Milano deserta per il Coronavirus, il tour nel centro città spettrale

Milano deserta per il Coronavirus
Milano deserta per il Coronavirus
di Ernesto De Franceschi
Sabato 7 Marzo 2020, 13:11 - Ultimo agg. 13:57
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Una città spettrale. Nel primo vero weekend di paura Coronavirus, Milano è irriconoscibile. Il virus le ha cambiato volto nel giro di una settimana. Il sabato, da sempre, è il momento in cui il centro città si popola di milanesi e turisti.
I negozi sono pieni per il classico shopping, gente in coda ai musei, piazza Duomo affollata di facce in arrivo da mezzo mondo, il quadrilatero della moda sold out, il rito del brunch nel weekend. Tutto cancellato, azzerato dal virus piombato da Wuhan.

 

 

Leggo ha voluto fare un viaggio nella Milano del Coronavirus ed abbiamo scoperto che, purtroppo, la città si dimostra (semi)paralizzata. Alle 11,30 di un sabato di fine inverno, con il sole e temperatura decisamente gradevole, in corso Buenos Aires, la via dello shopping popolare, lo scenario è quello tipico di una domenica senz’auto. Si potrebbe pure correre o pattinare in mezzo alla strada, vista la scarsità di mezzi a motore. I larghi marciapiede sono mezzi deserti e gettando lo sguardo dentro i negozi, i clienti si contano sulle dita di una mano. In porta e corso Venezia, scenario pressoché uguale. Bar senza gente e auto col contagocce: una partita a bocce all'incrocio? Fattibile, senza il rischio di essere travolti. Per chi è abituato alle lunghe file ai semafori, è quasi un colpo al cuore.

Piazza San Babila? Irriconoscibile. Qui di solito al sabato mattina è un pullulare di persone: la piazza è un crocevia storico, da un lato si va verso il Duomo, dall’altro verso via Montenapoleone. Beh, è proprio qui, nel cosiddetto Quadrilatero della moda, che il virus ha “contagiato” di più Milano. La cartolina di oggi è molto semplice: commessi e body guard davanti alle porte di ingresso a guardare all’esterno, ma di clienti nemmeno l’ombra. “Non entra più nessuno”, spiega una ragazza che lavora in uno degli store del lusso milanese. In giro sono totalmente scomparsi occhi a mandorla e accenti russi. Pure le macchinone nere con gli autisti in attesa sul marciapiede non si vedono più.

 Corso Vittorio Emanuele, lo struscio cittadino con i negozi che conduce al Duomo, ha meno della metà delle persone che solitamente lo affollano. Qui l’idea di come Milano in questi giorni viaggi a scartamento ridotto, la forniscono i camioncini all’angolo della strada che vendono bibite e panini. I proprietari guardano il vuoto con le mani conserte. Quasi a implorare che tutto ciò finisca quanto prima. Una scena imbarazzante che fotografa il letargo in cui è caduta la Milano locomotiva d’Italia post expo.

Sbarcati in piazza Duomo, ci vuole un attimo per intuire la situazione: sono quasi più i piccioni (disperati pure loro per l’assenza di turisti che solitamente forniscono la razione quotidiana di cibo) delle persone. Poche le mascherine che si notano: praticamente nessun milanese le indossa. Forse un modo per esorcizzare la paura. In Galleria, salotto elegante della città, abbiamo contato due tavolini occupati su 6 ristoranti-bar presenti. Coprifuoco totale per i dehor. Tutto fermo. A mezzogiorno di sabato in piazza della Scala, dove si affaccia pure palazzo Marino, sede del Comune, pare d’essere in una domenica di metà agosto. Nessuno o quasi in giro. I negozi che vendono gadget col simbolo di Milano sono desolatamente vuoti, d’altronde di turisti nemmeno l’ombra.

“La sa una cosa? L’altra sera in un hotel a 5 stelle di zona Montenapoleone c’era una sola stanza occupata. Ha capito come è messa Milano per il Coronavirus?” spiega un autista Ncc che tutti i giorni trasporta, o meglio trasportava, turisti e business man. #milanononsiferma urla a più riprese il sindaco Beppe Sala. Giusto, giustissimo. Lo smart working impazza, i parchi cittadini sono pieni di milanesi che cercano di fare la stessa vita di prima, complici palestre e piscine sbarrate. Il problema è che Milano è ferma. E si spera che riparta quanto prima. Lei, come l’Italia tutta.

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