Reggia di Carditello, la Collezione Giannelli in mostra

In esposizione 4.000 anni di storia del cavallo e dei suoi finimenti

La Collezione Giannelli
La Collezione Giannelli
di Nadia Verdile
Domenica 30 Luglio 2023, 08:00
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È una delle più importanti al mondo. La collezione Giannelli, 4.000 anni di storia del cavallo e dei suoi finimenti, approderà in autunno al Mann, poi andrà a Pechino e poi diventerà una perla di Carditello, delizia reale borbonica che, dopo anni di furti, aste e abbandoni è ritornata ad essere, negli ultimi anni, scrigno di bellezza ed emblema della vittoria dello Stato sulla criminalità. Ma cos'è la collezione Giannelli? Un caleidoscopio di bellezza, arte, artigianato, cultura equestre. Un unicum di migliaia di pezzi, neanche il proprietario ne ha totale contezza. Lo chiamano notaio, ma smise di svolgere la professione nel 1986, quando scelse l'antiquariato: Claudio Giannelli, un'ava principessa bizantina, antenati pugliesi e nonna napoletana, aristocratico nei modi e nel pensiero, è uomo colto, deliziosamente gentile e raffinato, ironico come solo l'intelligenza ti fa essere. Nato a Roma nel 1946, dal 1964 vive e lavora in Svizzera. «Mio padre era ufficiale del Savoia Cavalleria», racconta, «avevo 4 anni quando mi ha messo per la prima volta in groppa ad un cavallo. È stato per sempre». Dal cavallo ai finimenti il passo è stato breve, apparentemente casuale. «La mia storia come collezionista è iniziata a Porta Portese. Negli anni postbellici tra le bancarelle si potevano trovare oggetti unici, bellissimi. Fu là che comprai, per poche lire, un meraviglioso morso rinascimentale. Non ho più smesso».

È cresciuta negli anni la collezione di Giannelli, preziosa, costosa, rarissima. «Un giorno mia moglie mi disse: se entra un'altra scatola esci tu». Una volta ha venduto un appartamento per comprare un pezzo all'asta: tutti i pezzi della collezione sono schedati, certificati e acquistati alle battute d'asta. Morsi, speroni, staffe, pettorali, ipposandali, opere d'arte e libri antichi. Circa mille. Tutto questo sarà in mostra a Napoli, al Mann, in autunno, poi la collezione volerà a Pechino, in attesa che a Carditello finiscano i lavori di restauro e la collezione possa trovare la sua sede definitiva. Mai luogo al mondo poteva essere più adatto. La piccola reggia borbonica, progettata da Francesco Collecini alla fine del 700, per volere di Ferdinando IV, insiste su quello che fu il tenimento acquistato da Carlo di Borbone per l'allevamento dei cavalli, in particolare del cavallo Persano. «Siamo orgogliosi», dice il presidente della Fondazione Real Sito di Carditello, Maurizio Maddaloni, «di poter ospitare una collezione unica al mondo, legata alla storia del rapporto tra uomo e cavallo.

Un binomio che conferma l'antica vocazione di Carditello, proiettandolo in una nuova dimensione e integrando l'offerta culturale dei visitatori. È solo il primo tassello di un piano di valorizzazione molto più ampio, promosso dalla nuova governance e destinato a riportare Carditello al centro del circuito dei siti reali».

Una storia di incontri, intese e progettazioni con Giannelli iniziata anni fa quando, nei suoi desideri, c'era l'idea di donare a Torino e alla vecchia cavallerizza dei Savoia, la sua ineguagliabile collezione: poi, dice sorridendo, «vidi un servizio al Tg1 sulla rinascita di Carditello. Rimasi colpito. Scrissi all'allora presidente della Fondazione, Luigi Nicolais, qualche giorno dopo ci stringevamo la mano». La stretta di mano è oggi con il nuovo presidente e il viaggio continua tra morsi che vanno dall'epoca mesopotamica, a quella etrusca, greca, romana, medievale e rinascimentale, morsi dei popoli delle steppe e su fino ai secoli scorsi. «I morsi più belli», racconta Giannelli, «sono forse quelli che provengono dal Luristan, una regione del Nord-Ovest dell'Iran, dove tra il XII e l'VIII secolo a.C. sono stati prodotti capolavori con guardie in bronzo che sono vere e proprie composizioni artistiche». E nella sua collezione ne ha uno. Bellissimo: «È una delle mie più grandi emozioni di collezionista, perché l'ho soffiato in un'asta pubblica nientemeno che al Louvre». Tra i pezzi più rari, in assoluto, un morso rinascimentale, al mondo ne esistono due, uno è al Musée des Invalides a Parigi, datato 1550 con dedica al re di Francia e l'altro è nella collezione Giannelli. 

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