La Elena Ferrante spagnola lascia l'anonimato per il premio più ricco del mondo: «Siamo tre uomini, e ora ci vogliamo mostrare ai lettori»

La Elena Ferrante spagnola lascia l'anonimato per il premio più ricco del mondo: «Siamo tre uomini, e ora ci vogliamo mostrare ai lettori»
La Elena Ferrante spagnola lascia l'anonimato per il premio più ricco del mondo: «Siamo tre uomini, e ora ci vogliamo mostrare ai lettori»
Riccardo De Palodi Riccardo De Palo
Sabato 1 Luglio 2023, 16:42 - Ultimo agg. 20:00
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La Elena Ferrante spagnola mostra il suo vero volto. Arriva anche in Italia dal prossimo 4 luglio La Bestia, il thriller storico di Carmen Mola, un fenomeno da un milione di copie, vincitore del Premio Planeta nel 2021. Siamo nel 1834, in una Madrid dilaniata dalla guerra civile e ossessionata da un nemico misterioso che uccide in maniera orribile le ragazzine: la Bestia, appunto. Si era parlato di Carmen Mola - che già firmava altri noir - come di una misteriosa autrice "fantasma" madrilena. Poi la ricchezza del galardón in denaro, un milione di euro, ha convinto i veri autori a farsi avanti, a ritirare il Premio. E grande è stata la sorpresa, quando sono saliti sul palco i tre scrittori e sceneggiatori che si celavano dietro questo pseudonimo: Jorge Díaz, 61 anni, Agustín Martínez, 48, e Antonio Mercero, 54.


La Elena Ferrante spagnola ha qualche indizio su quale possa essere la reale identità della Elena Ferrante italiana?
Agustín Martínez (ridendo): «Ah, naturalmente siamo noi Elena Ferrante».


Rispetto ai tempi di George Eliot, le parti si sono invertite, e bisogna avere uno pseudonimo femminile per avere successo?
Jorge Díaz: «Questo nome l'abbiamo scelto per caso, non è stata una decisione commerciale.

Ci siamo riuniti un giorno per deciderlo e Carmen Mola era lo pseudonimo che ci piaceva di più. Non abbiamo neanche cercato di scrivere come se fossimo delle donne. Con il senno del poi, si è trattato di un'ottima idea, ma è stato un gioco, sin dall'inizio».


Non sono forse le donne, oggi, il target ideale di qualsiasi bestseller?
Agustín Martínez: «È vero, in Spagna le lettrici sono più numerose. E sono anche moltissime le donne che scrivono. Ma quando lavoriamo a un romanzo non pensiamo a quale debba essere il nostro target, cerchiamo di raggiungere il pubblico più ampio possibile».


Se non aveste vinto il Planeta e il ricco premio in denaro che prevede, vi sareste fatti avanti lo stesso?
Antonio Mercero: «Credo che saremmo usciti allo scoperto, prima o poi. Non è facile ottenere visibilità nel campo della narrativa, figuriamoci avere successo. Una volta che ce la fai, è un peccato non poterne approfittare. Essere anonimi non ci permetteva conferenze stampa, tournée di promozione, incontri con i lettori. Ma nell'anonimato c'erano aspetti positivi: non appena finivamo un romanzo, potevamo metterci al lavoro immediatamente sul successivo».


Come è nato il progetto?
J. D.: «Tutti e tre siamo sceneggiatori e quindi siamo abituati a lavorare in squadra. Tutte le puntate di una serie sono identiche, dal punto di vista stilistico, ma non sono quasi mai state scritte dalla stessa persona. Quando sei un autore per la televisione devi pensare ai personaggi, alla struttura della storia. Il progetto Carmen Mola è nato così. All'inizio è stato un esperimento, poi il grande successo ottenuto dal romanzo
La novia gitana ci ha indotto a continuare».


A quali serie tv avete lavorato insieme?
An.M.: «A Monteperdido, che è una serie tratta da un mio romanzo con lo stesso titolo e che è stata trasmessa anche in Italia (con il titolo La Caccia è andata in onda nel 2019 su Canale 5, ndr)»

Cosa vi ha ispirato? Leggendo La Bestia sembra di vedere certe incisioni raccapriccianti di Goya.
Ag. M. «Le incisioni di Goya erano ben presenti nella nostra mente, mentre scrivevamo. Ci sono stati due elementi principali che ci hanno condotto a ideare questo romanzo. Il primo è stato la pandemia. Un altro noir ambientato nel mondo di oggi con Elena Blanco come protagonista, poteva diventare obsoleto. E poi volevamo provare con il thriller storico. Tutto è iniziato quando abbiamo letto della rivolta del popolo madrileno contro i monaci. Lì è iniziato il nostro lavoro di indagine che ci ha portato a La Bestia».


Quanta realtà storica c'è nel romanzo?
An. M.: «L'epidemia di colera che ha devastato la città è reale, così come quel momento di distacco e di separazione tra il popolo e la chiesa. Il 1834 è un anno interessante: scoppia una delle guerre carliste di successione al trono spagnolo. Credo che nel romanzo ci siano diverse "bestie": l'intransigenza, l'ignoranza».


Come recita il titolo di un'opera di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri".
J. D.: «Sì, sembra che la storia della Spagna del diciannovesimo secolo sia perfettamente rappresentata da quell'incisione».


Il vostro libro è pieno di suspense. Vogliamo introdurre qualche personaggio?
J. D. - «Noi abbiamo una regola aurea: mai annoiare. È per questo che il testo è così ricco di colpi di scena. Avevamo bisogno di un protagonista dickensiano, ma al femminile, ed ecco Lucía, una bambina sola nella Madrid di quel tempo. Altri personaggi l'aiutano: Diego, un giornalista idealista ma insoddisfatto; Donoso, un poliziotto disilluso dalla vita. E poi una donna "emancipata", Ana Castelar, e un sacerdote guerrigliero, frate Braulio».


Ci sono progetti per far diventare questo romanzo una serie tv o un film?
Ag. M.: «Sì, ma sarebbe estremamente costoso ricreare gli scenari di una Madrid che non c'è più. Gli altri romanzi sono già stati adattati. Hanno finito di girare la seconda stagione della serie che ha come protagonista Elena Blanco, ed è in corso di lavorazione la terza».


Siete già al lavoro al prossimo romanzo?
An. M.: «Sì, abbiamo concluso la stesura del testo, si tratta anche in questo caso di un thriller storico: si svolge tra il 1865 e il 1868, al tempo della Rivoluzione Gloriosa, ovvero l'espulsione di Isabella II. Il titolo è El Infierno. Uscirà in Spagna il 4 ottobre».

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