La macchina è pronta. L’ultimo ingranaggio, il decreto ministeriale che deve fissare le regole per presentare la domanda e i criteri per i controlli, ha ricevuto ieri il via libera della Conferenza unificata. Ancora qualche giorno, il tempo che la Corte dei conti metta il suo visto al provvedimento, e si potrà iniziare a fare domanda per ottenere da gennaio l’assegno di inclusione, lo strumento che dal prossimo anno manderà in pensione il vecchio Reddito di cittadinanza. E le novità non sono poche.
Le novità
A cominciare dagli impegni che chi riceverà il nuovo assegno dovrà prendere per continuare ad incassarlo.
Come presentare le domande
Non sono queste le uniche novità. Il decreto ministeriale spiega anche come dovranno essere presentate le domande e chiarisce chi può accedere al nuovo Reddito spiegando quali sono le categorie che si trovano nelle «condizioni di svantaggio». Innanzitutto l’assegno di inclusione potrà essere chiesto soltanto in modalità telematica all’Inps mediante iscrizione alla piattaforma di attivazione per l’inclusione sociale e lavorativa presente nel Siisl, il nuovo sistema informativo dell’Inps. Le domande potranno essere presentate anche tramite i patronati e, dal 2024, tramite i Caf. Ma i Comuni potranno offrire assistenza alla presentazione delle domande presso i servizi di segretariato sociale. Ma chi avrà diritto al nuovo assegno? La riforma prevede che possano accedere al sussidio i nuclei che hanno al loro interno persone che non sono attivabili al lavoro, come le persone con disabilità, i minorenni, e familiari ultrasessantenni oltre a chi si trova in condizioni di «svantaggio sociale».
Le categorie
Ed è proprio questa categoria che viene meglio definita dal decreto approvato ieri in Conferenza unificata. Ne faranno parte le persone con disturbi mentali, quelle che hanno una disabilità fisica e psichica di almeno il 46 per cento, persone che hanno dipendenze da alcol o da gioco, le vittime di genere, quelle di tratta, i senzatetto, gli ex detenuti nel primo anno successivo alla fine della pena, i neo maggiorenni che vivono fuori dalla famiglia di origine per decisione dell’Autorità giudiziaria. Chi nel proprio nucleo familiare ha una persona in condizioni di svantaggio, dovrà autodichiarare di avere tutte le carte che lo dimostrano. Toccherà poi all’Inps effettuare una verifica preventiva.
Gli importi
L’assegno di inclusione, che è una integrazione del reddito familiare fino a euro 6.000 annui, ovvero euro 7.560 annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza, potrà essere erogato suddividendo l’importo tra i componenti maggiorenni del nucleo familiare. In questo caso ogni componente avrà una sua carta sulla quale verrà caricata la somma di competenza. Ancora venti giorni, insomma, e l’assegno di inclusione prenderà definitivamente il posto del Reddito di cittadinanza.