Somma Vesuviana, gli ultimi giorni di Augusto: il mistero svelato a Tokyo

L’università giapponese ha analizzato i reperti della villa di Somma Vesuviana

Il sito archeologico portato alla luce a Somma Vesuviana
Il sito archeologico portato alla luce a Somma Vesuviana
di Antonella Laudisi
Venerdì 19 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20 Aprile, 18:44
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Pochi sognatori, come solo gli archeologi sanno essere, avevano voluto credere che quella di Somma Vesuviana, «apud Nolam», fosse la villa degli ultimi giorni dell’imperatore Ottaviano Augusto. Ma quando alla tv giapponese il professor Aoyagi Masanori dell’università di Tokyo ha spiegato che «c’è una possibilità molto alta che l’edificio fosse la villa di Augusto», in Italia al sogno è stata data sostanza storica confermando quello che il professore Antonio De Simone dell’università Suor Orsola Benincasa aveva da sempre sostenuto: quella struttura imponente costruita cento anni dopo l’eruzione del 79 d.C. nascondeva una meraviglia più grande. Ed è proprio grazie al prof De Simone che si è stretta l’alleanza con l’università di Tokyo che ogni anno compie a Somma Vesuviana una campagna di scavi investendo soldi e conoscenze. È stato appunto l’ultimo scavo a rivelare la congruità tra le testimonianze degli storici e quella che potrebbe essere la villa dell’imperatore. «Il team ha trovato l’anno scorso quella che sembrava essere parte di una struttura più grande sepolta nella cenere vulcanica dell’eruzione del 79 d.C. Si ritiene che fosse la stanza in cui veniva utilizzata una fornace per far bollire l’acqua per il bagno. I ricercatori stimano che la maggior parte del carbone raccolto nella stanza risalga alla prima metà del I secolo d.C.», è stato spiegato ai giornalisti giapponesi. 

Gli storici di epoca romana scrivono che nel territorio del Vesuvio, nella prima metà del I secolo d.C., Augusto aveva ampi possedimenti e proprio in una villa «nei pressi di Nola» morì all’età di 76 anni.

Per gli archeologi la presenza nell’edificio di un bagno privato, «che veniva installato in una residenza di una figura influente» e che «il bagno fosse fuori uso dallo stesso periodo della scomparsa di Augusto», e una prova dell’identità del proprietario. Altre tracce fanno pensare alla costruzione, proprio sul luogo della morte dell’imperatore, di un grande tempio. Successivamente la struttura venne riconvertita in una «masseria» ricca e fiorente che è oggi il sito più «superficiale». 

«In 20 anni di scavo si era riusciti a riportare alla luce ambienti posteriori all’epoca augustea, con la stratificazione geologica dell’eruzione del 472 d.C. con pavimenti museali, affreschi di straordinaria importanza, celle vinarie, cisterne. Gli scavi degli ultimi mesi, non solo hanno portato alla luce la stratificazione dell’eruzione del 79 d.C. ma testimonianze ed ambienti anteriori all’epoca dell’Imperatore. Somma Vesuviana sta per entrare nella storia. Noi ci abbiamo sempre creduto, ora devono crederci le istituzioni nazionali. L’amministrazione comunale è in stretto contatto con il sovrintendente Mariano Nuzzo che è stato di recente in visita al sito archeologico e l’auspicio è che si possa andare verso aperture mensili del sito e che si possa investire sul patrimonio archeologico del nostro territorio», dice il sindaco Salvatore Di Sarno. Anche l’assessore alla Cultura Rosalinda Perna è certa che gli studiosi siano sulla strada dell’individuazione della dimora augustea: «Il nostro appello, ora alle istituzioni nazionali è quello di credere nella valorizzazione archeologica, turistica del patrimonio culturale che si sta portando alla luce a Somma Vesuviana, grazie al grande lavoro degli archeologi dell’università di Tokyo e di Napoli. Mi sento di ringraziare l’archeologo Antonio De Simone, Satoshi Matsuyama, ricercatore, archeologo dell’università di Tokyo; Aoyaghi Masanori, oggi professore emerito a Tokyo che ha diretto lo scavo dal primo minuto e Franco Mosca, presidente della ProLoco». 

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Il racconto degli ultimi giorni di Augusto - morto «nonostante le amorevoli cure» - di Tacito e Svetonio da oggi in poi assume sostanza anche visiva: è lì, sulle pendici del Somma, quell’«apud Nolam» corpo di tante traduzioni dei liceali e degli universitari. 

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