Orietta Berti e lo spot per la Pa: «Il posto fisso era un sogno ma i giovani devono amare il proprio lavoro»

Così la cantante alla presentazione dello spot con il ministro per la Pa Paolo Zangrillo e il sottosegretario all'Editoria Alberto Barachini. Cosa dicono i numeri

Orietta Berti e lo spot per la Pa: «Il posto fisso era un sogno ma i giovani devono amare il proprio lavoro»
Orietta Berti e lo spot per la Pa: «Il posto fisso era un sogno ma i giovani devono amare il proprio lavoro»
di Riccardo Palmi
Giovedì 14 Settembre 2023, 16:09 - Ultimo agg. 16 Settembre, 10:21
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«Quando ero ragazza il posto fisso era un sogno e chi lo aveva era un eroe. Se tu ami il lavoro e lo fai con entusiasmo, dopo i risultati vengono. Bisogna aspettare nella vita». Così Orietta Berti ha commentato il messaggio della campagna di comunicazione dello spot radio e tv «Più che un posto fisso un posto figo» di cui è testimonial, durante la presentazione con il ministro per la Pa Paolo Zangrillo e il sottosegretario all'Editoria Alberto Barachini. «È importante che i giovani abbiano un posto di lavoro ma devono amarlo, non sedersi e accontentarsi» ha aggiunto.

I numeri

Il ministro della Pa Zangrillo ha affermato che fino a luglio «abbiamo assunto 110mila persone nella Pa sulle oltre 170mila previste e dopo le 160mila del 2022», mentre ora «stiamo riscontrando un altissimo interesse per i concorsi, le cui procedure abbiamo digitalizzato e velocizzato sia in termini numeri sia da parte delle fasce più giovani».

L'obiettivo, ha detto, è «abbassare l'età media dei dipendenti pubblici» per favorire anche un ricambio generazionale, utile anche per una pubblica amministrazione più efficiente, ad esempio, sul profilo digitale.

«I giovani non hanno più il mito del posto fisso», si sente ripetere spesso. Da un lato l’Italia è oggi terza in Ue per numero di occupati che lavorano da oltre 10 anni nello stesso posto (considerando giovani e non). Superano come noi il 50% solo Slovenia e Portogallo, mentre la media Ue è del 44%. Tuttavia, è vero alcuni dati indicano come il mito del posto fisso si stia pian piano sgretolando. Per la realizzazione del Pnrr, il governo aveva previsto contratti a tempo indeterminato - senza concorso pubblico - per 800 esperti, a condizione che avessero alle spalle 15 mesi consecutivi di esperienza nel ministero o nel Comune preposto. Ma una volta superate le selezioni, la metà degli 800 profili selezionati hanno rifiutato il posto.

La questione

I casi come questo, in realtà, sono parecchi e sembrano aumentare. Al centro, secondo alcuni, c'è una mentalità diversa: oggi i più giovani cercano una propria realizzazione piuttosto che la stabilità fine a se stessa, anche a costo di rinunciare a qualche certezza. Inoltre, si tende a posticipare il momento in cui si fa una famiglia, momento che porta alla ricerca di stabilità. Alcuni richiamano il fenomeno della Great Resignation esploso dopo il Covid, ossia le dimissioni volontarie che interessano il 60% delle aziende, soprattutto nel settore dell’informatica e del digitale, ma anche nel marketing e nelle vendite. I numeri dicono che coinvolge soprattutto persone tra i 26 e i 35 anni (il 70% del campione analizzato) specie in aziende del Nord Italia. Una ricerca del cambiamento spinta dalla volontà di condizioni economiche, ma anche di un equilibrio vita privata-lavoro, migliori.

Altri, più prosaicamente, fanno notare invece come oggi gli stipendi del pubblico - soprattutto nelle grandi città dove il costo della vità è maggiore - siano troppo bassi. Se due terzi dello stipendio vanno in affitto, rimane ben poco per vivere, soprattutto per chi si deve trasferire apposta, magari dal Sud Italia. Da qui, la scelta di molti di rinunciare anche dopo una lunga trafila: con il cortocircuito però che molti non hanno un'alternativa migliore, per cui vanno a ingrossare le file dei Neet, coloro che non studiano né lavorano. Certo è che se si alzassero gli stipendi nel pubblico, sarebbe poi difficile giustificare, ad esempio, le difficoltà nel reperire soldi per abbassare il cuneo fiscale nel settore privato o un taglio delle tasse alle partite Iva. Insomma, ad oggi, un limbo dal quale è difficile uscire.

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