Racket delle pompe funebri, la Procura: «Condannate i figli del boss dei Casalesi»

Chiesta la condanna per i tre figli di Bidognetti

Il tribunale di Napoli
Il tribunale di Napoli
di Biagio Salvati
Mercoledì 13 Settembre 2023, 07:50 - Ultimo agg. 17:55
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Due secoli e mezzo di carcere sono stati invocati dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia nei confronti di 31 persone su un totale di 45 indagati ritenuti appartenenti alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. L'udienza con rito abbreviato si è celebrata davanti al gup del tribunale di Napoli, Nicoletta Campanaro. Le pene chieste vanno dai 4 ai 16 anni. La richiesta di condanna più alta è stata invocata per Gianluca Bidognetti detto "Nanà", ultimo figlio del boss (16 anni). Si tratta di un'inchiesta della Dda che sfociò in un blitz eseguito nel dicembre del 2020 tra Formia, Caserta e l'hinterland napoletano, zona quest'ultima dove risiedono le maggiori attività delle 25 parti offese, titolari di imprese. Associazione camorristica finalizzata pure alle estorsioni è l'accusa contestata nel filone d'inchiesta che riguarda anche alcuni operatori nel ramo delle pompe funebri.

Il decreto di giudizio immediato fu disposto dal tribunale di Napoli nei confronti i tre figli di Cicciotto, ovvero l'ultimogenito Gianluca, le sorelle Teresa e Katia (per loro la richiesta è di 4 anni di carcere), i mariti di queste ultime Vincenzo D'Angelo e Carlo D'Angiolella, Emiliana e Francesca Carrino, rispettivamente zia e cugina dei figli del boss (Emiliana è la sorella di Anna, collaboratrice di giustizia nonché ex compagna del boss e madre di Gianluca, Katia e Teresa), e storici affiliati ai Bidognetti come Giosuè Fioretto, marito di Emiliana, e Nicola Kader Sergio, marito di Francesca e ritenuto capozona a Castel Volturno.

Le altre richieste di condanna hanno riguardato Giovanni Della Corte "Cucchione", Nicola Kader Sergio "O mastrone", Nicola Garofalo detto Lino Badoglio, Giosuè Fioretto «O zio», Franco Bianco "Mussulin", Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Granata, Salvatore De Falco, Giacomo D'Aniello "Mimí o mister", Federico Barrino "O pacciott", Francesco Cerullo detto "Ciccio", Carlo D'Angiolella, Agostino Fabozzo, Giuseppe Di Tella "Peppe Mattone", Giovanni Stabile, Antonio Stabile "Tony", Vincenzo D'Angelo, Marco Alfiero, Onorato Falco, Clemente Tesone, Francesco Sagliano, Antonio Lanza, Katia Bidognetti, Teresa Bidognetti, Emiliana Carrino, Annalisa Carrano detta "Lulù", Francesca Carrino "Checca", Felice Di Lorenzo, Francesco Barbato e Luigi Mandato.

Sono indagate altre 14 persone che hanno scelto il rito ordinario: Salvatore Gabriele, Emilio Mazzarella, Giuseppe D'Aniello, Angelo Zaccariello, Giuseppe Spada, Vincenzo Simonelli, Ernesto Corvino, Giovanni Corvino, Luigi Cirillo, Pietro Falco, Biagio Francescone, Agnese Diana, Aniello Di Fratta e Pasquale Pepe.

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Tra le accuse, oltre a quella di aver riorganizzato il clan soprattutto attorno a Gianluca, nonostante questi fosse in carcere dal 2008 per il tentato omicidio della zia e della cugina Francesca, anche le estorsioni ai danni di numerosi operatori commerciali (un imprenditore è stato attinto alle gambe da colpi d'arma da fuoco), il controllo del settore delle onoranze funebri grazie ad accordi risalenti agli anni Ottanta con aziende operanti sul territorio, il traffico di sostanze stupefacenti. Secondo gli inquirenti, ad attuare fuori dal carcere le direttive di Gianluca Bidognetti sarebbero state le sorelle Katia e Teresa, che avrebbero percepito lo stipendio del clan, e i mariti di queste ultime, in particolare quello di Teresa, Vincenzo D'Angelo. Nel processo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Angelo Raucci, Pasquale Diana, Carlo De Stavola, Francesco Petrillo ed Alfonso Quarto difensore, quest'ultimo i titolari delle imprese funebri Cerullo e Corvino sotto processo domani a Napoli Nord. Tra le 25 parti offese è costituita parte civile anche l'Associazione antimafia Caponnetto. A fine novembre è prevista la sentenza. 

 

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