Otto miliardi da usare per ridurre l'impatto del caro energia sulle imprese e prorogare per i mesi di agosto e settembre lo sconto di 30 centesimi sui carburanti. Per metterli insieme il governo non avrà bisogno di aumentare il deficit, ma potrà attingere a risorse che si stanno rendendo disponibili in questi mesi, grazie al buon andamento dei conti pubblici: sia dal lato delle entrate, con introiti in crescita e superiori a quelli attesi, sia da quello della spesa, con erogazioni molto contenute grazie al venir meno dei vari bonus legati all'emergenza del Covid.
Di questa situazione prende atto il disegno di legge di assestamento di bilancio, che nei prossimi giorni arriverà in Parlamento.
Ma l'indicatore che ispira il maggior ottimismo è quello delle entrate fiscali. Volano l'Iva e altre imposte dirette. In parte è un effetto della corsa dei prezzi energetici: al crescere degli importi cresce anche il prelievo proporzionale applicato su di essi. Si tratta in questo caso di un effetto assolutamente sgradito per i consumatori: il governo ha già provveduto ad attenuarlo dirottando la maggiore Iva incassata alla riduzione delle accise (va ricordato che l'imposta del valore aggiunto è calcolata sul prezzo comprensivo appunto delle accise). Ma gli incassi sono molto buoni anche in altri settori: basta pensare al turismo che sta conoscendo una crescita vorticosa dopo il venir meno delle ultime restrizioni connesse alla pandemia.
É positivo anche l'andamento dei contributi sociali e in parte pure quello delle imposte dirette. Una porzione di questi introiti deriva dalle misure di contrasto all'evasione fiscale. È previsto che la parte strutturale del recupero di gettito, quella cioè che prevedibilmente affluirà all'erario anche i prossimi anni, sia destinata alla riduzione della pressione fiscale.
In autunno, al momento di approvare la legge di Bilancio per il 2023, l'esecutivo farà il conto finale e deciderà come perseguire l'obiettivo di tagliare il cuneo fiscale e contributivo, sulla carta richiesto da tutte le forze politiche. Da una parte c'è l'opzione che prevede di proseguire la riduzione dell'Irpef, dall'altra l'ipotesi caldeggiata da Confindustria di cancellare alcuni punti dell'attuale 33 per cento complessivamente versato da imprese e lavoratori sotto forma di contributi previdenziali.