Scudetto Napoli, il significato di una festa senza fine: «Uno spettacolo teatrale che arriva a tutti»

Il sociologo D'Ambrosio: «A Napoli poi la vittoria è ancora percepita come un rovesciamento della sorte»

Largo Maradona
Largo Maradona
di Emanuela Di Pinto
Mercoledì 24 Maggio 2023, 13:21 - Ultimo agg. 25 Maggio, 07:30
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A 20 giorni dallo Scudetto matematico conquistato dal Napoli alla Dacia Arena di Udine, i festeggiamenti non si sono ancora fermati (e non si fermeranno a breve). Cominciati già nei primi giorni di febbraio, quando il distacco dalla seconda in classifica è iniziano a sembrare sempre più ampio, non si sa bene quando questo “clima di festa perenne” si placherà o quando la città ritornerà ad una effettiva normalità senza essere più colorata da striscioni azzurri o da dimostrazioni di gioia che, ormai, sono diventate vera e propria quotidianità tra le strade di Napoli. Ogni domenica, soprattutto nelle giornate di campionato successive al matematico riconoscimento, la città diventa palcoscenico di una celebrazione che, di settimana in settimana, sembra sempre più simile ad un rito religioso incredibilmente mondano. Non è un caso che si tenga a Napoli, luogo in cui sacro e profano si fondono e si accavallano in un modo che in pochi altri paesi del mondo può essere compreso.

I festeggiamenti del terzo scudetto del Napoli non hanno solo un valore sportivo ma profondamente culturale e sociale. Insomma, un piatto più che prelibato per sociologi ed antropologi che nei loro studi cercano di capire in che modo un sport così “terreno” possa condizionare tanto la cultura e, addirittura, la vita di un intero popolo portando a dimostrazioni di gioia capaci di coinvolgere persone di qualsiasi estrazione sociale ed età senza distinzione di sesso e razza. I napoletani hanno messo la propria inventiva, passione e capacità di raccontarsi con poco al servizio di un evento che è stato capace di unire una intera città sotto un'unica bandiera. Per cercare di capire il valore sociale della vittoria dello scudetto e dei suoi larghi, folkloristici ed esagerati (in maniera positiva) festeggiamenti abbiamo parlato con Francesco D'Ambrosio, sociologo e redattore capo del sito sociologicamente.it.

Alla base si pone la figura del tifoso che, a quanto pare, ha sempre particolarmente interessato i sociologi e coloro che si occupano di studi sociali. «Per il tifoso in particolare parliamo non soltanto di qualcuno che sostiene una squadra o un singolo sportivo, ma proprio di una identità che va a costruirsi in relazione, cioè attraverso il coinvolgimento emotivo di sé e degli altri» spiega Francesco, analizzando come il tifo, in realtà sia qualcosa che nasce da un legame che si va creando in maniera sempre più profonda.  «Da qui poi possono partire ulteriori specificazioni attraverso il tipo e il grado del tifo, che ci aiutano a capire il tipo di tifoso, come l’acquisto o meno di gadget e/o quante volte si va allo stadio che possono definirlo occasionale e/o sfegatato ad esempio» chiarisce. Nel caso del Napoli quest'anno, secondo Francesco, si sono verificate delle circostanze molto particolari. « E’ uno scudetto che non appartiene solo ai napoletani. Non è interessante perché sono più di 30 anni che non arriva, è la gioia e la festa messa sul palcoscenico della città-mondo napoletana, uno spettacolo teatrale che arriva un po’ a tutti».

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 «Perché non è solo lo scudetto del buon calcio e del buon calcio mercato ma anche di un popolo che vive e si identifica con la squadra, un popolo che ha viaggiato e si è radicato in tutto il mondo, conservando l’amore per la città e la sua squadra di calcio» spiega, approfondendo quanto sia fondamentale il legame identificativo che va stabilendosi tra città e team. «A Napoli, c’è una connessione quasi automatica con la squadra e il sentimento di riscatto con cui si caricano di significato le vittorie scatena un legame simbolico, allegorico. Detto in altri termini si condividono gioie e dolori della squadra come se fossero lutti e matrimoni di qualcuno della famiglia». Il modo in cui interi gruppi di persone si sono impegnati a decorare le strade della città conferma il forte legame di appartenza e, soprattutto, il modo in cui il calcio diventa un elemento che rende tutti uguali e vicini. «A Napoli poi la vittoria è ancora percepita come un rovesciamento della sorte, un colpo inferto alla negatività più nera, un qualcosa di estremamente legato alla fede, ma non in maniera blasfema.

Pensiamo a Maradona, per certi versi dio incarnato del calcio, idolatrato e immortalato per sempre non solo nei cuori, ma anche nei vicoli di Napoli stessa» ha concluso.

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