Carenza di ossigeno e alte temperature: il mix fatale per i cefali nell'ex darsena a Castel Volturno

Le analisi dell'Istituto Zooprofilattico di Portici

La moria di cefali a Castel Volturno
La moria di cefali a Castel Volturno
di Vincenzo Ammaliato
Giovedì 7 Settembre 2023, 09:38 - Ultimo agg. 11:55
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L'immagine choc pubblicata da Il Mattino la scorsa settimana di decine di migliaia di pesci saliti a galla privi di vita nell'ex darsena San Bartolomeo di Pinetamare ha mobilitato tutte le istituzioni preposte per capire cosa fosse successo, e il mondo scientifico ha delle prime risposte. Martedì nell'area dell'ex porto c'è stata un'azione congiunta di carabinieri forestale e guardia costiera, dell'Arpac e dell'Istituto Zooprofilattico di Portici. Quest'ultimo ente, dopo aver avvisato la procura di Santa Maria Capua Vetere che coordina le indagini, ha emanato una dettagliata nota dei rilievi eseguiti, secondo cui non dovrebbe esserci un imminente rischio per la salute pubblica e collettiva per l'area. Perché i valori di escherichia coli risultati da analisi eseguite sull'acqua dell'intera asta della ex darsena sono molto bassi e portano a escludere che nell'invaso ci siano stati sversamenti di reflui inquinanti di natura umana. Sotto osservazione come probabile causa dell'inquinamento c'era una condotta di un troppopieno che sfocia nell'invaso. Ma l'impianto è risultato non in attività.

Ma allora cosa ha prodotto una tale moria di pesci, tutti insieme, nel giro di un paio d'ore, e nello stesso posto? Nel comunicato dell'Istituto Zooprofilattico c'è scritto chiaramente: «L'invaso dell'ex darsena di Pinetamare è un catino chiuso non alimentato da alcuna fonte, nel quale, per queste ragioni, non può vivere alcun tipo di fauna marina». Il livello di ossigeno rilevato dai tecnici e ricercatori dell'istituto presieduto da Antonio Limone è bassissimo. Sul fondo è quasi del tutto assente; molto basso quello a superficie. Verosimile, quindi, che ci siano state una serie di cause, che,hanno provocato l'ecatombe ittica. Prima fra tutte, appunto, la mancanza di ossigeno, dovuto all'insabbiamento della foce, poi all'innalzamento delle temperature.

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Eppure, la foce, dopo l'apertura di giovedì scorso, in meno di 24 ore si è richiusa per il normale ripascimento della spiaggia non dragata, e nonostante le temperature siano pressappoco le stesse della scorsa settimana, si nota molto pesce continuare nuotare in superficie che pare in buona salute. Ma l'ipotesi dell'avvelenamento è scongiurata anche dalla presenza di molluschi, crostacei e uccelli acquatici presenti nell'area, tutti in vita. «Serviranno ulteriori indagini e test - fanno sapere dallo zooprofilattico - e il nostro personale e i laboratori saranno disponibili.

Soprattutto, si dovrà analizzare il pesce e la capitaneria di porto si è presa l'impegno di pescarlo».

 

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