Reddito di cittadinanza, si cambia: 350 euro a chi può lavorare, ma solo per un anno

Per le famiglie in difficoltà 500 euro al mese e un aiuto da 3 mila per l’affitto. Isee di 7.200 euro per ottenere il sussidio. Per chi assume 24 mesi senza contributi

Reddito di cittadinanza, si cambia: 350 euro a chi può lavorare, ma solo per un anno
​Reddito di cittadinanza, si cambia: 350 euro a chi può lavorare, ma solo per un anno
di Andrea Bassi
Venerdì 14 Aprile 2023, 00:02 - Ultimo agg. 15 Aprile, 17:36
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Un assegno di 500 euro al mese per i “non occupabili”. Più altri 280 euro per l’affitto. Ma anche un aiuto di 350 euro mensili per un altro anno, a chi si trova in età lavorativa. La riforma del Reddito di cittadinanza è pronta. Ed è contenuta in una bozza di decreto ribattezzato “Lavoro” composta, per ora, da 43 articoli e che sarà esaminata in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Il nuovo nome del Reddito sarà “Garanzia per l’inclusione”. Il provvedimento la definisce una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione lavorativa. Il beneficio economico sarà riconosciuto ai nuclei familiari che al loro interno hanno un disabile, dei minori o un sessantenne. Persone, insomma, che non possono lavorare. 

Reddito di cittadinanza, la scala di equivalenza 

Per poter accedere al nuovo assegno, bisognerà avere un Isee inferiore a 7.200 euro, e un reddito familiare non superiore a 6.000 euro, adeguato in base ad una scala di equivalenza che terrà conto del numero dei componenti del nucleo familiare. Non si potrà possedere un patrimonio immobiliare ai fini Imu di valore superiore a 150 mila euro (esclusa la prima casa) e conti in banca maggiori di 10 mila euro. Non si dovranno nemmeno possedere auto di cilindrata superiore a 1.600 cc o moto di oltre 250 cc. Il beneficio economico che sarà riconosciuto ai “non occupabili” sarà di 6.000 euro l’anno (500 euro al mese) che andrà moltiplicato per 0,4 per ogni componente disabile o ultrasessantenne, per 0,15 per i figli di età inferiore ai 3 anni e per 0,10 per gli altri. A queste somme andranno aggiunti altri 3.360 euro per l’affitto. L’assegno sarà pagato ogni mese per 18 mesi, poi è previsto un mese di sospensione prima che i versamenti ricomincino. Il beneficio sarà pagato dall’Inps attraverso uno strumento elettronico chiamato «Carta di inclusione», che permetterà di effettuare prelievi in contanti non superiori a 100 euro al mese. Chi in questi nuclei è comunque in grado di lavorare, dovrà iscriversi al «Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa», una nuova piattaforma che sarà istituita dal ministero e sulla quale si troveranno proposte di formazione e di lavoro. 
Gli eventuali “furbetti” del nuovo Reddito saranno puniti con la reclusione da 2 a 6 anni. 

Gli sgravi previsti

A chi assume un percettore della “Garanzia per l’inclusione” con un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale, o anche mediante contratto di apprendistato, è riconosciuto, per un periodo massimo di ventiquattro mesi, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua. 
Accanto alla “Garanzia per l’inclusione” nascerà anche un nuovo sostegno ribattezzato “Garanzia per l’attivazione lavorativa”. Partirà dal primo gennaio del prossimo anno e sarà riconosciuto alle persone tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, con un valore dell’Isee, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro l‘anno. Si tratta in questo caso, di persone che sono “attivabili” al lavoro. Per questo il beneficio economico sarà pari ad un importo mensile di 350 euro, erogato per dodici mensilità, senza possibilità di rinnovo. Se in famiglia c’è un secondo richiedente, per quest’ultimo l’assegno sarà di 175 euro.
L’erogazione del beneficio è comunque condizionata al rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Il vecchio Reddito di cittadinanza, spiega il decreto Lavoro, andrà definitivamente in pensione il prossimo 31 dicembre, quando entreranno in vigore le nuove norme.
Il provvedimento contiene anche altre novità.

Come l’adeguamento della deducibilità fiscale dei contributi versati per i collaboratori domestici. Il vecchio limite dei 3 milioni di lire (circa 1.500 euro) viene innalzato a 3 mila euro. Nel testo, poi, arrivano anche l’ammorbidimento delle causali per i contratti a termine e la proroga del contratto di espansione. 

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