Concetta Russo uccisa in casa ad Afragola: chi è Gaetano, «o milanese» assassino

Metà imprenditore edile, metà barbiere hitech: era tornato a casa per le feste

L'appartamento di via Afragola teatro della tragedia
L'appartamento di via Afragola teatro della tragedia
di Marco Di Caterino
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:09
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«Gaetano o milanese? Ma quello è nu bravo guaglione, avrà pure sbagliato con quella pistola, ma mica voleva uccidere la zia?» Processo e pronta assoluzione con la formula della fatalità, per l'Afragola pensiero, sulla immane tragedia della morte della povera Concetta Russo, che partecipava a una cena di famiglia per festeggiare l'arrivo del nuovo anno vissuto solo per poche ore in agonia prima di morire in un letto della rianimazione dell'ospedale Cardarelli di Napoli, dove i medici hanno tentato di salvarle la vita con un disperato intervento chirurgico per salvare il salvabile dai danni provocati dal proiettile esploso dalla pistola impugnata dal nipote Gaetano Santaniello, «o milanese». Chiamato così, perché è nato 47 anni fa a Milano da genitori afragolesi emigrati al nord, e dove risiede a Pantigliano, paesone della cintura meneghina, sgomitando negli affari con una piccola azienda edile e la compartecipazione con un fratello nella gestione di un negozio di barberia hitech. 

 

Ma qui ad Afragola, soprattutto nella popolosa zona di via Plebiscito, aveva preso in affitto l'appartamento dove si è consumato un dramma reso più lacerante dalla stupidità per la presunta convinzione di poter maneggiare e padroneggiare un'arma che si è rivelata pericolosa e mortale. E questo appartamento, per Gaetano Santaniello era il cordone ombelicale con Afragola e i suoi famigliari, tanto che «o milanese» veniva giù ad ogni occasione, soprattutto per le feste comandate e la vacanze estive. E al di fuori della stretta cerchia famigliare, nella zona di via Plebiscito lo ricordano abbastanza solo gli anziani, coetanei del papà del «pistolero» di San Silvestro. «Gaetano - racconta don Gennaro Zanfardino, che va per le ottanta primavere, - è un ragazzo molto sveglio, forse troppo.

Pur attaccatissimo alla povera Rosa, per la quale provava un affetto fortissimo, negli ultimi tempi quando arrivava ad Afragola, aveva preso a frequentare persone che non mi piacciono. Spacconi e prepotenti. Mi sono avvilito quando l'ho visto farsi crescere la barba. Come i barbudos, gente malamente». I coetanei di don Gennaro, annuiscono. Borbottano. Sussurrano in uno stretto dialetto, il cui senso così si può tradurre: «Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare». Giudizio secco.

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Un amen della piazza che arriva quando i telegiornali rimandano la notizia del ritrovamento della pistola che Gaetano Santaniello aveva nascosta tra le erbacce di una strada chiusa con una sbarra nei pressi del cimitero. Insieme all'arma custodita in una busta di plastica i carabinieri hanno trovato sei grammi di cocaina, mentre nell'appartamento i militari hanno rinvenuto ordigni esplosi artigianali, tipo bombe carte, pronti per far tremare tutto il vicinato allo scoccare della mezzanotte. Per questo è stato arrestato Consolato Amodio, siciliano, uno dei due operai che Gaetano Santaniello si era portato con moglie e due figli nella sua Afragola. Alla stregua di un piccolo e meschino re di un micro reame, grande come lo spazio del condominio popolare di Pantigliano, ma molto più grande nella disastrata Afragola. Dove è forte la passione per le pistole e le armi e che affascina anche la gente normale, qui nei e paesoni intorno a Napoli. Poi se ci scappa il morto, è fatalità. Come quella che uccise Giuseppe Veropalumbo, 30 anni, carrozziere, sposato e papà di una bimba. La notte di Capodanno del 2008 stava chiacchierando con i familiari a casa sua, al nono piano di un edificio a Torre Annunziata, quando un proiettile sparato dalla strada per fare festa lo centrò in pieno. Morì sul colpo. 

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