Globe Theatre, rinascita nel polo culturale

Globe Theatre, rinascita nel polo culturale

di Anna Coliva*
Martedì 11 Ottobre 2022, 06:24
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Due fatti di cronaca registrati in questi giorni sono destinati ad incrociarsi. Il primo è il crollo parziale del Globe Theatre costruito dal Comune di Roma nel 2003 per esaudire un desiderio di Gigi Proietti e a lui intitolato. La seconda riguarda le spoglie dell’attore romano che giacciono ancora senza sepoltura a causa dello sfacelo del Verano e delle sue tombe.

Ben venga la costruzione di un nuovo teatro, sempre. Ma non ovunque. È quello che si tentò di obiettare a suo tempo, perché l’idea del teatro non era affatto in discussione. Lo era invece il luogo, scelto solo in base alla rendita di posizione che garantiva, sebbene fosse del tutto incongruo sia rispetto alle tradizioni culturali del Globe sia a quelle del parco. Non fu valutata neppure la devastazione che avrebbero comportato a quell’area di verde le esigenze anche logistiche di un teatro e che puntualmente è avvenuta. Villa Borghese è un parco storico concepito con progettualità e coerenza a partire dal Seicento. È un’opera d’arte in sé e come tale va goduta, secondo un principio rispettato nei secoli ma tradito negli ultimi due decenni che hanno visto, oltre a vari abusi edilizi, anche l’elargizione di innumerevoli concessioni per gli usi impropri di ogni sua area appetibile e che pare non vengano affatto messi in discussione nei progetti di restauro del piano Caput Mundi.

Una pessima abitudine che se fosse stata messa in atto da tutti i sindaci che si sono susseguiti dal 1903, quando divenne pubblico, di quel parco ora non rimarrebbe più nulla. Ma se la coincidenza delle due cronache fosse un segnale per trovare una sintesi? Un punto onorevole di caduta? Il comune potrebbe impegnarsi, con la stessa forza decisionale con cui a suo tempo scavalcò i vincoli storico-monumentali del Parco in nome dell’ossequio ad un attore amato, volgere ora tale ossequio alle sue spoglie. E, dato che c’è, anche a quelle di tutti coloro che riposano al Verano. Il degrado fisico e gestionale di uno dei cimiteri monumentali più belli d’Italia è così inammissibile da superare ogni possibilità di scandalo perché riguarda il rispetto del culto dei morti che è sacro in ogni civiltà del pianeta.


Il comune, assieme a questo intervento urgente e necessario, potrebbe compiere un atto di consapevole progettazione urbanistica spostando il Globe Theatre nell’area per decenni consacrata allo spettacolo grazie alla programmazione che offriva e all’eccellenza degli spettacoli della quale lo stesso Proietti fu protagonista: piazza Mancini.

Quest’area è limitrofa a quella in cui sono sorti il MAXXI e l’Auditorium, dunque anche le funzioni verrebbero ad integrarsi. In quella zona di Roma è sorta, del tutto casualmente, una formidabile evenienza che attende ancora di essere considerata con progettualità urbanistica ma che fu prevista sin dal 1997 nel negletto ma preveggente progetto del “Parco dei Musei”: lo spostamento dell’asse culturale della capitale verso il nord, valorizzando un’area vastissima. La scelta che allora determinò la collocazione delle due importanti istituzioni culturali con i loro moderni edifici non fu frutto di un pensiero complessivo sulla città ma la conseguenza del comporsi di contrastanti interessi privati dopo alti picchi di conflittualità. Sia come sia, la forza delle cose è stata al solito più forte delle idee e ora Roma si trova nella straordinaria opportunità di poter dare dignità di pensiero a quest’area attraverso la più trascurata tra le scienze, l’urbanistica.

L’insieme dei nuovi edifici continua infatti ad essere sconnesso se non desolatamente abbandonato, manca un piano omogeneo che renda evidente la continuità ed integri le funzioni; urge un’armonizzazione attraverso percorsi, aree verdi, segnaletica, mezzi di trasporto. Manca soprattutto l’integrazione nel complesso del bellissimo Palazzetto dello Sport di Nervi, vero capolavoro della fase architettonica che aveva preceduto gli edifici attuali. Unire a quest’area il teatro voluto da Proietti restituirebbe ad una desolata piazza Mancini la sua vocazione per le attività di spettacolo che dovrebbero assorbire anche quelle che gravano costantemente su Piazza del Popolo. Un luogo questo in cui si dovrebbe solo assaporare, parafrasando un grande storico dell’arte, il sentimento dell’attesa, l’attendere che non succeda niente… gustare un non evento come un evento miracoloso. Atto questo di consapevole governance da esprimere con piena forza decisionale.
Insomma: decentramento, progettazione, periferie, devono smettere di essere solo litanie elettoralistiche.
*Direttore Emerito  Galleria Borghese

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