Stipendi, aumenti con taglio del cuneo e nuove aliquote Irpef: ecco la Manovra. In salita la riforma delle pensioni

Meno contributi per chi guadagna fino a 35 mila euro e sei miliardi per gli aumenti ai dipendenti pubblici

Stipendi, meno contributi per chi guadagna fino a 35 mila euro e 6 miliardi per gli aumenti ai dipendenti pubblici
Stipendi, meno contributi per chi guadagna fino a 35 mila euro e 6 miliardi per gli aumenti ai dipendenti pubblici
di Andrea Bassi
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 00:13 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 09:07
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La prima vera manovra del governo Meloni prende sempre più forma. Le linee guida del provvedimento saranno illustrate venerdì ai sindacati e Confindustria, convocati a Palazzo Chigi. È toccato ieri al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, delineare i quattro pilastri che comporranno la legge di Bilancio. Il primo, il più importante, sarà il taglio del cuneo contributivo per i redditi bassi. Sarà finanziato con i 15,7 miliardi di deficit decisi con la Nadef approvata lo scorso 27 settembre. Il taglio sarà di 7 punti percentuali per i redditi fino a 25 mila euro, e di 6 punti per quelli tra 25 e 35 mila. Garantirà che da gennaio le buste paga non perdano i soldi (fino a 100 euro) dovuti alla decontribuzione. Il cuneo, ha confermato Giorgetti, sarà finanziato solo per un anno. Ma costituisce, ha detto, «un’ipoteca» Chiunque verrà dopo di me, ha chiosato il ministro, sono sicuro che confermerà sempre il taglio. 

Stipendi: aumenti con taglio del cuneo, aliquote Irpef e rinnovo contratti. Così cambia la busta paga nella Manovra

La seconda conferma riguarda la riduzione delle tasse.

Con la manovra arriverà il primo modulo Irpef. La prima aliquota, quella del 23 per cento, e la seconda aliquota, quella del 25 per cento, saranno accorpate. Ci sarà un solo grande primo scaglione Irpef che tasserà al 23 per cento tutti i redditi fino a 28 mila euro. Questa misura permetterà di rafforzare nelle buste paga l’effetto del taglio del cuneo fiscale, ma lascerà qualcosa in tasca (260 euro l’anno al massimo) anche ai redditi medio-alti. Questa misura costerà alle casse dello Stato 4 miliardi di euro. Il terzo pilastro riguarderà il cosiddetto «pacchetto famiglia», per il quale sarà stanziato un altro miliardo. Per fare cosa? Innanzitutto, ha confermato Giorgetti, per rafforzare l’assegno unico per le famiglie da tre figli in su. Oggi c’è una maggiorazione forfettaria di 150 euro al mese che parte dal quarto figlio. Potrebbe essere pagata a partire dal terzo. Giorgetti tuttavia, ha parlato anche di altre misure «innovative». Tra queste dovrebbe esserci la decontribuzione per chi assume mamme con almeno due figli. 

IL SOSTEGNO

La quarta “gamba” della prossima manovra riguarderà il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. A partire da quelli della Sanità. Giorgetti ha spiegato che le risorse che saranno messe a disposizione saranno «congrue». Il rinnovo, ha detto Giorgetti, «contribuirà a dare fiducia a molte famiglie consentendo loro di recuperare parte del potere di acquisto perso nel corso degli ultimi due anni». Di quante risorse si tratta? Coprire interamente la perdita del potere di acquisto costerebbe 30 miliardi. Probabile che, alla fine, Giorgetti assegni agli statali i 6 miliardi chiesti dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. In fondo sanitario nazionale potrebbe salire di 4 miliardi, due dei quali sarebbero destinati ai rinnovi per medici e infermieri. Agli altri dipendenti pubblici andrebbero altri 4 miliardi, di cui un miliardo anticipato già quest’anno con un “acconto” nelle buste paga di dicembre. 

IL PASSAGGIO

A sorpresa invece, tra i capitoli della prossima manovra Giorgetti non ha fatto cenno alle pensioni. O meglio, lo ha fatto per dire che la spesa è al «16 per cento del Pil». È il principale capitolo di uscita del Bilancio pubblico. Non solo. Giorgetti ha anche spiegato che nell’attuale contesto i «tagli di spesa non più derogabili». E nel Documento programmatico di Bilancio che sarà approvato lunedì prossimo ci saranno tagli «che non sarà facile digerire per tanti miei colleghi». Il principale potrebbe essere una nuova riduzione della rivalutazione degli assegni pensionistici medio-alti. E qualche brutta sorpresa potrebbe arrivare anche sugli anticipi del pensionamento per le donne ma anche per la generalità dei lavoratori che attende quantomeno una conferma di Quota 103 anche per il 2024. La linea dettata da Giorgetti è quella di una politica «prudente e realistica». Intanto ieri l’Upb ha validato il quadro programmatico, esprimendo perplessità sulle privatizzazioni. Ma Giorgetti ha confermato: «Le faremo». 

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