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Il Mattino

Siccità nel Lazio, cocomeri a rischio: «Produzione abbondantemente sotto al 50%»

di Vittorio Buongiorno
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 22 Giugno 2022, 11:54 - Ultimo agg. : 12:21
5 Minuti di Lettura

«La situazione è drammatica». Gianluca Zamperlin non fa giri di parole. Anche quest'anno la produzione da 900 quintali di cocomeri per ettaro delle stagioni migliori se la sogna. Rossi, belli, freschi, dissetanti: proprio quello che ci vuole. Pardon, che ci vorrebbe. «La domanda c'è, eccome - dice Zampelrin, agricoltore da generazioni - Ma il caldo e la siccità sono ormai un problema serio» racconta. In agro pontino l'acqua sta già scarseggiando. Per due giorni a settimana è già vietato prelevare acqua dai canali per irrigare. La domenica e il mercoledì. «Proprio ieri abbiamo deciso che un giorno non bastava più, che il livello si abbassava troppo - racconta il direttore di Coldiretti Latina Carlo Picchi - e quindi si è deciso lo stop anche per il mercoledì. Sperando che basti per arrivare fino al dieci di agosto».

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Cinquanta giorni decisivi


A quella data mancano cinquanta lunghissimi giorni di caldo e, stando alle previsioni, senza maltempo e senza pioggia. «E in questa situazione non solo manca l'acqua, ma manca l'acqua buona» racconta Zamperlin. Che è essenziale per fare cocomeri di qualità. «Mi spiego, quando non piove la portata dei canali si riduce e in agropontino il mare finisce per entrare e l'acqua salata si mescola a quella dolce. La stessa cosa succede con i pozzi, senza piogge la falda si abbassa e la salinità aumenta». Ecco perché quest'anno, almeno per il momento in provincia di Latina e più in generale nel Lazio chi coltiva cocomeri e meloni sa che la produzione non andrà oltre il 50% rispetto alle attese. «Lo stiamo vedendo con le varietà precoci, superiamo abbondantemente il 50 per cento di produzione in meno». E ora tocca alle varietà tardive, quelle che stanno crescendo in questi giorni.  «Ora hanno un ottimo apparato radicale ma abbiamo l'acqua già razionata e nessuno di noi sa se riusciremo ad arrivare a fine ciclo, non ci era mai capitato, non siamo in Sicilia e per questo non siamo pronti».

 

Investimenti troppo onerosi


Le aziende avrebbero duvuto mettere in campo sistemi idrici di avanguardia, ma dopo due anni di pandemia, con una guerra in corso e con i costi altissimi di materie prime e carburanti agricoli mettere in piedi investimenti importanti per un migliore uso delle risorse idriche è impensabile. «Il mercato era potenzialmente buono, potevamo spuntare un prezzo più alto, ma oggi con poca acqua e non delle migliori i cocomeri saranno più piccoli e di minore qualità, in più i costi sono triplicati. Risultato: il mercato è buono è attivo, ma non possiamo sfruttarlo» dice amareggiato Zamperlin che produce cocomeri a Ostia Antica, a Pomezia e a Campoverde. «Non le nego - racconta - che siamo preoccupati seriamente, abbiamo fatto presente alle istituzioni e alla nostra associazione, la Coldiiretti che stiamo stiamo valutando di dare mandato a una agenzia per mettere in vendita le aziende. Sono un imprenditore agricolo di terza generazione, ma l'altro giorno ci siamo guardati con papà e ci siamo detti: limitiamo danni. Le ripeto, siamo  preoccupati, le istizuzioni ascoltano e danno un aiuto per tamponare nell'immediato, ma qui abbiamo bisogno risposte e aiuti importanti a medio lungo termine».

Torniamo ai cocomeri. La pianta ha come scopo principale la conservazione della specie, ha la priorità di far maturare i semi, e quindi utilizza la poca acqua che c'è per questo fine. Risultato, il frutto passa in secondo piano, ecco perché il prodotto rischia di essere scadente, piccolo e poco commerciale. «A Ostia la produzione sembrava buona, ma alla raccolta si è capito che la pianta si era ripresa i nutrimenti del frutto lasciandolo seccare, ha fatto selezione. Per questo dovremmo irrigare di più e non possiamo, dovremmo avere acqua di buona qualità e non l'abbiamo».

E' lo scenario di questa estate 2022 in agro pontino. Un problema che riguarda non solo cocomeri e meloni ma tutta l'ortofrutta. «A preoccupare – precisa Coldiretti – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in gravissima difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche i pascoli ormai secchi per l’alimentazione animale e ortaggi e frutta come gli agrumi al sud che hanno bisogno di irrigazione. A cambiare nelle campagne sono state anche le scelte di coltivazione con – evidenzia la Coldiretti – un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso. Per la frutta e in particolare i cocoMeri si prevede una riduzione che può arrivare anche al 30%». 

Canali con pochissima acqua


La rete dei canali di bonifica da qui le aziende agricole prendono l'acqua è già in sofferenza. «Faremo di tutto per arrivare a non buttare produzioni - spiega il direttore di Coldiretti Carlo Picchi - ma se a luglio non pioverà come purtroppo sembra, l'acqua in alcuni punti potrebbe mancare. Ci sono canali che ci lasciano più tranquilli, poi c'è la zona di Fondi che è già sotto ai livelli degli anni passati ma ancora tiene. Purtroppo c'è poi la zona di Terracina e di Pontinia che ci preoccupa di più. Ci sono canali che interessanno 4-5 mila aziende agricole per 15 mila ettari di coltivazioni dove la situazione è critiica e le chiusure messe in campo per razionalizzare la poca acqua che c'è potrebbero non bastare». Al momento il canale più problematico è il Sisto Linea che attraversa i territori tra Pontinia e Terracina.  

Stato di calamità
«Abbiamo chiesto lo stato di calamità, ma va detto che la situazione del Lazio - continua Picchi - è cmque migliore di quella del Nord Italia, e migliore di quella vissuta nel 2017. Nonostante ciò dobbiamo essere cauti. Facciamo appello a imprenditori agricoli e cittadini che usano l'acqua per irrigare giardini e orti della domenica: usatela con parsimonia, date priorità a chi campa di questo lavoro, se lo faremo tutti arriveremo ad agosto con danni contenuti, se ne abusiamo pensando solo a noi stessi a metà luglio saremo tutti a secco». E molte aziende saranno anche chiuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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