Berlusconismo, all'origine di un fenomeno sociale: «Ecco come è cambiata la comunicazione politica»

«Berlusconi si è sempre presentato agli italiani come uno di loro e ancor più che alle doti di comunicatore il suo appeal immediato si fondava sul fatto di proporre se stesso e la propria immagine di self made man di successo»

I funerali di Silvio Berlusconi
I funerali di Silvio Berlusconi
di Emanuela Di Pinto
Giovedì 15 Giugno 2023, 18:33 - Ultimo agg. 16 Giugno, 09:09
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Negli ultimi giorni si è parlato tanto di Silvio Berlusconi. Partendo dalla «rivoluzione» che ha apportato nella televisione e nell'imprenditoria italiana arrivando fino al contributo ha dato, nel bene e nel male, alla seconda Repubblica, l'ex premier è diventato non solo una figura che ha segnato la storia della nazione ma anche la sua cultura. L'arrivo al fenomeno «Berlusconi» ha portato ad un profondo cambiamento sociale in Italia vincolato al tipo di cultura pop e consumista che l'ex proprietario di Fininvest aveva introdotto nel paese con le tv private e l'ipercommercializzazione del prodotto. Al di fuori della figura istituzionale di Silvio Berlusconi, la sua immagine è sempre stata legata ad un'idea di politico che è stato capace di muoversi tra la gente affermando la sua figura di self made man capace di arrivare al successo solo con la forza delle proprie braccia.

Fin dagli anni '80, l'ascesa immediata di Berlusconi nell'imprenditoria italiana e nel settore della televisione, ha portato ovviamente all'introduzione di un vero e proprio modello culturale nato dal tentitivo di Silvio Berlusconi (ben riuscito) di far sbarcare in Italia la tv commerciale di stampo americano. Su questo “stampo” è andata sviluppandosi la cultura nazionale di tutti gli anni '90 e inizio 2000, indirizzando sia la politica che la società. Ma in che modo il Berlusconismo è diventato un tassello fondamentale del modello sociale italiano? Ne abbiamo parlato con Francesco D'Ambrosio, sociologo e caporedattore di Sociologicamente.it. «La discesa in campo di Silvio Berlusconi nel gennaio 1994 segna difatti uno spartiacque decisivo nella politica italiana. Berlusconi si è sempre presentato agli italiani come uno di loro;  e ancor più che alle doti di comunicatore il suo appeal immediato si fondava sul fatto di proporre se stesso e la propria immagine di self made man di successo» ha detto, raccontando quanto sia la prima volta nel paese che un politico fa forza sulla propria immagine.

«È stato la novità del suo tempo: ha utilizzato criteri di marketing applicati alla politica, una cosa che in Italia non era mai stata fatta e che poi, da lui è stata successivamente sdoganata» ha continuato Francesco. «I professionisti di Berlusconi concepirono fin dall'inizio la campagna di comunicazione come se il partito fosse un prodotto, e quel prodotto era indissolubilmente legato al Berlusconi uomo che doveva rispondere alle aspettative dell'elettorato» ha chiarito, spiegando quanto l'ascesa in politica di Berlusconi sia stata gestita proprio come il suo interessamento nel mondo della televisione, utilizzando un'ottica di iperconsumismo. «Tutto gravitava intorno alla figura del Berlusconi come politico pop, carismatico e irriverente, ma anche imprenditore legato a media e sport.

Oggi siamo abituati a queste modalità, in moltissimi ambiti, ma da allora, e per gli anni a venire, l’idea e l’immaginario di politico e della politica è cambiato, nel bene e nel male» ha spiegato. 

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«Essendo il partito di Berlusconi estremamente radicato alla sua figura umana, vedere come può evolversi il suo partito e il suo elettorato è sicuramente un fenomeno sociologicamente interessante» ha detto Francesco. In Italia l'ex Premier è stato l'unico ad avere la forza politica e imprenditoriale alle spalle per poter attuare un lavoro di questo tipo sulla comunicazione politica. «E una prima questione che può venir in mente è che gli attuali partiti, eredi diretti o indiretti delle sue metodologie di comunicazione, possono inglobare eventuali insoddisfatti e gli ex fedelissimi, che non vedono al momento una guida percepita come in grado di sostituirlo appieno. Poi bisogna vedere come i giovani percepiscono e vivranno questo cambiamento» ha concluso. 

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