Calvi Risorta: «Appalti truccati», l'inchiesta si allarga. Gli imprenditori: noi non legati ai clan

Interrogati gli imprenditori coinvolti, lunedì il turno di Cappello

Carabinieri a Calvi Risorta
Carabinieri a Calvi Risorta
Marilu Mustodi Marilù Musto
Sabato 11 Novembre 2023, 08:42 - Ultimo agg. 12 Novembre, 18:08
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«Non c'è alcuna intestazione fittizia di imprese e nessun legame con la camorra». Questa la sintesi delle dichiarazioni spontanee rese dagli imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio che ieri mattina, in carcere, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia del gip di Napoli. Entrambi sono accusati di aver ottenuto due appalti pubblici dal Comune di Calvi Risorta, grazie alla complicità del funzionario comunale Piero Cappello, ex presidente dell'Asi di Caserta, ora agli arresti domiciliari. Cappello sarà interrogato lunedì dal giudice, ma per ora l'inchiesta si allarga anche ad altri enti pubblici; questi ultimi avrebbero concesso dei lavori milionari all'impresa dell'imprenditore Raffaele Pezzella (gestore di fatto di due ditte, stando all'inchiesta). Partendo da ciò, ma anche da riscontri tecnici, la Procura Antimafia muove gli "incastri", ma non svela ancora le prossime mosse, anche se nei verbali allegati agli atti dell'inchiesta è evidente che l'ondata di intercettazioni non finisce qui. In realtà, questo si desume dai numerosi omissis inseriti nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico di Pezzella, Iorio e Cappello.

In un verbale, in particolare, il collaboratore di giustizia Vincenzo D'Angelo - genero di Francesco Bidognetti "Cicciotto e' mezzanotte", il celebre boss casalese dal nome scoppiettante - spiega di conoscere da vicino le dinamiche delle imprese Mc immobiliare e Cgs, ma anche della Comed. Dopo aver vuotato il "sacco" sulle modalità di affidamento e vincita degli appalti da parte delle imprese riconducibili a Pezzella, il pentito spiega che i due imprenditori indagati non avevano neanche bisogno dell'intervento del clan dei Casalesi (in particolare, del cartello degli Schiavone) per aggiudicarsi le gare perché «era pacifico che erano appoggiati dalla camorra». Parole prese come oro colato dai magistrati della Procura Antimafia che hanno iniziato a scavare su altri fronti.

Il giudice, nell'ordinanza, infatti, scrive che «è stato accertato che la Cgs srl (riconducibile a Pezzella, per la Dda) è risultata aggiudicataria del contratto con l'ente Provincia di Caserta per i lavori di costruzione dell'istituto statale d'arte di Marcianise» per un importo di oltre due milioni di euro.

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Dunque, anche la Provincia si affidò alla ditta che per gli inquirenti era di Pezzella. Ma compaiono anche appalti a Casoria, per l'istituto scolastico "Fiore" di Nola e per il Comune di Nola. I documenti fanno il paio con le dichiarazioni del pentito D'Angelo. A spiegare chi abbia "aperto" la porta del Comune di Calvi Risorta alla Comed e la Cgs potrebbe essere il superdirigente del Comune di Calvi, Piero Cappello, che sarà interrogato lunedì. Stando ai carabinieri di Caserta, fu proprio lui, Cappello, a "premere" affinché l'appalto per la Casilina e per la scuola Cales fosse affidata alle due imprese (di fatto) di Iorio e Pezzella. Tutto questo, contro l'esigenza del sindaco Giovanni Lombardi - sempre secondo gli inquirenti - di mantenere la promessa fatta a un'altra impresa, quella dei Verazzo (imprenditori indagati due anni fa per appalti a Capua, ma poi assolti). 

 

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