Montepaschi, via all’era Lovaglio: cambia il piano per la cessione

Montepaschi, via all’era Lovaglio: cambia il piano per la cessione
Montepaschi, via all’era Lovaglio: cambia il piano per la cessione
di Rosario Dimito
Lunedì 7 Febbraio 2022, 21:18 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 03:48
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Svolta al Montepaschi, come da copione. Ieri il cda presieduto da Patrizia Grieco, secondo l’indicazione del Tesoro, primo socio con il 64%, con una sorprendente unanimità ha revocato Guido Bastianini dalle cariche di ad e di dg (resta consigliere, come aveva fatto nel 2017 in Carige) e ha cooptato Luigi Lovaglio, ex top manager di CreVal e Unicredit che ora attende il via libera formale della Bce. Lovaglio, che si insedia oggi a Siena, dovrà gestire una nuova fase che, senza fretta, con scadenze flessibili e con l’ok dell’Europa, risanerà il Monte al punto da poter trovare un altro partner. Ma in Via XX Settembre sono fiduciosi di poter ricorrere anche a un’Offerta pubblica di vendita sul modello Eni (1997) ed Enel (1999). 

Obbiettivi mancati/ L’epilogo triste del manager protetto dai politici

Bastianini, che subito dopo la presentazione dei conti 2021 avrebbe abbandonato il board per partecipare al funerale della sorella, ha tirato diritto nel suo disegno di farsi revocare onde poter fare causa a Rocca Salimbeni per i danni di immagine, in assenza di giusta causa: il lead indipendent director Nicola Maione, presidente del Comitato nomine, a lui vicino politicamente (M5S), ha cercato in tutti i modi di dissuadere il capo azienda dall’arrocco e dimettersi.

Non c’è stato verso e l’avvocato romano, per senso di responsabilità, ha ricucito l’eventuale strappo di un voto a maggioranza, portando alla sfiducia da parte di 14 consiglieri. 

PERFORMANCE NEGATIVA

Il Tesoro ha voluto voltare pagina e avviare un ciclo completamente nuovo con prospettive molto ambiziose. Spuntare una proroga lunga (circa 18-24 mesi) dalla Dg Comp per ri-privatizzare la banca, nazionalizzata nell’autunno 2017 attraverso una ricapitalizzazione precauzionale da 8,1 miliardi complessivi, di cui 5,4 miliardi versati cash. Ieri Mps capitalizzava 927 milioni e la quota del Mef valeva 593 milioni. Si consideri che finora il conto di Rocca Salimbeni sfiora 30 miliardi tra aumenti di capitale e iniezioni di risorse pubbliche come i Monti-bond. E a questo si dovrà aggiungere la quota parte dei 2,5 miliardi di nuove risorse da raccogliere a cavallo dell’estate, in un’operazione market friendly, nel senso che dovrà essere una ricapitalizzazione di mercato coinvolgendo i risparmiatori. 

LA RAGIONE PRINCIPALE

Ed è per questa ragione che il Tesoro ha proceduto alla sostituzione di Bastianini dovendo affrontare nuove sfide per il rilancio. Dovendo chiedere soldi, si vuole conquistare la credibilità e la fiducia del mercato. Ma il mantenimento dello status quo non avrebbe giovato alla causa, visto per esempio che la performance di Borsa dal 19 maggio 2020, giorno dell’avvento di Bastianini, segnala per Mps un andamento negativo del 10,4% a fronte del balzo del 102% dell’indice Ftse Italia Bank che riunisce la media delle performance dei titoli bancari quotati. C’è anche altro.

Nei 19 mesi di gestione, l’istituto non ha avuto lo stesso percorso di crescita dei competitor e al di là dei 310 milioni dei conti preliminari del 2021 esaltati come la migliore performance dal 2015, l’ultimo trimestre è stato chiuso in rosso per gli accantonamenti. Ma anche i ricavi si sono progressivamente ridotti, al di sotto degli obiettivi del piano di ristrutturazione con la Ue scaduto a fine 2021 dove non sono stati centrati altri target, tra cui il cost/income, attestato al 72%, e che il nuovo piano strategico varato a dicembre scorso fino al 2025 indica a regime il 61%. Un livello troppo elevato per l’Europa, disallineato rispetto alla media delle banche italiane (circa 59%). 

ACCORDO IN PRIMAVERA

Per tutte queste ragioni, si è voluto cambiare. Già da stamane, si insedierà Lovaglio e potrà prendere in mano la cloche di comando. Al Mef sono convinti che la svolta serva come segnale concreto e che sarà fatto il possibile per arrivare all’obiettivo. Il negoziato dovrà ripartire e per ottenere l’accordo su un’altra proroga si arriverà alla primavera, forse prima con una scadenza flessibile che non verrà annunciata. Si sa che sarà lunga, quindi fino al 2024 e potrà comprendere un nuovo partner ma anche un’Opv, sulla base di un piano di risanamento.
 

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