Arresti a Caivano, la cricca in Comune: «Clan, politica e imprese gestivano i grandi appalti»

Sotto accusa la gestione politica dell'ex sindaco Falco (non indagato)

ll sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, al centro sportivo Delphinia di Caivano
ll sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, al centro sportivo Delphinia di Caivano
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:06
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Un triangolo equilatero, sembra di capire: c'era la politica, le imprese e la camorra. E un fiume di denaro pubblico, piovuto a Caivano e gestito in modo militare: gli appalti andavano a chi pagava i funzionari del Comune, un ex assessore, alcuni esponenti della maggioranza di centro-sinistra che ha retto la giunta sciolta lo scorso agosto. In cambio di appalti, le imprese pagavano: davano soldi agli amministratori e alla camorra. Tutto all'insaputa dell'ex sindaco Vincenzo Falco, che non è indagato in questa storia, ma sembra incapace di comprendere cosa avviene sotto la sua gestione, tra funzionari e politici capaci di veicolare appalti per milioni di euro. Soldi destinati al rifacimento della facciata dell'istituto Morano di Parco Verde, l'eccellenza di una realtà degradata e complessa, per la quale si sono spesi in questi mesi i vertici del governo Meloni. Otto decreti di fermo, frutto del lavoro dei carabinieri, sotto il coordinamento dei pm Francesca De Renzis, Giorgia De Ponte e Anna Frasca e dell'aggiunto Rosa Volpe, spiccano nomi eccellenti del mondo politico e amministrativo cittadino. Otto fermi, finiscono in cella il boss Antonio Angelino, ma anche alcuni soggetti ritenuti a vario titolo legati a lui: un ex consigliere comunale, Giovanbattista Alibrico l'esponente politico Armando Falco e il tecnico comunale Martino Pezzella, insieme con il dirigente comunale Vincenzo Zampella. Gli altri destinatari sono Raffaele Bervicato (luogotenente del boss Antonio Angelino), Raffaele Lionelli (che avrebbe recuperato e custodito armi, oltre a gestire le estorsioni e il welfare per i detenuti), Domenico Galdiero (che si occupava tra l'altro delle estorsioni) e Massimiliano Volpicelli, incaricato di attuare le direttive di Angelino. Alibrico, Falco e Peluso (Italia Viva) erano componenti la maggioranza della precedente amministrazione comunale di Caivano, che ora è retta da un commissario straordinario. Agli amministratori pubblici di Caivano, la Procura di Napoli e i carabinieri contestano di avere fornito in vari modi appoggio all'organizzazione malavitosa guidata da Antonio Angelino (ritenuto elemento di spicco del clan Sautto-Ciccarelli di Caivano e capo del gruppo Gallo-Angelino, arrestato dai carabinieri lo scorso luglio a Castel Volturno) con il quale interagivano per fornirgli informazioni riguardo i lavori pubblici assegnati alle imprese e anche per gestirne l'aggiudicazione a imprenditori vicini al clan. 

Ma cosa giustifica un fermo per amministratori incensurati? Una scelta dettata dal pericolo di fuga, alimentata anche dalla conoscenza di una indagine in corso. C'erano state lo scorso giugno le convocazioni da parte dei carabinieri del sindaco Vicenzo Falco e della sua vice Tonia Antonelli (entrambi non indagati, ndr) e si sospetta che gli indagati avessero solidi contatti con esponenti delle forze dell'ordine. Talpe in divisa, all'interno del Comune diventato simbolo del degrado metropolitano, quanto basta a far scattare fermi di pm. Al centro dell'inchiesta, appalti per asfaltare le strade, per i termosifoni nelle scuole, per il restyling degli istituti scolastici, ma anche per il ciclo raccolta dei rifiuti. Vicende per le quali viene ascoltato il sindaco, in relazione al ruolo dell'ex assessore Carmine Peluso, ritenuto responsabile di aver veicolato appalti in cambio di soldi, ma anche di aver mantenuto un ruolo chiave nella gestione delle gare all'indomani della sua fuoriuscita dalla giunta, la scorsa primavera.

Ma sulla posizione dell'ex sindaco, i pm non risparmiano critiche: «Il sindaco, in modo inverosimile, smentiva quanto aveva riferito una testimone, a proposito delle minacce che avrebbe ricevuto il marito». E sulla storia degli appalti veicolati in cambio di soldi, il sindaco ha spiegato ai magistrati: «Mi risulta che le ditte vengono scelte dal dirigente Utc Vincenzo Zampella, attingendo da un elenco di ditte di fiducia». Già, Zampella. Assieme all'ex assessore Peluso, Zampella è una delle figure chiavi, almeno per quanto riguarda il mondo amministrativo. Decisive le verifiche dei carabinieri, che avrebbero filmato finanche uno scambio di mazzette. È il cinque marzo scorso, siamo a Cardito, nei pressi di un bar: «Zampella - scrivono gli inquirenti - intasca un pacchetto di denaro. Ci sono tremila euro all'interno, alcune le mette nel giubbotto, altre nel portafoglio».

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Ma la vera finestra che si spalanca sul sottobosco politico amministrativo di Caivano lo offrono le intercettazioni. I trojan: virus telematici inoculati nei cellulari dei principali indagati, vale a dire Cipolletti (presunto braccio destro del boss), il tecnico comunale Pezzella, l'ex assessore Peluso e lo stesso dirigente Zampella. Ore di conversazioni, tra incontri e dialoghi, che sono finiti agli atti. E che servono a descrivere un mondo, quello nel quale - solo per intenderci - milioni di euro venivano assegnati agli amici, grazie a determine truccate: lavori dagli importi gonfiati, spesso mai realizzati, soldi veri che finivano alla camorra e ai loro complici tra i colletti bianchi. Siamo a Caivano, il Comune dei piccoli Antonio e Fortuna catapultati fuori dai balconi di casa, lì nei palazzoni di Parco verde; siamo nel Comune privo di strutture sportive, dove due cuginette sono state abusate dal branco. Eppure c'è chi si sarebbe arricchito in questa storia. Leggiamo le intercettazioni dell'ex assessore: «Allora, chi viene qua (in Comune) deve sapersi comportare, altrimenti non lavora più nessuno. Io devo far crescere il paese e voi dovete fare le cose vostre e basta». 

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