Per otto anni si è difeso nelle aule di giustizia da un'accusa che riteneva infondata e infamante. È stato un incubo, per lui e la sua famiglia, ma alla fine la verità è venuta fuori ed è stato assolto. Si è concluso nei giorni scorsi il calvario giudiziario di 73enne di Pontecorvo finito a processo con l'accusa di aver abusato di una ragazzina all'epoca dei fatti dodicenne. Il collegio del tribunale di Cassino presieduto dal giudice Marco Gioia lo ha assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste».
L'incubo inizia con un tema scritto da una studentessa che all'epoca dei fatti frequentava la prima media.
E quando nel tema aveva scritto che il suo dirimpettaio spesso, soprattutto quando non c'erano i genitori, l'abbracciava e la accarezzava, l'insegnante si era sentita in dovere di informare i genitori. Questi ultimi, entrambi lavoratori, non riuscivano a capacitarsi. Loro avevano sempre nutrito la massima fiducia nei confronti del vicino di casa che consideravano come una persona di famiglia. Era capitato persino che qualche volta avessero chiesto al pensionato di andare a prendere la figlia a scuola perché loro non potevano per impegni lavorativi.
Mai e poi mai avevano pensato che dietro a quella persona così amorevole potesse nascondersi un pedofilo. Ma messi di fronte al racconto della figlia, avevano fatto scattare la denuncia. A seguito di tali fatti l'uomo è finito sotto processo. Il suo legale difensore, l'avvocato Enrico Pavia, però è riuscito a smontare attraverso numerose perizie tutto il castello accusatorio. La ragazzina, secondo quanto sostenuto dall'avvocato Pavia, aveva interpretato male quelle che erano sempre state manifestazioni di affetto. Una tesi che ha convinto il giudice: il pensionato è stato assolto perché il fatto non sussiste.
Subito dopo aver appreso il verdetto dal suo legale, il 73enne si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. Quella accusa l'aveva fatto sprofondare nel baratro della depressione. Ora, dopo anni, è arrivata la riabilitazione.