Per chi è occupabile, il reddito di cittadinanza è destinato a sparire. Al suo posto, arriverà un politica di inclusione nel mondo del lavoro. Eccola, la nuova filosofia di "Mia", la misura di inclusione attiva (ma il nome non è definitivo) che nel corso del 2023 andrà a sostituire il sussidio introdotto quattro anni fa dal governo Conte. «L'occupabile - ha spiegato la ministra del lavoro Marina Claderone in un'intervista a Repubblica - non avrà un sussidio, ma una politica attiva definita anche da un'indennità di partecipazione. La vecchia logica del Reddito di cittadinanza non c'è più. E la nuova non è punitiva, non è questo l'obiettivo del governo. Anzi - ha aggiunto - le famiglie numerose in difficoltà riceveranno un sostegno più alto dell'attuale perché i minori vanno protetti».
L'Isee
Dunque, l'obiettivo è destinare più risorse ai nuclei familiari, meno ai single in grado di lavorare.
Per i single occupabili, invece, si cambia. Secondo la relazione tecnica alla manovra, ha osservato Calderone, i beneficiari del sussidio in grado di prestare attività lavorativa sono 404 mila, 300 mila dei quali (il 75%) sono singoli. Il loro ingresso nel mondo del lavoro dovrà essere reso più rapido: «Questa platea va messa subito in grado di attivarsi. E lo faremo intervenendo sul punto debole del Reddito: la presa in carico. Ben 600 mila persone che ricevono il sussidio non sono mai passate per un Centro per l'impiego», la linea del ministero.
La piattaforma digitale
Per cambiare rotta, si sta lavorando a una nuova piattaforma digitale in grado di incrociare domanda e offerta di lavoro. «Chi richiede il nuovo sussidio dovrà necessariamente iscriversi e sottoscrivere il Patto di attivazione digitale: il primo passaggio non l’ultimo per ottenere il sostegno economico. In quel momento - spiega Calderone - avviene la presa in carico. Poi il sistema, in automatico, invia il soggetto al Centro per l’impiego oppure all’assistenza sociale dei Comuni e del Terzo Settore. Ma i vasi sono comunicanti e le destinazioni invertibili: un giovane padre di famiglia con figli piccoli potrà essere avviato al lavoro, dopo un periodo di sostegno, e un single non in grado di lavorare indirizzato all’assistenza».
Infine, la ministra nega che la riforma del Reddito di cittadinanza - che oggi costa circa 8 miliardi all'anno - possa produrre un risparmio di risorse prestabilito: «Non parlerei di risparmio, ma di platea molto più mobile», ha detto. «Chi può lavorare deve essere messo in condizione di farlo e uscire quanto prima dalla misura», è la linea. Che punta a mettere un freno all'«assistenza permanente che ci è costata 25 miliardi in tre anni, senza diminuire la povertà né aumentare l'occupazione».