Michael Kim ha raccontato su Twitter il suo ritorno in Corea del Sud. Lo ha fatto per raccontare ai suoi connazionali americani come i due paese, quello asiatico e quello americano, stiano affrontando in maniera diversa la pandemia da Covid-19. «Non credo che la maggior parte degli americani comprenda appieno le difficoltà che vive la Corea del Sud, quindi farò del mio meglio per spiegare». La sua giornata è twittata passo dopo passo, a partire dall'arrivo in aeroporto. «Ci viene subito controllata la temperatura e ci chiedono se abbiamo avuti sintomi negli ultimi tempi. Se la risposta è sì vieni portato in un'area separata dove ti viene fatto il test del Coronavirus. Se invece assicuri le autorità sanitarie sul tuo buon stato di salute, vieni portato in una zona diversa. E qui vieni intervistato mentre ti legano un braccialetto alla caviglia».
As an American currently in South Korea, it’s very interesting to me the stark contrast of how different the two countries’ response to coronavirus is. I don’t think most Americans fully understand the lengths that South Korea has undergone, so I’ll try my best to explain.
— Michael Kim (@michaelvkim) May 9, 2020
Michael Kim trasforma il suo profilo Twitter in un diario della quarantena: «È necessario installare un'app sul telefono e abilitare il rilevamento della posizione in qualsiasi momento. E due volte al giorno bisogna comunicare al dispositivo il proprio stato di salute. Tutto questo va avanti per 14 giorni». Una presenza costante della tecnologia nella vita delle persone: «Non ti è permesso lasciare la quarantena, non puoi prendere i mezzi pubblici o i taxi e non puoi autoisolarti in un albergo o in un bed and breakfast. Se non hai una casa, devi restare in un dormitorio».
Covid-19, partono i test sierologici
Severe le punizioni per chi viola la quarantena in Corea del Sud: «Si rischia il carcere e una multa di 10 mila dollari. Il tuo telefono viene controllato frequentemente. Sono entrati in quello di mia moglie 37 volte in 3 giorni. Alcune persone sono state arrestate perché avevano lasciato lo smartphone a casa pur di uscire». La vita sembra molto complicata per chi decide di andare in Corea in questi giorni: «Durante questo autoisolamento, non è possibile avere contatti con nessuno. Ti danno speciali sacchi per buttare via la spazzatura. Persone con la tuta anti contagio vengono e raccolgono i tuoi sacchi su richiesta. Ti viene assegnato un operatore che in tutto questo arco di tempo si assicura del tuo stato di salute e che tu sia in grado di rispettare tutti gli ordini. E' lo stesso che ti invia pacchetti che contengono cibo, guanti e maschere, assorbenti per le donne, ecc.»
1) Upon arrival, they take your temperature at the airport and ask if you’ve experienced any symptoms.
If you have, they move you to a separate area and give you a coronavirus test. If you haven’t, they take you to another area and interview you. They also install ankle bracelets— Michael Kim (@michaelvkim) May 9, 2020
Il funzionamento dell'app è individuale ma coinvolge tutta la comunità. Michael Kim dice: «Se c'è un nuovo caso di Coronavirus nella tua zona, ricevi un avviso di sicurezza pubblica sul tuo telefono che ti dice i dati dell'infettato (età, genere e città) e fornisce tutti gli aggiornamenti del caso».
«L'unico momento in cui puoi interrompere la quarantena è dopo 3 giorni dall'arrivo, ovvero quando sei chiamato per fare il testo del Covid-19. Come famiglia composta da 4 persone abbiamo terminato il test in 10 minuti e i risultati sono arrivati in 7 ore». Il "diario della quarantena" coreana si conclude così: «Non vi è assolutamente alcuna protesta o dimostrazione riguardo alle misure anti-libertà o all'invasione della privacy della persona. Non sono un esperto di politica coreana - dice Michael Kim - ma sembra che tutti accettino queste misure come richiesto per affrontare questa pandemia».