Calvi Risorta: appalti, «sistema Cappello» per eliminare ditte avverse

Interrogati oggi gli imprenditori coinvolti

Indagini dei carabinieri a Calvi Risorta
Indagini dei carabinieri a Calvi Risorta
di Marilù Musto
Venerdì 10 Novembre 2023, 08:28 - Ultimo agg. 11 Novembre, 21:03
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Saranno interrogati oggi gli imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio, in carcere da tre giorni per aver vinto, grazie a delle presunte "teste di legno", degli appalti pubblici del valore di tre milioni di euro a Calvi Risorta. Il metodo per arrivare all'affidamento era "viziato" - per la magistratura - da un accordo preso sottobanco per escludere altre ditte. Difesi dall'avvocato Giuseppe Stellato, i due imprenditori del settore edìle dovranno rispondere alle domande del gip di Napoli. Domani, invece, è previsto il faccia a faccia fra il giudice e l'ex presidente dell'Asi di Caserta, Piero Cappello, agli arresti domiciliari per aver veicolato due appalti in direzione delle ditte riconducibili a Iorio e Pezzella. I lavori riguardavano la strada Casilina e la struttura scolastica "Cales", dal nome della più antica colonia latina fondata dai romani in Campania. Di certo, per tutti e tre, gli avvocati presenteranno istanza al Riesame di Napoli per chiedere l'annullamento della misura cautelare.

Secondo l'accusa, il dirigente Cappello - legato da rapporti di vecchia data a Pezzella e Iorio (per gli inquirenti) - avrebbe veicolato sorteggi per individuare le ditte da invitare a partecipare alle gare. Di certo, il pm contesta a Cappello il reato di falso ideologico in atto pubblico. In realtà, l'inchiesta potrebbe avere anche sei risolvi politici; nella parte finale dell'ordinanza, il giudice, quando sottolinea l'affidamento dei lavori alla ditta Cgs, inserisce una intercettazione che riguarda i cugini Francesco e Giuseppe Verrazzo (non indagati, ma finiti in un'altra indagine due anni fa e poi assolti). Nell'ordinanza emergerebbe che a Francesco Verrazzo era stato "promesso" da Giovanni Lombardi, sindaco del Comune di Calvi Risorta (non indagato nell'inchiesta), che la sua azienda sarebbe stata vincitrice di una gara di appalto indetta dal Comune.

Per rendere fede all'impegno, Verazzo aveva partecipato a un incontro con il sindaco e il funzionario Cappello nel corso del quale i due gli avrebbero consegnato una pendrive con tutti i documenti per partecipare alla gara.

L'incontro sarebbe stato registrato da uno dei Verazzo l'11 dicembre del 2019. «È da ritenersi che si riferisca proprio all'appalto conferito alla Cgs per l'adeguamento e la manutenzione straordinaria delle strade», scrive il giudice Gianluigi Visco. Nonostante l'impegno assunto nei confronti di Verrazzo, l'amministrazione comunale senza avvertirlo aveva poi adottato un criterio, quello con la gara con ribasso con la media, che lui, Verrazzo, non sarebbe stato in grado di seguire. «Per risarcire Verrazzo del 'torto' subito, il sindaco Giovanni Lombardi gli avrebbe poi garantito la vittoria in una successiva gara indetta dal Comune», scrive il gip, il quale poi sottolinea quanto sia significativo che Cappello abbia inviato un articolo con la notizia dell'arresto dei Verrazzo al sindaco: «C'è la conferma che Cappello intenda rimproverare il sindaco per avere a lui indicato i Verrazzo come destinatario dell'appalto».

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E così, a vincere la gara furono gli imprenditori Iorio e Pezzella con precedenti penali alle spalle, i quali, però, non potevano comparire. Così, avevano chiesto a dei prestanome di esporsi. Oltre a loro due e a Cappello, infatti, figurano altre tre persone indagate. Si tratta di Carlo D'Amore, 45enne di Casapulla, Giuseppe Napoletano, 40enne di Casal di Principe, e Carmine Petrillo, 42enne di Caserta. Petrillo e D'Amore rispondono di intestazione fittizia di società (la Cgs e la Comed) mentre Napoletano risponde di riciclaggio (reato contestato anche a Petrillo). Secondo gli inquirenti, le somme delle società sarebbero state destinate in parte ad alimentare le casse del clan dei Casalesi. 

 

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