Immigrazione, permessi «facili»:
indagato dipendente in Prefettura

Immigrazione, permessi «facili»: indagato dipendente in Prefettura
Immigrazione, permessi «facili»: indagato dipendente in Prefettura
Lunedì 29 Gennaio 2018, 12:41 - Ultimo agg. 12:43
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Divieto di dimora per due migranti e un funzionario della Prefettura di Caserta. E' il provvedimento cautelare notificato dalla Squadra Mobile della questura di Caserta ai destinatari. Per ora solo due sono stati trovati, mentre il terzo è in fuga. La polizia ha eseguito l'ordinanza di misura cautelare del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Verete. Il divieto è scattato per Shahbaz Ahmed di 40 anni, Shahzad Ahmed di 45 anni (attualmente irreperibile) e Alfonso Moscia, quarantatrenne di Caserta, tutti indicati come i responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e altro.
L'indagine ha permesso di far venire a galla l'esistenza di una organizzazione criminale, in provincia di Caserta, con stabili articolazioni in altre regioni, impegnata nel procurare l'illegale ingresso in Italia di cittadini extracomunitari. I presunti organizzatori erano i fratelli Ahmed, di origini pakistane, ma si avvalevano dell'indispensabile e consapevole apporto di Alfonso Moscia, pubblico ufficiale in servizio allo Sportello Unico per l'Immigrazione della Prefettura - UTG di Caserta. Stando alle indagini, in cambio di denaro ed altre utilità, avrebbe favorito il rilascio di nulla osta al ricongiungimento familiare, pur non ricorrendone i requisiti di legge, ma ne accelerava l'iter della procedura. In cambio di somme di denaro, variabili dai mille ai 1.500 euro, avrebbe procacciato il permesso per il ricongiungimento familiare in favore di cittadini extracomunitari che non disponevano dei requisiti prescritti dalla normativa vigente, solitamente per la mancanza di un reddito adeguato al sostentamento dei familiari per i quali veniva presentata la relativa istanza. C'era il sistematico ricorso al falso documentale, Venivano procurati dagli indagati falsi documenti che certificavano la residenza, contratti di locazione di immobili, certificati di idoneità abitativa, dichiarazioni di redditi attestanti la disponibilità di adeguati mezzi di sostentamento dei familiari con i quali si desiderava ricongiungersi.
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