Laura Gemelli-Marciano, Presocratici: ripensare i filosofi della Magna Grecia

Da quel gruppo di pensatori vennero fuori i presupposti per la scienza pensante e per il pensiero logico

Ripensare i presocratici filosofi della Magna Grecia
Ripensare i presocratici filosofi della Magna Grecia
di Giuseppe Montesano
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 09:30
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Se la filosofia è l'arte del pensiero, allora va detto che i primi grandi artisti del pensiero sono nati a Sud, e alcuni non lontano da qui, a poche decine di chilometri da Napoli. Chi sono? A Velia, vale a dire l'antica Elea, in alto sul mare del Cilento, il venerando e terribile Parmenide e il sottilissimo logico Zenone; nella Basilicata il misterioso matematico Pitagora; in Sicilia il mago Empedocle ad Agrigento, e il distruttore di certezze Gorgia a Lentini; e in Asia minore e in Grecia, i grandiosi Eraclito, Anassimandro, Anassagora, Democrito gli altri, e tutti con il mare a pochi passi.

Sono chiamati presocratici, vale a dire che vengono un attimo prima di Socrate, Platone e Aristotele, e ci hanno insegnato a pensare: anche se poi il loro insegnamento lo abbiamo seppellito. Ai lettori dico: fate una passeggiata a Elea, in un giorno di caldo settembrino, quando l'aria non è asfissiante e i fichi sono maturi, e guardate il mare dall'alto.

Capirete che il pensiero vuole una quiete silenziosa eppure tesa, come il mare quando è increspato dalla brezza, una limpidezza che è il contrario della confusione, e una forma di ozio attivo che è l'opposto dell'attivismo cliccante e frenetico in cui soffochiamo i rari barlumi di pensiero che ci vengono ancora, nonostante tutto.

Da quel gruppo di pensatori vennero fuori i presupposti per la scienza pensante e per il pensiero logico, per la potenza della ragione che dubita anche di sé stessa e della ragione che edifica mondi: e questo forse lo sappiamo.

Un po' di meno sappiamo che ventisei secoli fa la ragione era una cosa diversa da ciò che poi è andato in giro chiamata così, e che oggi viene sbandierata per farci «ragionare», che in termini contemporanei vuol dire che dobbiamo rassegnarci a ciò che accade perché non contiamo nulla, e che i politici e gli economisti, con gli scienziati e i tecnici al loro servizio, penseranno loro a fare della nostra vita la sventura che ci meritiamo perché abbiamo smesso di pensare. 

Ma la ragione dei presocratici, questi filosofi del Sud, era molto particolare: perché molti tra loro erano chiamati maghi, e molti erano mistici, e molti erano politici, e molti erano medici, e persino il matematico Pitagora non era solo un inventore di teoremi ma quasi il sacerdote segreto di una religione di cui ci restano solo frantumi.

E ora va in libreria un libro che è il primo di una trilogia, lo pubblica la Mondadori Valla, è curato da Laura Gemelli-Marciano e si intitola Presocratici. Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre. Da Talete a Eraclito, e vale la pena avvisare il lettore curioso di sapienza e di sapere che questo libro cambia non poco la prospettiva con cui guardare agli antichi pensatori. 

Trattando in questo volume di Talete, Anassimandro, Anassimene, Pitagora e i pitagorici antichi, Senofane e Eraclito, La Gemelli-Marciano vi sostiene, tra l'altro, che la separazione fra Mito e Logos, cioè tra discorso religioso-politico-artistico e discorso filosofico-scientifico non esisteva in questi pensatori; che le influenze orientali su di loro erano enormi, e arrivavano fino a influssi mesopotamici e forse indiani; che questi pensatori erano molto dentro le vicende politiche dell'epoca; e molto altro. 

Del resto, per fare solo qualche nome, già Giorgio Colli in passato, e di recente Angelo Tonelli, avevano e stanno percorrendo questo genere di via, così come in maniera diversa hanno fatto tra gli altri il polivalente Burkert e il discusso Kingsley, autori importanti per la Gemelli-Marciano, che ricostruisce il testo greco secondo le sue ricerche personali: dando quindi vita a interpretazioni e traduzioni italiane diverse dalle precedenti e tutte da leggere, dal momento che il modo di rendere in traduzione i presocratici è fondamentale a capirli e a sentirli, perché nel loro pensiero una cosa è certa: filosofia e poesia non sono mai lontane, al contrario si corrispondono, a volte apertamente e a volte segretamente. Tra l'altro le parole dei sapienti sono brevi perché di loro ci restano solo frammenti, e somigliano molto ad aforismi interrotti, sentieri che si ci sospendono sul vuoto: un vuoto che però ci spinge a pensare, perché per colmare quel vuoto serve immaginazione intellettuale.

Ma oggi, oggi che il pensiero davvero e compiutamente logico, cioè spalancato verso ogni direzione senza dogmi, è coperto dalla schiuma inquinata e mortale del chiacchiericcio polentoso e asservito, vale ancora la pena leggere e pensare? Sì, per chi vuole. La schiuma è schiuma: soffiatela via. Sotto c'è il mare di conoscenza dei filosofi che vissero nella luce del mare aperto. 

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