Udienza choc nel processo che vede imputato Pasquale Pezzella, quale autore del tentato omicidio di Nicola Liguori, il 30enne di Frattamaggiore, bruciato vivo mentre era in video chiamata con la fidanzata Giuseppina Mosca, unica testimone oculare dell'orribile gesto, che ha poi portato alla morte della vittima dopo circa undici mesi. E proprio nell'udienza, davanti alla prima sezione penale (presidente Stefania Amodeo) del Tribunale di Napoli è stata sentita come testimone dell'accusa la fidanzata della vittima.
Incalzata dagli avvocati Fernando Pellino e Marcella Monaco difensori dell'imputato è caduta in più di una contraddizione, mettendo a rischio l'intero piano accusatorio. E atti alla mano, il collegio difensivo ha evidenziato le macroscopiche anomalie del riconoscimento da parte di Giuseppina Moscia, di Pasquale Pezzella come colui che dopo aver versato benzina sul corpo di Nicola Liguori, gli diede fuoco con un accendino. Leggendo i rapporti della polizia giudiziaria, i legali dell'imputato hanno dimostrato che al momento del riconoscimento, accanto al loro assistito, erano presenti come «birilli» termine per indicare chi è schierato accanto al sospettato due poliziotti che meno di 48 ore prima avevano preso a verbale Giuseppina.
Un altro «inciampo» della testimone oculare, si è verificato quando ha tentato di ricostruire la dinamica del fatto, cadendo più volte in contraddizione. Dapprima ha dichiarato che il suo fidanzato era sdraiato in posizione supina, e ciò hanno obiettato i difensori - non spiegherebbe le ferite alla schiena. Intanto, tra qualche giorno in procura verranno consegnati risultati dell'autopsia.
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