Sesso, alcol e letteratura: perché Bukowski rimane

«Charles ha portato tutti con i piedi sulla terra, anche gli angeli»

Charles Bukowski
Charles Bukowski
di Emiliano Reali
Lunedì 4 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20:33
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Ci sono scrittori sovversivi in eterno, il mondo può pure andare avanti ma la loro penna sorprenderà sempre con parole inattese, violente e dirompenti. È il caso di Charles Bukowski (Andernach, 16 agosto 1920 - Los Angeles, 9 marzo 1994). La sua produzione comprende sei romanzi, centinaia di racconti, migliaia di poesie, per un totale di più di sessanta libri, ed è specchio della sua vita: un'esistenza segnata fin da principio da un padre violento e crudele; dalla discriminazione subita per il suo accento europeo e per come i genitori lo facevano vestire; da una timidezza paralizzante acuita dall'acne feroce che ne marchiò il viso.

Nei suoi scritti troviamo la dipendenza dall'alcol, l'ossessione morbosa per il sesso e una delirante instabilità relazionale.

Molti da un tal tormento si sarebbero lasciati soffocare fino a morirne, lui ne ha creato arte, ha ispirato lettori ed artisti e meritato le celebrazioni in programma per il trentennale della sua morte che, in Italia, ha spinto la casa editrice Tea ha deciso di ripubblicare, con una nuova veste grafica, i suoi libri più venduti.

Bukowski, spesso accostato alla beat generation per il suo atteggiamento anticonformista, non riuscì subito ad affermarsi nel mondo letterario, si arrabattò a lungo con lavori per lui insopportabili, ubriacandosi, scopando in modo disordinato, sposando donne mai incontrate prima, pubblicando racconti e poesie su riviste. Quando John Martin, della Black Sparrow, decise di puntare su di lui lo ricompensò scrivendo il romanzo autobiografico Post office che lo rese celebre. Accettando il lavoro di postino Henry Chinaski - il suo alter ego letterario - era eccitato: «Non potevo trattenermi dal pensare, dio, l'unica attività dei postini è di ficcare dentro le lettere e l'uccello», ma poi restò così deluso dalla realtà che si rifugiò, come suo solito, nell'alcool e nelle carni femminili più improbabili, riuscendo a farsi licenziare, per poi farsi riassumere e dimettersi lui stesso. Un lascia riprendi colmo di disgusto per quell'ufficio che si fa metafora della vita stessa.

Se Post office rese Bukowski celebre in America, l'opera che lo fece conoscere al pubblico italiano è Factotum dove troviamo sempre Henry Chinaski alle prese col suo randagismo. Un testo avventuroso, per alcuni osceno, disperato ma anche divertito, perché la vita on the road senza regole, passando da un lavoro all'altro - come un factotum appunto - condita dal sesso sfrontato e sbornie quotidiane è l'unica esistenza libera e vera.

Negli anni Bukowski fu accusato di essere filo nazista, ma lui replicò: «Non ero schierato con nessun gruppo o ideologia. In realtà era più facile scroccare da bere a quelli di destra che alle vecchie nei bar». È in Panino al prosciutto che lo scrittore si prende gioco proprio del German-American Bund, il gruppo di nazisti che aveva frequentato ai tempi del college e ci racconta quegli anni in una Los Angeles boccheggiante a causa della Grande Depressione. Un testo che è un apprendistato alla vita, il provar a muovere passi su un terreno pronto ad inghiottirti. La scuola, le prese in giro, le risse in strada, le partite a baseball, i primi piccoli furti e la conoscenza del sesso. Ma tra le pagine c'è anche altro, qualcosa che profuma di riscatto e salvezza. Henry scopre infatti la biblioteca pubblica e quella compagnia impareggiabile che i libri possono donargli, conforto che - abbinato a quello dell'alcool - per lui rappresenterà l'unica strada verso la conoscenza di sé, aiutando quel giovane ribelle, sarcastico e teneramente disperato a diventare lo scrittore che conosciamo.

Bukowski è sempre stato ossessionato dalle donne, un'attrazione così prepotente e viscerale che lo portò ad affermare di conoscere tutte le prostitute di Los Angeles e di aver fatto sesso con almeno la metà di loro. Donne è il suo romanzo più erotico dove neppure le fantasie restano tali. Bukowski ci racconta di storie rocambolesche, sguaiate, grottesche, memorabili e miserabili. Nel romanzo troviamo anche Linda Lee Beighle, col nome di Sara: con lei ebbe una storia d'amore ad intermittenza: la lasciava, la riprendeva, la metteva alla porta. Proprio lei - che alla fine divenne sua moglie, e non era ovviamente la prima! - gli aveva allungato la vita, costringendolo a bere meno e solo vino. Nella cinquina scelta da Tea compare anche La campana non suona per te che raccoglie i racconti scritti dall'autore per varie riviste tra il 1948 e il 1985 e fornisce una certa varietà di stili e argomenti - la satira contro la guerra, il razzismo, la fantascienza, il romanzo di formazione, la fiction - ma il nucleo pulsante rimane sempre lo stesso: le scorribande sessuali di quello che per i benpensanti era «un vecchio sporcaccione», un uomo alla ricerca di forti emozioni che zittissero il dolore che portava dentro, combattendo con la vita la morte.

Perché come diceva Leonard Cohen: «Bukowski ha portato tutti con i piedi sulla terra, anche gli angeli». 

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