Diffuse sul web foto intime della ex
e la stuprò: condannato imprenditore

Diffuse sul web foto intime della ex e la stuprò: condannato imprenditore
di Mary Liguori
Giovedì 24 Dicembre 2020, 10:50 - Ultimo agg. 11:52
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Violenza sessuale, stalking e tentata estorsione. Colpevole anche di avere diffuso immagini intime della sua ex, ma la legge sul revenge porn fu promulgata, purtroppo, solo pochi giorni dopo i fatti di cui si rese responsabile Gennaro C. e per questo sono configurati, in sentenza, nell’imputazione relativa agli atti persecutori. È stato condannato a nove anni di carcere l’imprenditore di Caivano arrestato a maggio del 2019 con l’accusa di avere stuprato la sua ex e di averle reso la vita un inferno. Mano pensante dei giudici di Santa Maria Capua Vetere - collegio presieduto da Loredana Di Girolamo - al termine del processo che si è dibattuto a porte chiuse come sempre in casi del genere, hanno accolto in toto il quadro tratteggiato dalla Procura diretta da Maria Antonietta Troncone.
 
«La giustizia esiste, ma è stato un processo lungo ed è stato doloroso ripercorrere tutto ciò che ho vissuto. Alla fine però, questa sentenza ristabilisce la verità. Vorrei che tutte le donne che si sono trovate o si trovano nella mia stessa situazione prendessero coscienza del fatto che denunciare è l’unica via per riprendersi la propria dignità». Sono le parole di Fatima (il nome è di fantasia) dopo la lettura del verdetto. È stata assistita dall’avvocato Michela Ponticelli. 

Il primo maggio del 2019 Gennaro C., noto imprenditore di Afragola, finì in manette con l’accusa di violenza sessuale e per aver diffuso foto intime della sua ex fidanzata. Immagini con le quali l’uomo era riuscito per mesi a ricattare la donna, costringendola prima ad avere un rapporto sessuale con lui in una campagna tra San Marco Evangelista e Maddaloni, e poi cercando di estorcerle del denaro. «Tutta Caivano deve vedere le foto in cui sei nuda, mentre fai sesso con me. Anche tua madre deve sapere chi sei, il prete del paese, tutti: non sei altro che una escort. Di quelle foto farò dei manifesti, le metterò ovunque». Queste alcune delle minacce, cristallizzate in prova perché inviate anche via chat alla vittima, che Gennaro C. mandava alla donna. Benché almeno inizialmente Fatima accondiscese alle sue richieste, naturalmente perché terrorizzata che la sua dignità venisse violata, Gennaro C. inviò comunque quelle foto ad alcuni colleghi e amici della vittima, nel chiaro intento di distruggerne la reputazione. Le immagini però, al contrario di quanto accaduto per Tiziana Cantone, uccisa dal rimbalzo sul web dei video hard privati, restarono ai destinatari che, anziché farsi veicolo degli scopi dell’aguzzino, avvisarono la vittima. A quel punto, la donna si riebbe, come uscendo da una trance, e decise di denunciare. L’incubo era iniziato quando lei, avendo scoperto che era sposato, lo aveva lasciato e pPer liquidarlo, s’inventò d’essere rimasta incinta e di avere abortito. Fu in quel momento che lui perse la testa: non poteva accettare che lei non volesse un figlio da lui. E iniziò a minacciarla e a costringerla a rapporti sessuali, usando le foto della loro intimità come un’arma. Dopo la divulgazione delle immagini, la denuncia e gli accertamenti dei carabinieri di Caivano, il 38enne fu arrestato e successivamente ottenne i domiciliari. 
 
Ma la storia non è chiusa. Un mese fa, Gennaro ha di nuovo minacciato di morte la vittima. È accaduto per strada. Ovviamente è stato denunciato e per questo ci sarà un altro procedimento.
 

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