Castel Volturno, l'odissea del ponte chiuso: impresa rinuncia al cantiere

Il ponte resterà chiuso ancora a lungo, ennesimo monumento domiziano all'inefficienza pubblica

L'odissea del ponte chiuso
L'odissea del ponte chiuso
di Vincenzo Ammaliato
Mercoledì 2 Agosto 2023, 10:30
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Sono esattamente tre anni da quando la Procura di Santa Maria Capua Vetere, valutando un grosso rischio per l'incolumità pubblica, decise la chiusura del ponte della Domiziana sulla foce del fiume Volturno. Da allora sono state tagliate in due le località a nord di Castel Volturno (Pescopagano, Bagnara e Destra Volturno) e tutto il resto del territorio, creando disagi a cittadini, operatori economici e alle migliaia di fruitori giornalieri dello strategico asse viario. E la ricorrenza è ancora più amara, in considerazione del fatto che in municipio, oltre mille giorni dopo lo sbarramento della strada - che di fatto non ha alternative immediate - nessuno sa dire con precisione quando sia prevista l'attesa riapertura.

Ma proviamo a ricostruire il percorso che ha condotto alla quarta estate senza ponte sul Volturno.

La magistratura decise la sua chiusura il 3 agosto del 2020 e intimò l'ente responsabile, il Comune di Castel Volturno, l'adeguamento strutturale. L'amministrazione Russo, quella precedente all'attuale, durante il suo mandato aveva già previsto dei lavori speciali sull'infrastruttura, chiedendo e ottenendo dei finanziamenti. Ma il passaggio di guida al Comune, con rallentamento dell'attività amministrativa dovuta ai continui mal di pancia degli amministratori della nuova giunta Petrella, e la scarsità di personale negli uffici del municipio, provocò un disinteresse della pratica e la tanto attesa gara d'appalto per la ristrutturazione del ponte partì solo dopo la chiusura decisa dal tribunale. Un anno dopo, e siamo al 2022 i lavori iniziarono, ma si interruppero ben presto.

Nel frattempo, infatti, erano sopraggiunti adeguamenti normativi sui ponti, dovuti alle revisioni delle leggi sulla sicurezza decisi dal legislatore dopo la tragedia del crollo del ponte di Genova. Così, fu necessaria una variante in corso d'opera per i lavori del ponte sulla foce di un milione d'uro circa. Considerando la cifra alta, si rese indispensabile una nuova gara d'appalto. Le procedure burocratiche fecero il loro corso, chiaramente lentamente, e il ponte restò chiuso, così come sopite furono le speranze di normalità di chi vive nei quartieri a nord di Castel Volturno. Cittadini che da tre anni non hanno la possibilità di avere molti dei servizi pubblici che sono dall'altra parte del ponte, primi fra tutti: l'ospedale, gli ambulatori dell'Asl e le scuole.

Istituzioni che si trovano a poche centinaia di metri, ma che per raggiungerle bisogna percorrere una strada alternativa di oltre dieci chilometri, attraversando la superstrada. Finalmente a inizio di quest'anno la gara fu espletata e venne aggiudicata a una ditta per un milione e 50mila euro. L'inizio dei lavori era previsto in primavera e sarebbero dovuti terminare per l'estate. Entro questa estate. Guardando l'attuale condizione del ponte sul Volturno, un asse viario polveroso e senza alcuna attività di cantiere, è chiaro che i fatti sono andati diversamente, purtroppo verso il brutto. Perché la ditta aggiudicataria non ha mai avviato i lavori. Il municipio a inizio luglio gli ha intimato formalmente di avviare il cantiere. Il 31 luglio era l'ultimo giorno per rispondere, ma non è arrivato alcun cenno da parte dell'azienda stradale. Così, adesso il municipio dovrà rescindere il contratto e chiedere formalmente alla seconda ditta classificata se è ancora intenzionata a prendersi carico dei lavori. Qualora non accettasse, sarà necessaria una nuova gara d'appalto. Quindi altro tempo, molto tempo. E il ponte resterà chiuso ancora a lungo, trasformandosi nell'ennesimo monumento domiziano all'inefficienza pubblica. E la precarietà di un territorio che sogna la normalità, diventerà costanza. 

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