ll museo di Stabia rinato vuole il Doriforo

«Fino al 2019, questo era un posto squallido, che stava cadendo a pezzi»

Gli allestimenti del museo di Stabia
Gli allestimenti del museo di Stabia
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 5 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 6 Marzo, 07:28
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Il plastico hi-tech mostra Pompei ai tempi dei romani, la città perduta, e l'antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, ricostruita con le sue lussuose ville; poi cancellata dall'eruzione del vulcano nel 79 dopo Cristo ma, a differenza degli altri siti vesuviani, già undici anni dopo di nuovo in piedi e magnifica. Ora cerca nuova vita anche il suo museo archeologico sistemato a Palazzo Quisisana. «Fino al 2019, questo era un posto squallido, che stava cadendo a pezzi» dice Massimo Osanna, che ne ha avviato il restauro ieri culminato con l'inaugurazione del percorso ampliato da mosaici, sculture, anfore, dipinti. E, tra i reperti, ben 125, sequestrati in una casa dai carabinieri. E tra i depositi aperti ai visitatori, trasformati anche in laboratorio per la ricerca e la formazione. In più, i dispositivi multimediali un po' ovunque arricchiscono il racconto, e un'ulteriore sezione è dedicata al paesaggio, proiettato sullo schermo dall'alba al tramonto, nell'arco delle 24 ore della giornata. Solo che manca l'opera più importante. 

«Ministro Sangiuliano, si deve ammirare da tutte le sale: lì in fondo va il Doriforo» interviene il magistrato Nunzio Fragliasso, e gli indica lo spazio d'onore riservato alla statua preziosa, rubata dai tombaroli, finalmente ritrovata, ma rimasta in un altro museo, quello di Minneapolis che non l'ha restituita, nonostante il pressing giudiziario e istituzionale. Al suo posto è esposta una scultura, più piccola, in marmo bianco: una testa di Apollo prestata dal Mann per rinnovare l'allestimento nel palazzo Quisisana di Castellammare, che ora conta 507 opere in totale. Il museo di Stabia, qui trasferito nel 2020, è dedicato a Libero D'Orsi, per tutti il preside, romantico archeologo a cui tanto devono gli scavi stabiesi. E raccoglie tanti tesori recuperati dalle ville d'otium, le sfarzose residenze romane, e dalle ville rustiche, simili a moderne fattorie. Tanti, troppi, però, sono stati saccheggiati, danneggiati o, semplicemente, dimenticati. La statua del Pastore, ad esempio, proviene da una domus ancora sepolta. «Sopra, è stata costruita una casa abusiva che va abbattuta» interviene ancora Fragliasso, a capo della Procura di Torre Annunziata, seguendo il tour tra arredi, ceramiche e bronzi. Diversi oggetti e pitture per la prima volta sono mostrati al pubblico. Come il mosaico di villa Arianna. E, davanti all'affresco con Ippolito, 2000 anni fa sistemato nel triclinio (la sala da pranzo di oggi), il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si mette in posa per una foto ricordo. Il ciclo è dedicato all'amore: narra il mito di Dionisio e Arianna, con la principessa abbandonata da Teseo sull'isola di Nasso e colta dal dio addormentata tra le braccia di Hypnos; e la storia di Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, dal finale tragico: il cacciatore muore per non aver ceduto alle avance di Fedra, sua matrigna. «Il disegno colpisce per i tratti impressionistici» sussurra la direttrice Maria Rispoli, mentre sfila accanto a un carro allora usato per gli spostamenti tra mare e collina.

Poi si sofferma sulle pareti di un'altra dimora scavata a Gragnano. E loda l'affresco che arriva dalla vicina villa San Marco, chiamato il planisfero perché raffigura l'equatore e il meridiano mossi da profili femminili che impersonano le quattro stagioni. «Questo luogo unico», ragiona Sangiuliano, «torna a splendere grazie a testimonianze di altissimo rilievo e dimostra che la cultura non appartiene solo alle grandi città d'arte e non può restare chiusa nelle zone a traffico limitato». E il ministro rilancia la sua idea di un museo diffuso che, tra Pompei e la penisola sorrentina, si compone giorno dopo giorno.

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Certo, resta tanto da fare. C'è un progetto, con 6,2 milioni già disponibili, per riqualificare il giardino dal panorama mozzafiato di palazzo Quisisana, e l'intero viale di ingresso è delimitato dalle transenne. E va messa a posto la facciata. Raggiungere l'edificio, in salita, resta comunqueun'impresa, figurarsi senz'auto. «C'è la archeo-navetta, ma occorre potenziare i trasporti», ammette Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, di cui il sito fa parte, rivolgendo un Sos al viceprefetto Mauro Passerotti che amministrerà la città fino alle elezioni del 9 giugno. Non a caso, subito dopo la cerimonia Sangiuliano partecipa a una manifestazione di partito, ma non prima di aver ribadito la volontà di riportare a casa il Doriforo: «Non presteremo più nemmeno uno spillo al museo di Minneapolis fino alla restituzione di ciò che è dovuto: la vicenda è stata portata al più alto livello diplomatico». A margine, lancia una stoccata al governatore senza nominarlo: «Io lavoro bene con tutte le regioni, solo con i piazzisti no». E ricorda gli investimenti in Campania: «800 milioni per la Cultura, tra cui il restyling dello Spolettificio e dell'Albergo dei Poveri. Senza trascurare l'impegno a sbloccare i fondi. Qui come altrove». E l'8 marzo, per la festa delle donne, aprono le terme femminili del foro a Pompei. 

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