Caserta: «Palazzo Vecchio» all'asta, costa 28 milioni

Palazzo Vecchio
Palazzo Vecchio
di Alberto Zaza d'Aulisio
Martedì 8 Agosto 2023, 10:09
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Dunque, seconda asta (28 milioni di euro) a distanza di tre anni per lo storico palazzo Acquaviva o "Palazzo Vecchio". Risorsa importante per le casse comunali e decisione dolorosa nel momento in cui si è costretti a mettere in conto anche il gioiello più prezioso del patrimonio cittadino.
Chi avrebbe mai pensato un secolo e mezzo fa che la cessione della monumentale sede baronale (trasferita dal borgo medioevale al piano nel '400) dal Demanio della guerra al Comune di Caserta avesse corso il rischio di finire nel tritacarne di chissà quale inimmaginabile operazione finanziaria pronta a trasformare la prestigiosa sede della prefettura e della questura in un lussuoso albergo di lusso con qualificati servizi annessi. "Il Corriere Campano" del 5 agosto 1869 annunciava con soddisfazione il primo passo di una cessione in concessione con "canone lievissimo".


Dopo la presa di possesso, la non facile liberazione dei locali dalle famiglie dei militari "ritirati", che vi alloggiavano gratuitamente. Fu un successo per l'amministrazione presieduta dal sindaco Nicola della Ratta (proponente anche la realizzazione del monumento a Luigi Vanvitelli, inaugurato soltanto il 2 ottobre 1879).
Alla fine la sdemanializzazione seguita da opportuni restauri ed iniziale utilizzazione per finalità istituzionali del Comune, compresa la sede di scuole tra cui il nascente liceo scientifico e l'istituto tecnico commerciale.
Il bombardamento di Caserta del 27 agosto 1943, colpendo Reggia, palazzo comunale (Castropignano), la cattedrale, i Salesiani, il liceo Giannone, oltre che edilizia civile e militare, non risparmiò neanche il "Palazzo Vecchio", che il Vanvitelli aveva ristrutturato e consolidato tra il 1755 ed il 1757 per consentirvi la organizzazione della corte di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia.
Non soltanto dimora reale ma anche segreteria per gli affari più urgenti. In piena funzione, all'epoca, anche la cappella (realizzata dagli Acquaviva) nella quale vennero battezzati i due rampolli reali nati a Caserta e cioè i principini Antonio (31 dicembre 1755) e Francesco Saverio (17 febbraio 1757).
Tornato a nuova vita, dopo il restauro realizzato dal primo sindaco del post-bellico Luigi Giaquinto, divenne nel 1945 sede della prefettura per effetto della ricostituzione della provincia.

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Quell'augusta dimora - ricca di ornamenti ed ingentilita da opere di giardinaggio col buon gusto degli Acquaviva, cui subentrarono i Gaetani e, quindi, i Borbone con l'atto di acquisto del 29 agosto 1750 - aveva ospitato intellettuali ed artisti, aristocratici di rango e reali, dal filosofo Berkley ad Hackert, da Goethe al De Brosses, alla duchessa di Castropignano ed alle principesse di Savoia, sorelle di Vittorio Emanuele I.
Il "torrazzo" di quell'antico castello baronale, trasformato dal Vanvitelli in una confortevole dimora reale, aveva dato il nome al villaggio Torre, che costituì il nucleo abitativo più consistente nel piano della città, servita anche dalla parrocchia di San Sebastiano che, dal convento e chiesa del Carmine (sulle cui vestigia sorge l'attuale cattedrale) al villaggio del Feudo Vico (ribattezzato nel 1871 via Gian Battista Vico), esercitava la sua funzione civile e religiosa. Edifici storici denominati "Palazzo Vecchio" in Italia ne esistono due: il primo a Firenze, il secondo a Caserta.
La città, consapevole di tanta significazione, e della dignità che il Vanvitelli intese riconoscergli chiamandolo "Palazzo Vecchio", saprà tutelarne la memoria anche nella proiezione di dinamiche evolutive e non demolitorie.
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