Benevento: Santa Clementina ritrova il suo complesso storico

Santa Clementina a Benevento
Santa Clementina a Benevento
di Antonio Martone
Sabato 20 Maggio 2023, 10:10
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Ci sono voluti ben due anni per portare a termine l'inedita mission. Quella di recuperare e bonificare il complesso storico sacro, composto dalla chiesa originariamente denominata Santa Maria di Gerusalemme e dal primo cimitero cittadino. Una storia da libro «Cuore», una sorta di romanzo a lieto fine che tocca sentimenti di appartenenza e amore per la propria storia e per quella della città. Ma a scriverla, stavolta, non è Edmondo De Amicis, bensì i componenti del comitato di quartiere Santa Clementina. Lavoro manuale e autotassazione per sostenere le spese finalizzate all'acquisto dei materiali necessari a portare a termine un'impresa che rappresenta un fiore all'occhiello per il quartiere stesso. Del resto, si tratta dello stesso gruppo che periodicamente, armato di palette e scope, percorre le strade del quartiere per raccogliere rifiuti, tagliare le erbacce e ripulire lo stesso ponte Leproso, uno dei simboli del capoluogo. L'antica struttura, tra l'altro, versava in uno stato di abbandono da decenni. «Gran parte delle mura, per non parlare dell'ampio cortile interno - racconta il presidente del comitato Claudio Rocco - erano praticamente sommersi dalla vegetazione selvatica. C'erano alberi arrivati quasi fino a dieci metri d'altezza. Inoltre c'erano quasi due metri di terra che ricoprivano il bellissimo e caratteristico pavimento interno in ciottolato. La struttura sembrava irrecuperabile, la nostra impresa quasi disperata. Invece, con volontà e determinazione, grazie a un lavoro durato circa due anni, siamo riusciti a recuperare la chiesa, il cimitero e l'area. Diciamo che l'abbiamo restituita alla città. Quando è possibile ci riuniamo all'aperto per discutere di problemi e altro, ma anche per promuovere attività ricreative. Un punto di riferimento pure per i bambini del quartiere».

Un luogo simbolo, dunque, che è diventato anche un punto d'incontro e di raccolta, come avvenuto circa un anno fa, in concomitanza con l'inizio della guerra in Ucraina, dove si radunavano profughi o lavoratori dell'Est. Quel posto, ora, è il riferimento di un quartiere che - alla pari del Triggio - rappresenta le origini e la storia della città. Di recente, tra l'altro, il direttivo del comitato ha siglato un protocollo d'intesa con la dirigenza del liceo scientifico «Rummo» che ha fatto registrare anche la presenza nel quartiere di centinaia di studenti, in visita al vecchio cimitero, dove ci sono fosse comuni sotterranee e altri simboli sacri, e alla chiesa denominata di recente Santa Clementina, consacrata in un periodo imprecisato. Si pensa che sia rimasta a lungo in funzione come eremo, perché dal latino «circa eremum» deriverebbe il nome tradizionale della strada: Cischermini. «La chiesa originaria - precisa Maurizio Bianchi, fondatore del gruppo Benevento Città Nascosta - era stata impiantata in un vecchio edificio romano in mattoni. Affaccia sul percorso dell'Appia antica, nell'ultimo suo tratto prima di entrare in città attraverso il ponte Leproso. Le note vicende della chiesa iniziano nel 1764 e riconfermano il carattere cimiteriale della zona. La strada di campagna su cui affaccia ricalca il percorso della Regina Viarum e ancora oggi, ai suoi margini, è ben visibile il nucleo interno di un monumento sepolcrale, ora sormontato da un crocefisso che la Soprintendenza sta facendo ristrutturare. Nella zona trovava posto una grande necropoli, usata anche nel periodo longobardo, oltre che dai romani». Tra i recuperi effettuati dai volontari spicca inoltre un'edicola, che era posizionata all'interno del camposanto, raffigurante un dipinto della crocefissione, ritenuta dagli esperti di rilevante valore artistico. In ogni caso, per il quartiere adesso si gioca un'altra partita importante, che potrebbe segnare il definitivo rilancio soprattutto in chiave turistica. Riprenderanno, infatti, i saggi finanziati dal Ministero della Cultura per riportare alla luce proprio l'Appia antica.

Sono oltre dieci i punti sotto osservazione da parte degli archeologi. «Crediamo che il nostro quartiere - conclude Rocco abbia tutti i requisiti per diventare un parco archeologico e, come tale, beneficiare di maggiori attenzioni in generale, anche se noi continueremo a prestare la nostra opera da volontari per il bene comune. La storia passa da queste parti ed ovviamente è auspicabile per il futuro attuare una politica adeguata alle enormi potenzialità finora non sfruttate».

 

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