Femminismo quotidiano nei racconti delle donne: le piccole azioni che rendono il mondo più equo

Si parla di "micro-femminismo", un termine che riassume tutte quelle azioni apparentemente di poco conto con cui si prova a costruire, giorno dopo giorno, un mondo più equo

Femminismo quotidiano nei racconti delle donne: le piccole azioni che rendono il mondo più equo
Femminismo quotidiano nei racconti delle donne: le piccole azioni che rendono il mondo più equo
di Hylia Rossi
Giovedì 16 Maggio 2024, 12:02
4 Minuti di Lettura

Si parla di "micro-femminismo", un termine che riassume tutte quelle azioni minori e quelle scelte apparentemente di poco conto che si compiono in maniera consapevole nella vita di tutti i giorni per provare a costruire, passo dopo passo e parola dopo parola, un mondo più equo.

Negli ultimi tempi il ruolo della donna è stato al centro del dibattito in tutto il mondo e si è diffusa nuova comprensione per termini di per sé affatto nuovi, tra cui "patriarcato", vale a dire una società in cui gli uomini sono i detentori primari del potere nelle sue varie sfaccettature, come politica, lavoro, famiglia, autorità e via dicendo.

Questo sistema fa si che alcuni atteggiamenti vengano interiorizzati e diventino involontari, facendo si che anche coloro che credono fermamente in un rapporto equo tra uomo e donne possano cadere in azioni o parole che dimostrano il contrario. Per contrastare questa tendenza a volte basta poco, e Buzzfeed ha raccolto alcuni dei metodi che tutte le donne dovrebbero tenere a mente. 

Il femminismo quotidiano

Si tratta di gesti apparentemente di poco conto ma che aiutano a combattere alcune pratiche e atteggiamenti scorretti, per esempio gestire la tendenza degli uomini a interrompere le donne mentre parlano riaffermando la propria volontà di finire il discorso, o spingere i papà a organizzare e presenziare appuntamenti di gioco per i figli anziché lasciare quasi sempre l'onere alle mamme. 

«Sia io che mio marito eravamo presenti il giorno dell'ispezione alla casa che avremmo dovuto comprare, e l'ispettore stava chiaramente, ovviamente parlando con me, anziché soltanto con mio marito.

Al termine dell'ispezione l'ho fatto notare a mio marito, affermando che era stato inaspettato e meraviglioso, ma lui non ci aveva fatto caso. Io ero davvero emozionata, a dimostrazione di quanto le aspettative su come veniamo trattate siano basse», scrive un utente. 

Qualcun altro, invece, racconta: «Uno dei proprietari dell'azienda in cui lavoro si occupa di tutto ciò che riguarda la contabilità. Una cosa che fa sempre è mettere il nome dell'uomo per prima nella lista dei clienti perché "è così che dovrebbe essere". Per contro, io metto sempre il nome della donna per primo quando scrivo i contratti. Si tratta di una cosa da nulla, ma mi fa sentire meglio».

«Proprio ieri, una collega donna di circa 50 anni e io (sempre donna e con la menopausa alle spalle) abbiamo ricevuto una mail da un collega uomo in cui c'era scritto "Ciao, ragazze". Ho risposto con un semplice ma significativo "Grazie, ragazzo"». Un'insegnante, invece, spiega di avere l'abitudine di inviare le mail a entrambi i genitori ogni volta che è possibile: «In questo modo vedo che i papà sono sempre più inclusi e partecipi nelle attività dei figli a scuola, dai compiti alle riunioni. È davvero incoraggiante!».

«Se un uomo mi interrompe o cerca di parlarmi sopra in un contesto di gruppo, dico chiaramente "Sto ancora parlando" e continuo con ciò che stavo dicendo. Solitamente - scrive la donna - rimangono sotto choc. Non uso un tono aggressivo, solo sicuro. Inoltre, se un'altra donna sta parlando e un uomo la interrompe, faccio presente che "stavo ascoltando ciò che ha da dire". Oppure, mi rivolgo a tutto il gruppo: "Scusa, non credo che questa persona abbia finito di parlare"».

Una dipendente di un cinema racconta: «Al lavoro faccio sempre attenzione a spostare lo sguardo dalla donna all'uomo quando chiedo cosa vogliono ordinare da mangiare. Lo chiedo a lei, poi mi rivolgo a lui o viceversa. Un sacco di persone parlano soltanto con l'uomo e la donna rimane lì, in attesa, e ignorata».

Un'altra storia riguarda una lettera con un destinatario inaspettato: «Quando sono andata da un nuovo dentista ho dovuto riempire alcuni documenti riguardanti la mia assicurazione e c'era una parte in cui si richiedevano i dati dello sposo, in cui ho scritto tutto il necessario. La prima comunicazione che ho ricevuto era indirizzata a mio marito. Ho chiesto il perché, dato che sono io la paziente, e mio marito ha un altro dentista, e mi hanno risposto che è parte della loro politica. Ho chiesto di correggerlo più di una volta, senza successo. Infine, ho minacciato di cambiare dentista: la comunicazione successiva era indirizzata a me».

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