Dalla Reggia di Capodimonte a Venaria: i tesori di Napoli in mostra a Torino

Il gemellaggio dell'arte officiato dal ministro Sangiuliano

La presentazione della mostra nella Reggia di Venaria
La presentazione della mostra nella Reggia di Venaria
di Maria Pirro
Sabato 23 Marzo 2024, 08:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 09:01
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I tesori di Capodimonte? Sono in un'altra reggia, per un'altra mostra dopo quella al Louvre, che si inaugura il 29 marzo a Venaria: gli oltre sessanta capolavori di grandi maestri, da Masaccio a Tiziano, già esposti a Parigi, compongono un percorso definito «imperdibile» dai torinesi alla scoperta della collezione straordinaria del museo di Napoli e anche della storia del palazzo: con le sue dinastie, la fabbrica della porcellana, le testimonianze del Grand Tour, il regolamento datato 1785 che disciplina orari di ingresso e responsabilità dei custodi, fino alla più recente apertura al contemporaneo. Non a caso, tra le opere trasferite c'è «Vesuvius» di Andy Warhol.

Ieri, la visita in anteprima con il ministro Gennaro Sangiuliano, che suggella il «matrimonio culturale fra due grandi realtà».

Elogio della nobiltà di spirito: il prestito fino al 15 settembre è risultato di un accordo che prevede un ritorno di immagine, non economico per la realtà partenopea. In «stile Parigi».

«Venaria è il luogo designato per raccontare le regge d'Italia. E Capodimonte ha capolavori eccezionali, di valore altissimo, ma non tutti ricordano che sono lì...», dice Andrea Merlotti, curatore della mostra con l'ex direttore del museo partenopeo, Sylvain Bellenger, che è stato anche co-curatore al Louvre, proponendo un allestimento diverso da quello inaugurato nel giugno dello scorso anno in presenza dei presidenti Emmanuel Macron e Sergio Mattarella. 

Solo il dipinto sulla locandina è lo stesso: il «Ritratto di giovane donna detta Antea», così enigmatico e così elegante, di Parmigianino. Per il resto, la nuova esposizione non prevede un dialogo tra imponenti collezioni, come le italo-francesi, ma esalta la grande bellezza di «casa». «Napoli e Torino, due grandi realtà storiche divise nei secoli passati, si uniscono qui» rimarca Sangiuliano, e i rapporti intercorsi tra i due regni sono illustrati nella prima sala, «Artisti napoletani per la corte sabauda». Ma poi il percorso si concentra essenzialmente sui sessanta capolavori, a partire dalla straordinaria ascesa al potere dei Farnese, l'influente dinastia del Rinascimento italiano che inseguiva i maggiori pittori dell'epoca: da Tiziano ritrattista di corte ai Parmigianino sequestrati agli aristocratici ribelli, dagli acquisti di «opere antiquarie» come i Masolino e Bellini al gusto raffinato per l'oreficeria. «Si presenta la grande arte italiana e le acquisizioni aggiunte dai Borboni, dai Savoia e anche dallo Stato», spiega Merlotti. E, tra i dipinti, meritano di essere indicati «El soplom» di El Greco, «Atalanta e Ippomene» di Guido Reni, «Danae» e «Papa Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese» di Tiziano, la «Crocifissione» di Masaccio (particolarmente apprezzata oltreoceano), la «Annunciazione» di Artemisia Gentileschi. Fino all'esplosione di colori con il vulcano di Andy Warhol, acrilico su tela del 1985.

 

«La sala dedicata a Caravaggio è nello snodo centrale, segna il passaggio da un piano all'altro», continua Merlotti, disegnando il progetto nello spazio rimasto vuoto. Qui «La Flagellazione» è attesa a giugno: verrà trasportata al termine della mostra organizzata nel museo diocesano di Napoli. E, per quella data, potrebbe non essere più in città nemmeno il direttore del museo di Capodimonte, Eike Schmidt, ma in aspettativa, alle prese con la campagna elettorale per diventare sindaco di Firenze, in quota centrodestra: «Stiamo lavorando ancora alla candidatura», dice il critico d'arte a Venaria. «Non commento le polemiche, sono ridicole». Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, però, torna alla carica e accusa Sangiuliano che l'ha nominato. È convinto che sia una «mancanza di rispetto da parte del ministero, perché la cosa (ovvero la probabile discesa in campo) si sapeva da mesi». Provocatoriamente, domanda: «Era proprio necessario mandare a Capodimonte un direttore che dopo qualche mese avrebbero tolto?» 

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