«Appalto Rione Terra, il sindaco di Pozzuoli un monarca»

L’ex primo cittadino Figliolia respinge le accuse

La sede del Comune di Pozzuoli al Rione Terra
La sede del Comune di Pozzuoli al Rione Terra
di Viviana Lanza
Martedì 16 Gennaio 2024, 22:25 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 07:27
5 Minuti di Lettura

Le remunerazioni «sfacciate» del politico e la «monarchia assoluta» dell’ex sindaco. Nella ricostruzione sui retroscena del progetto di valorizzazione dell’antica roccia, Rione Terra, molto ruota attorno alle figure di Nicola Oddati e Vincenzo Figliolia. I fatti impongono di tornare indietro nel tempo ad almeno due anni fa. Oddati è dirigente della Regione e componente della Direzione nazionale del Partito democratico, Figliolia era all’epoca sindaco del Comune di Pozzuoli. E proprio a Pozzuoli c’è il Rione Terra, lotto di indiscusso pregio artistico e storico-paesaggistico che l’ex sindaco Figliolia voleva trasformare in albergo diffuso con strutture ricettive e botteghe e su cui si sarebbero allungate le mire imprenditoriali di Salvatore Musella, innescando il meccanismo di presunta corruttela per condizionare l’appalto che è al centro delle indagini. 

È così che il gip descrive la modalità con cui l’ex sindaco Figliolia avrebbe esercitato il suo mandato e la sua determinazione rispetto agli obiettivi che si prefiggeva.

Un atteggiamento che se per la difesa si tratterebbe semplicemente di amore per la propria città e ligio esercizio della propria mission istituzionale, per l’accusa invece si tratterebbe di altro, tanto da arrivare addirittura a parlare di «logiche feudali», «funzione di sindaco impersonata quasi come una monarchia assoluta». 

I motivi della scelta di disporre la misura cautelare in carcere per l’ex sindaco è anche collegata al suo peso politico e alla capacità di avere un ascendente all’interno del Comune di Pozzuoli anche dopo la fine del suo mandato. «Lui - dice intercettato Antonio Carrabba, dipendente della società di Musella - quando decide chi deve vincere lo fa in quanto solo quel prescelto può assicurargli le garanzie a lui necessarie». Per gli inquirenti il prescelto sarebbe Musella e le garanzie volute da Figliola quelle finalizzate ad assicurarsi un futuro quando non sarebbe stato più il sindaco di Pozzuoli. 

«Il sindaco non era soddisfatto dell’esito dell’aggiudcazione provvisoria, a suo dire la società Cultura e Natura non aveva respiro internazionale e diceva sempre che non voleva che altri venissero a comandare a casa sua», racconta la responsabile del procedimento relativo alla gara per Rione Terra sentita dai pm come persona informata sui fatti. Questa insoddisfazione generò, secondo la ricostruzione, un momento di attrito tra l’ex sindaco da una parte e il segretario comunale e la stessa responsabile dall’altra. «Il sindaco mi rappresentò in maniera minacciosa che nel caso in cui avesse vinto Cultura e Natura si sarebbe rivolto agli avvocati anche nei miei confronti», dice. 

C’è poi la questione della nomina della Deloitte: «La prese il sindaco senza consultarsi né con me né con il segretario comunale», spiega la donna. «Io non l’ho condivisa, non condividevo la scelta di un consulente esterno pagato peraltro molto onerosamente - aggiunge - Seppi che la loro richiesta era di 15mila euro a settimana. Mi meravigliai e lo dissi al sindaco che non volle sentire ragioni rappresentandomi che era una delle quattro società più grandi d’Italia». 

Video

Nel quadro accusatorio, tracciato dai pm Capuano e Sica con il coordinamento degli aggiunti Ferrigno e Amato e condiviso dal gip Baldassarre, si inserirebbero i rapporti tra Musella e Oddati, remunerati, secondo l’accusa, in maniera periodica e costante. «Sfacciata», per dirla con le parole del gip che indica elementi investigativi e contenuti di chat intercettate per ritenere che non si era in presenza di richieste estemporanee e legate a singoli affari, ma di «un modo di procedere stabile, in forza del quale Oddati era continuativamente al soldo di Musella e in cambio gli offriva ogni tipo di contatto, appoggio o mediazione illecita utile a conseguire i sui affari più vantaggiosi». 

Si possono percorrere più di 400 chilometri in auto per un incontro di appena 20 minuti? Secondo gli inquirenti, il viaggio che l’imprenditore calabrese Sebastiano Romeo affrontó da Reggio Calabria a Battipaglia per incontrare brevemente Oddati, a pochi giorni da un precedente incontro durato il tempo di un pranzo sempre con il politico dem e con Musella, non sarebbe stata una rimpatriata tra amici. Gli indagati avranno modo nei successivi passaggi dell’inchiesta di chiarire ogni episodio balzato all’attenzione della Procura e fornire la propria versione: vale per tutti la presunzione di innocenza. «Ogni spiegazione alterativa cede il passo a quella più plausibile dell’ennesima presentazione prezzolata che il politico compiva a favore di Musella per procurargli contatti utili all’assunzione di appalti e concessioni da parte di enti pubblici - sostiene l’accusa a proposito dell’incontro lampo - . L’interruzione delle intercettazioni ha impedito di accedere agli sviluppi ulteriori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA