Pozzuoli, arrestato l’ex sindaco Figliolia: soldi, soffiate e appalti per il Rione Terra

Gara per gestire l’antica Pozzuoli: in cella anche Oddati e due dell’Enit

ll Rione Terra a Pozzuoli
ll Rione Terra a Pozzuoli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 15 Gennaio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 19:23
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Era tutto pronto per conquistare l’antica rocca di Pozzuoli. C’era un imprenditore, l’ex sindaco, un ex politico influente e finanche due dirigenti ministeriali in grado di portare alle porte di Napoli un grosso player internazionale per la gestione di rione Terra. Per dirla con le parole del giudice, un comitato d’affari «scandaloso», per il modo in cui si è cercato di mettere le mani sulla più grande opera di bonifica ultimata nel Napoletano negli ultimi decenni.

Inchiesta terremoto, sono undici le misure cautelare firmate dal gip Baldassarre, al termine delle indagini condotte dalla Procura di Napoli. Turbativa d’asta e corruzione sono le accuse che tengono da ieri in cella l’ex sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia; l’ex coordinatore nazionale del Pd Nicola Oddati (ora dirigente presso la Regione), che risponde di turbativa d’asta e traffico di influenze; l’imprenditore macina appalti Salvatore Musella, amministratore di fatto della Cytec srl, ritenuto al centro di una trama di rapporti con uomini politici e amministratori del sud italia, basati sempre sullo stesso schema: soldi, favori, assunzioni, in grado di appalti certi (magari grazie a informazioni riservate per sbaragliare la concorrenza in occasione delle gare). Non è tutto.

Accanto ai primi tre indagati finiti agli arresti a Poggioreale, il gip ha disposto il carcere per Giorgio Palmucci, ex presidente dell’ente nazionale italiano del turismo e attuale vicepresidente di confindustria Alberghi Italia: originario di Saronno, detenuto in un carcere del nord, dovrà difendersi dall’accusa di aver concorso a condizionare lo svolgimento della gara per l’affidamento di rione Terra. E non è finita. Agli arresti domiciliari Salvatore Della Corte, nipote e stretto collaboratore di Musella (era amministratore di alcune ditte riconducibili allo zio); e Gianluca Flaminio, stretto collaboratore di Musella, al punto tale da custodire in una pen drive una sorta di contabilità di favori e regali da riservare a Oddati e a non meglio specificati “politici” (ne parliamo in modo più specifico nel pezzo nella pagina a fianco). Poi ci sono misure meno afflittive. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per Angelo Tortora, dipendente del comune di Pozzuoli, stretto collaboratre di Figliolia; per Giovanni Bastianelli, ex direttore esecutivo dell’Enit, braccio destro di Palmucci, che finisce nella trama di intercettazioni triangolari con lo stesso Oddati; stesso provvedimento per Antonio Carraba, stretto collaboratore di Musella.

Tra gli indagati destinatari di obblighi di presentazione alla pg, ci sono anche due politici del sud Italia: parliamo di Sebastiano Romeo, ex consigliere della regione Calabria (2015-2019) per il Pd, che avrebbe intrecciato rapporti con Musella, all’insegna di uno schema descritto in questo modo nelle indagini: avrebbe ricevuto tangenti da 10mila euro, per la sua «attività di mediazione presso pubblici ufficiali della regione Calabria, al fine di favorire lo stesso Musella per appalti da individuare»; stessa accusa per Luciano Santoro, che riceveva 10mila euro, per la sua presunta mediazione presso pubblici ufficiali nel comune di Taranto, in vista dei lavori di recupero di Palazzo Carducci. 

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Inchiesta condotta dai Stefano Capuano, Immacolata Sica, sotto il coordinameto degli aggiunti Sergio Amato e Sergio Ferrigno, al termine del lavoro svolto dal colonnello del nucleo di polizia economica e finanziaria della Finanza Paolo Consiglio e dai poliziotti della Squadra mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini.

Tutto ha inizio da una intercettazione di Musella, da sempre in buoni rapporti con la politica (non solo di centrosinistra), dalla quale emerge l’interesse a portare un grosso player per la gestione di Pozzuoli. Vengono indirizzati i trojan sui cellulari giusti, l’inchiesta si estende a Figliolia. Siamo nel periodo in cui stanno per essere ultimati i lavori di bonifica di rione Terra: dopo anni di buio e abbandono, arrivano alberghi e botteghe, locali, alloggi freschi di rifinitura. Ricordate cosa accadde due anni e mezzo fa? Fu lo stesso capo dello Stato Sergio Mattarella a tagliare il nastro dell’opera conclusa, dando inizio a un progetto di gestione finito sotto inchiesta.

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In sintesi, Musella - forte dell’appoggio del sindaco - avrebbe chiesto a Oddati di cercare il tramite giusto per garantire l’aggiudicazione dell’appalto al proprio gruppo. Oddati, in cambio di soldi (gli contestano tangenti da 4 e da 20mila euro), vestiti, lavori in casa della sua collaboratrice di Battipaglia, avrebbe chiesto l’ingresso di un big del ministero del Tesoro del calibro di Palmucci. Che, dal canto suo, viene ricevuto da Figliolia, che lo nomina commissario di gara. Chiara la partita di giro? Per il gip Antonio Baldassarre non ci sono dubbi: «Un intervento scandaloso», da parte di un dirigente pubblico, compulsato da un imprenditore interessato all’appalto. La storia che segue è destinata al vaglio dei giudici: l’appalto per la gestione di 18 anni di rione Terra viene vinto, nonostante il presunto pressing, da Cultura e Natura, che viene disarcionata in sede amministrativa grazie a una valutazione della Deloitte (chiamata dal Comune, per una consulenza da 70mila euro). Poi scattano le indagini, le perquisizioni e, con la nuova giunta, l’ordinanza che assegnava la gara anche al gruppo Musella viene annullata. 

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