Morto Federico Imbert, il banchiere napoletano delle opa d'oro: una carriera luminosa da Chase a Ubs

Scomparso oggi venerdì 2 febbraio a Milano

Morto Federico Imbert, il banchiere napoletano delle opa d'oro: una carriera luminosa da Chase a Ubs
di Rosario Dimito
Venerdì 2 Febbraio 2024, 13:19 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 12:27
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Era uno dei più conosciuti banchieri d’affari italiani. In quasi tutte le principali operazioni di mercato come le varie opa, ipo (initial public offering, cioè quotazioni in borsa) succedutesi dal 1990 a oggi, c’era la firma di Federico Imbert, nato a Napoli, 73 anni a giugno, appartenente a una nobile famiglia, scomparso oggi venerdì 2 a Milano, in una clinica milanese, a causa di un male incurabile che lo aveva aggredito a maggio scorso, ma che a Natale sembrava potesse regredire. Il funerale si terrà a Roma lunedì 5 alle ore 12 presso la Chiesa di Gregorio al Celio. Una decina di giorni fa lo avevo sentito al telefono, dopo tantissimi mesi, era affaticato perchè sotto terapia: dopo qualche minuto in cui per sommi capi mi ha ricostruito il corso del male che ignoravo, si è congedato: «Scusa Rosario, sto facendo la chemio, non ce la faccio a parlare, sentiamoci tra qualche giorno». 

Imbert aveva l’affabilità dei napoletani, con una mentalità anglosassone, un tono di voce inconfondibile, slancio umano anche se del banchiere conservava la riservatezza sulle operazioni che stava conducendo.

Una delle sue caratteristiche era il sigaro tra le labbra, l’eleganza nei modi d’altri tempi, sempre impeccabile nel vestire, un grande attaccamento alla famiglia, alla moglie Isabella, alle due figlie e ai sei nipoti di cui era fiero. Fino a quando è stata in vita la mamma, almeno due volte al mese, il venerdì prendeva l’aereo per Napoli. Era un amante del mare, delle auto sportive d’epoca, era collezionista di arte antica, una passione che l’ha portato anche a sostenere musei come il Poldi Pezzoli a Milano di cui era membro del cda, la Pinacoteca di Brera e il Museo di Capodimonte a Napoli.

Sul piano privato era socio di John Elkann in Merope asset management, che faceva investimenti immobiliari a Milano. Suoi clienti sono stati tutti i maggiori gruppi e imprenditori italiani: Telecom, Pirelli quindi Marco Tronchetti Provera, Silvio Berlusconi, Salvatore Ligresti, i Moratti, le grandi banche. Ha lavorato nella sua carriera per quattro case finanziarie: Chase Manhattan bank, fino alla fusione con JpMorgan, Credit Suisse fino alla fusione in Ubs dove era senior advisor. Tra gli ultimi deal la vendita degli asset australiani di Enel, l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di Mps che ha determinato il rilancio e prima ancora, l’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi, lanciata il 17 febbraio 2020. Credit Suisse fu ingaggiata, assieme a Goldman Sachs, dalla banca bresciana che voleva contrastare l’assalto dalla Ca’ de Sass. Avendo grandi relazioni ed essendo lui credibile e competente, riusciva sempre a essere persuasivo sule logiche industriali facendole prevalere sugli interessi meramente economici. L’opas andò felicemente a segno il 30 luglio 2020, dopo che la banca offerente alzò il prezzo dell’offerta: Imbert ebbe un ruolo decisivo perchè alcuni giorni prima che Consob prorogasse dal 27 al 30 luglio il periodo dell’offerta, in una riunione molto riservata in un posto alla periferia di Brescia, dove aveva sede Ubi, alla presenza di 7 persone influenti, creò le condizioni per il successo: oltre alle 17 nuove azioni Intesa ogni 10 Ubi, ai soci vengono anche offerti in contanti 0,57 euro per azione, pari appunto a 652 milioni. In totale la valutazione di Ubi passa da 3,47 miliardi a 4,12 miliardi di euro.

Ma questo è stata davvero uno degli ultimi deal di grande importanza dove il banchiere ha avuto un ruolo decisivo. Andando a ritroso negli anni, il 21 maggio 1999 Imbert assieme a Ruggero Magnoni di Lehman, fu in cabina di regia per assistere la razza padana formata da Roberto Colaninno e Emilio “Chicco” Gnutti che lanciò l’opa da 115 mila miliardi di lire. La prima vera prova di un opa ostile su di un colosso societario attraverso la tecnica nota come Leveraged Buy Out e il primo grande banco di prova per il Testo Unico della Finanza, c.d. Legge Draghi. Fu molto più che un semplice takeover ostile. L’opa ebbe successo perchè Colaninno e Gnutti godettero di un maxi-finanziamento bancario. Due anni dopo Imbert con JpMorgan si schierò dalla parte di Tronchetti, patron della Pirelli che attraverso Olimpia acquistò il 100% di Bell, la finanziaria lussemburghese che controllava Olivetti. Pirelli aveva al fianco Edizione holding di Benetton
L’acquisto di Bell consentì a Pirelli e Benetton di portare a termine senza colpo ferire la scalata a Telecom Italia: Bell custodiva infatti il 22,58% della Olivetti, che a sua volta controllava ”a cascata” Telecom Italia. L’operazione andò in porto senza alcuna Opa. 

E’ stato il consulente speciale di Salvatore Ligresti assieme a Mediobanca di Enrico Cuccia. Nel 2011 Ligresti creò una newco, partecipata al 40% dal Credit Suisse, in cui conferire le partecipazioni chiave in Mediobanca (3,8%), Generali (1,13%), Rcs (5,5%), Pirelli (4,5%), UniCredit (0,35%) e Mps (0,40%). Fu una soluzione per alleggerire il peso dei debiti. Anche con Silvio Berlusconi ha avuto rapporti stretti, nel 1995 fu in prima fila con altre banche per la turbolenta quotazione in Borsa di Mediaset, nel mirino della procura di Milano. Ha curato la privatizzazione di Credit e Comit. E’ stato al fianco del Tesoro nei collocamenti di Enav, Fincantieri, Rai Way, Poste. Ha curato l’ipo di Enel Green Power e il collocamento di Endesa da parte di Enel. Di aumenti di capitale ha curato i due di Unicredit da 4 e 3 miliardi circa una decina di anni fa e sempre per Mps, ha seguito con Mediobanca la fondazione senese nella fase di rafforzamento conseguente all’acquisizione di Antonveneta. 
Imbert è stato anche un maestro, perchè alla sua scuola sono cresciuti alcuni dei migliori banchieri d’affari del momento: Andrea Donzelli (Jefferies), Francesco Rossi Ferrini e Francesco Cardinali entrambi in JpMorgan, Guido Banti (Ubs), Paolo Celesia (Jefferies).

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