Esportazioni, il Sud resiste alla frenata grazie all'agricoltura

Segnali di ripresa dal sistema moda del Mezzogiorno

La protesta dei trattori
La protesta dei trattori
di Nando Santonastaso
Martedì 13 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 07:27
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I trattori in piazza, i prodotti agro-alimentari italiani sempre più presenti sui mercati esteri. Può sembrare una contraddizione ma in realtà sono i due estremi di un settore che ha appena festeggiato gli oltre 60 miliardi di export (dati Coldiretti), che continua a rappresentare più del 15% del Pil nazionale ma che al tempo stesso vive incognite importanti sul futuro come emerge dai cortei motorizzati di questi giorni. Di sicuro, è soprattutto l'agroalimentare ad avere inciso sul brillante andamento delle esportazioni complessive dei distretti industriali del Mezzogiorno, destinate soprattutto a mercati maturi (il 73% del totale, Francia in testa) più che a nuovi (in calo tra gli altri Tunisia, Algeria e Cina): nei primi nove mesi del 2023 sono state pari a quasi 7,2 miliardi di euro, in crescita del 3,7%, a prezzi correnti, rispetto allo stesso periodo di un anno prima (+260 milioni di euro), un dato migliore rispetto alla media dei distretti italiani (+0,4%). Lo certifica l'aggiornamento del Monitor dei Distretti industriali curato dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Un monitoraggio che ormai è anche la chiave di lettura degli scenari economici internazionali: a partire dalle ripercussioni della frenata della Germania che si fa avvertire, al Sud, soprattutto nella meccatronica (meno 30% nel Barese) ma che impatta anche su altri settori.

Non ci sono invece indicazioni specifiche sulle conseguenze della crisi del Mar Rosso (che interessa anche le esportazioni) ma è probabile che il dato emergerà nell'analisi del quarto trimestre 2023. Quello, peraltro, in cui contrariamente alle previsioni, si è registrata una certa ripresa della produzione industriale anche nel Mezzogiorno, come sottolineato di recente da Confindustria. È l'effetto di una volatilità che dovrebbe durare, secondo Paolo Mameli, senior economist di Intesa, anche in questi mesi in attesa di una spinta più robusta nel secondo semestre 2024 (con l'impulso del Pnrr, in particolare). 

Il Monitor dei Distretti conferma, in ogni caso, una tendenza che, sia pure meno intensa della prima parte dell'anno, è ormai una certezza: con una crescita dell'1,1% il Mezzogiorno nel terzo trimestre «è stata l'unica area geografica a registrare un'evoluzione positiva delle esportazioni distrettuali (Nord-Est -2,4%, Nord-Ovest -4,7% e Centro -6,5%)».

E questo, come detto, «grazie all'elevata presenza sul territorio dei distretti agro-alimentari (il loro peso sull'export tocca il 63% al Sud contro l'8,4% del Centro, il 15% per il Nord)». Non tutte le regioni vi hanno contribuito (Puglia e Basilicata hanno mostrato esportazioni in calo rispetto ai primi nove mesi del 2022) ma il rimbalzo delle altre ha compensato bene, dalla Sardegna (+16,2%) alla Campania (+9,2%), dall'Abruzzo (+8,5%) alla Sicilia (+5,8%). «Ben 15 distretti dei 28 monitorati hanno realizzato una crescita delle esportazioni» spiega il Monitor, ribadendo che la performance di questo settore (+297 milioni di euro, a prezzi correnti, che corrispondono a un aumento del 6,9% nei primi nove mesi del 2023 contro il +4,5% della media dei distretti agro-alimentari italiani) è una tendenza ormai acquisita. Non a caso, dei 15 distretti agro-alimentari del Sud, 11 hanno superato i livelli di export dell'anno precedente (il segno meno riguarda soprattutto l'ortofrutta barese, i vini e liquori siciliani nonostante le ottime vendite in Germania. Viaggiano con il vento in poppa la Mozzarella di bufala campana Dop (+10%, +41 milioni di euro), Caffè e confetterie del napoletano (+14,6%, +23 milioni di euro), le conserve di Nocera (+13,5%, pari a 131 milioni di euro, la crescita maggiore in valore), per restare alla sola Campania. 

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Nei primi nove mesi del 2023 i segnali di ripresa sono stati confermati anche per il sistema moda del Mezzogiorno (+6,3% corrispondente a un aumento dell'export in valore di 63 milioni di euro, a prezzi correnti). Ma «solo 4 dei 9 distretti del comparto hanno registrato incrementi: in particolare l'Abbigliamento sud abruzzese (+111,6%, pari a 25,2 milioni di euro) grazie anche ai recenti investimenti da parte di importanti griffe nel territorio, l'Abbigliamento del Napoletano (+16%, pari a 45 milioni di euro), le Calzature napoletane (+13,5%, +20 milioni di euro)». Ancora giù invece la Concia di Solofra «a causa del forte calo delle vendite in tutti i principali mercati di sbocco», e i Distretti del sistema casa. Tutto l'opposto di quanto accade nei Poli tecnologici del Mezzogiorno dove ancora una volta non fa quasi più notizia spicca quello farmaceutico di Napoli (+2,15 miliardi di euro nel terzo trimestre 2023), le cui esportazioni sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Bene anche i poli aerospaziali con un dato negativo per la Campania spiegabile, dice il presidente del Dac Luigi Carrino, «con le oscillazioni determinate dalla forte ripresa dei voli che nel giro di pochi mesi può far registrare, com'è già accaduto lo scorso anno, anche picchi enormi nella direzione inversa». Dice Giuseppe Nargi, Direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo, che «ancora una volta, il Sud dimostra la capacità di eccellere. E la principale mission del nostro Gruppo è il sostegno alle imprese del territorio in cui opera, soprattutto a quelle aziende che vogliono investire per migliorare la propria competitività su nuovi mercati e per governare i processi di transizione ambientale e digitale». 

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