Dalla parte degli scugnizzi: in uscita il «Lucignolo» di Rosario Esposito La Rossa

Dalla parte degli scugnizzi: in uscita il «Lucignolo» di Rosario Esposito La Rossa
di Donatella Trotta
Venerdì 26 Febbraio 2021, 18:33
5 Minuti di Lettura

Rosario Esposito La Rossa è raggiante: per lui, primo libraio di Scampia con la sua «Scugnizzeria», vera e propria agorà di incontri, laboratorio di relazioni generative e piazza di spaccio…di libri (e anche di molto altro: teatro, sport, narrativa, fumetto, poesia), oggi è un giorno di festa. Un giorno speciale: in libreria è infatti appena arrivata la prima copia staffetta di un titolo a cui Rosario tiene molto, moltissimo. E non solo perché è il suo nuovo libro (e ogni battesimo di una nuova creatura di carta o di carne che vede la luce, si sa, è un momento di gioia); ma soprattutto perché, spiega convinto ed entusiasta Rosario, «Questo è davvero il libro più potente che io abbia mai scritto, forse il più bello, e mi emoziona tantissimo averlo, ora, tra le mani, dopo averlo pensato per grandi e piccoli e condiviso con le straordinarie illustrazioni di Vincenzo Del Vecchio, un vero talento campano». Già. Perché Vincenzo Del Vecchio, architetto, graphic designer e illustratore, premio «Il mondo salvato dai ragazzini 2021» a Procida (con Marino Amodio, per il geniale albo illustrato Terraneo, Gallucci editore), originario di Santa Maria a Vico, laureato nel 2016 in Architettura con una tesi illustrata da tavole ispirate dalle città invisibili di Calvino, accompagna ed esalta anche il nuovo libro di Rosario con il tratto visionario e originale del suo segno potente.   

E il sorriso dell’Autore si allarga allora fino a diventare luminoso come quello con cui accompagnò l’onore della nomina a Cavaliere della Repubblica da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: colpito dall’impegno civile militante di Rosario, rimasto — lui parente stretto di una vittima innocente della criminalità, uccisa “per errore” ai tempi della sua adolescenza — nel suo problematico quartiere, al fianco dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e dei giovani che nella sua “casa degli scugnizzi” sono accolti dalla bellezza sprigionata dalla cultura condivisa che diventa curiosità, partecipazione, consapevolezza liberante e liberatoria, arma nonviolenta contro l’illegalità. Il libro di Rosario Esposito La Rossa di cui stiamo parlando, e che emoziona tanto il suo autore, è Lucignolo. Storia di un bambino diventato burattino (Einaudi ragazzi, pp. 56, euro 14,90, in commercio dal 9 marzo 2021), ed è un albo illustrato cartonato e rilegato che sin dal titolo, e dalla magnifica copertina di Del Vecchio (dove il lentigginoso protagonista un po’ Pel di Carota, un po’ Lucignolo dai capelli rossi dell’omonimo film del 1999 di Massimo Ceccherini, un po’ scugnizzo dall’aria spavalda occhieggia, troneggiando su uno sfondo di una metropoli che evoca appunto le città invisibili di Calvino), dichiara subito un significativo capovolgimento di prospettiva: che dalla fiaba classica collodiana, incentrata sul Pinocchio burattino che diventa bambino, predilige invece la realtà del “cattivo ragazzo” Lucignolo, asino non per sua volontà ma per cattiva sorte.

«La storia che racconto — sottolinea Rosario facendosi all’improvviso serio, gli occhi chiari rannuvolati da un’ombra — è una storia vera. La vicenda di un bambino della periferia di Napoli diventato burattino nelle mani di grandi senza scrupoli. Un bambino che ha per coscienza un pidocchio, anziché un grillo parlante, e non ha certo un Geppetto a cercarlo mentre si perde. Un bambino che non ha fate turchine a salvarlo né bacchette magiche a cambiargli la vita, mentre festeggia i suoi compleanni da solo, emarginato come uno dei tanti asini della società indifferente, l’ennesimo ciuccio del paese dei balocchi. Questo bambino — aggiunge — io l’ho accompagnato in un carcere di massima sicurezza a 700 km da casa. Siamo andati da suo padre: un ergastolano al 41 bis. E poco prima di entrare, questo ragazzino mi ha detto: io non so che odore abbia mio padre, non l’ho mai potuto toccare perché l’ho sempre visto dietro un vetro».

Prima della pandemia da Covid, prima del distanziamento fisico per esigenze sanitarie questo bambino è cresciuto insomma, come tanti, purtroppo, nella solitudine di un abbandono per scelte sbagliate degli adulti che avrebbero dovuto occuparsi di lui, della sua crescita sana, del suo futuro. Ma Rosario è rimasto colpito soprattutto dalle parole che quel bambino ha pronunciato, dopo, uscendo dal carcere che rinchiudeva suo padre, condannato al “fine pena, mai”. E quelle parole sono diventate il cortocircuito per il libro. L’autore le ripete: «Io sono Lucignolo, mi ha detto quel bambino, la parte negativa di una storia di cui nessuno se ne fotte. Per questo, partendo da Pinocchio, sono arrivato a raccontare di 41 bis, bullismo, camorra, povertà educativa, destini segnati che possono essere ribaltati, perché anche le matite spezzate possono colorare ancora, e a volte persino gli asini riescono a trasformarsi in “ciucci” volanti», dice Rosario.

Basta crederci. Basta attivare con coraggio il pensiero divergente, nutrire precocemente un’obiezione di coscienza per la quale l’obbedienza, in contesti malati, può non essere una virtù. Basta cercare i “fiori d’agave” che sbocciano anche a Scampia, scavalcare i muri dell’ignoranza e andare “oltre la neve”, dove gli eterni secondi, gli “sfigati” della vita imparano sulla propria pelle che persino perdere, a volte, può diventare un’avventura meravigliosa, perché anche l’apparente sconfitta ha una sua nobiltà che trasforma le persone in eroi involontari. Magari, possibilmente, un attimo prima di finire nelle traiettorie cruente di una fine tanto precoce quanto ingiusta, riempiendo i registri di classe della voce: assenti. Senza giustificazione.

Rosario Esposito La Rossa lo sa bene. Lo testimonia con il suo esempio in direzione ostinata e contraria, lo racconta nei suoi (bellissimi) libri, in prosa e in versi. Per bambini e per adulti. E per questo, dedica il suo Lucignolo metronapoletano, la sua nuova creatura cartacea palpitante di vita proprio a quegli scugnizzi, malandrini per sopravvivenza, che con le parole giuste, e l’ascolto attento di un buon orecchio acerbo possono invertire la rotta, e volare oltre, al bivio delle scelte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA