha vinto il primo premio in un concorso internazionale svoltosi a Dubai. L'aumento non ha risparmiato neppure bottiglie e lattine. Da 1,50 euro per un contenitore di alluminio si è passati a 2,50-3 euro, fino ad arrivare anche a 5. Restano dunque un miraggio i 5-6 euro sufficienti per l'acquisto di un litro di evo. «Per compararlo conclude Comentale bisogna sborsarne non meno di 10». «Anche 14», corregge a sua volta Zollo. 

 

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