Dal 1 maggio al 3 giugno scorsi la peronospora ha attaccato profondamente i vigneti campani. Adesso è stata pubblicata la delibera della giunta regionale che descrive quel periodo per «eccezionalità dell'evento» e definisce il danno subito dalle aziende vitivinicole. Nella provincia di Caserta si attesta su 20 milioni di euro e riguarda le realtà presenti nei 26 comuni di Alife, Bellona, Caiazzo, Carinola, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Conca della Campania, Dragoni, Formicola, Galluccio, Gioia Sannitica, Liberi, Mignano Montelungo, Mondragone, Pastorano, Pontelatone, Rocca d'Evandro, Santa Maria La Fossa, San Potito Sannitico, San Tammaro, Sessa Aurunca, Teano e Tora e Piccilli. Dopo Avellino (30,5 milioni), Terra di Lavoro è quindi la provincia campana con il danno maggiore in un quadro complessivo da 72,5 milioni di euro: a Benevento 18,4 milioni, a Salerno poco meno di 3,5 milioni.
Due settimane fa l'assessore regionale all'Agricoltura, Nicola Caputo, scriveva che era stata «approvata la delibera da me proposta di riconoscimento dello stato di calamità e per chiedere al ministero dell'Agricoltura interventi volti a favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva per le aziende che hanno subito attacchi di peronospora alle produzioni viticole».
Numerose sono state le aziende a non aver prodotto o ad aver subito un calo rilevante. «La percentuale dipende anche dai settori. Se pensiamo al biologico, la perdita supera l'80% perché le aziende non hanno potuto fare trattamenti. Se consideriamo la produzione ordinaria, si attesta intorno al 60%: inferiore ma in ogni caso tale da mettere in ginocchio numerose realtà». Le piogge di maggio e giugno sono state continue e particolarmente consistenti. E la peronospora, spiega Miselli, «è una malattia fungina della vite che si determina in ambienti molto umidi. Oramai tutte le aziende hanno completato la vendemmia e bisogna intervenire in maniera adeguata con l'asportazione dei tralci infetti. Occorre procedere con trattamenti di elementi naturali durante la ripresa vegetativa. Se si procede alla potatura, lasciando il fungo nella parte legnosa della pianta, il problema si ripresenterà dopo l'inverno. Abbiamo bisogno della ricerca per aiutare le coltivazioni. Oggi, per esempio, si parla della riduzione dei fitofarmaci, ma sappiamo che potrebbe determinare un calo della produzione del 40-50%. Sarebbe necessaria una nuova molecola a basso impatto».