Digital services act: cosa prevede il nuovo regolamento europeo e le sue conseguenze

Entrato in vigore lo scorso 25 agosto, il Dsa ha l'ambizioso obiettivo di migliorare la qualità dell'informazione e la trasparenza delle big tech a livello europeo

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di Roberta Avallone
Martedì 5 Settembre 2023, 16:40
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Lo scorso 25 agosto è entrato in vigore il Digital services act, definito la nuova costituzione digitale dell'Unione Europea. Si tratta di un regolamento che si applica a tutti i servizi di intermediari della trasmissione di informazioni che operano in Europa. «Il Digital services act (Dsa) nasce per garantire un ambiente digitale più equo, aperto, trasparente e sicuro», afferma Pasquale Incarnato, digital strategist. Si tratta quindi di un obiettivo piuttosto ambizioso, volto specialmente a regolamentare le big tech, ovvero di quelle piattaforme che «godono di almeno 45 milioni di utenti, ovvero il 10% dell'intero bacino d'utenza europeo. Si tratta di Meta, Tik Tok, Amazon e Twitter ad esempio che detengono il monopolio dei servizi digitali e dell'informazione». 

Il Dsa interviene su tre aree di competenza: la moderazione dei contenuti, la tutela dei minori e la pubblicità. «Per quanto riguarda la prima categoria - prosegue -, le big tech saranno tenute a pubblicare un report pubblico sulle modalità adottate per contrastare gli illeciti online, compresa la disinformazione. Il Dsa prova inoltre a migliorare il rapporto tra la segnalazione dell'utente e la risposta della piattaforma, cercando di renderla più celere. Lo stesso vale per controversie e reclami da parte delle piattaforme per vedere ripristinati i contenuti segnalati. Ci sono delle sanzioni importanti per coloro che non rispettano la normativa: fino al 6% del fatturato annuo delle company.

Sulla seconda area le big tech si dovranno impegnare affinché l'advertising non sia mirato ai minori. Allo stesso tempo gli advertiser dovranno rendere chiara l'origine dell'inserzione pubblicitaria».

È indubbio che i servizi online abbiano semplificato la vita anche a livello informativo. Tuttavia è la qualità delle informazioni ad essere problematica.«Penso che un ambiente più sicuro ed equo faccia bene a tutti. Occorre però che ci sia un adeguato controllo circa l'adeguamento alle nuove norme da parte delle big tech. Gli aspetti negativi, se così si possono definire, riguardano l'impegno delle big tech che dovranno investire molto per l'adeguarsi: si parla di task force di migliaia di persone. Inoltre, coloro che si occupano di advertising online, noteranno una diminuzione delle performance delle pubblicità. Se i benefici in ambiente digitale sono una maggiore sicurezza e trasparenza però ben venga che le prestazioni siano ridimensionate», conclude.

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