Ischia tra sisma e frane: «Fondi dirottati», la Procura convoca sindaci e commissari

In campo i carabinieri forestali, nei prossimi giorni saranno indicati i periti da mandare sull’area colpita dalla valanga

Ischia, i danni provocati dalla frana
Ischia, i danni provocati dalla frana
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 1 Dicembre 2022, 00:02 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 07:24
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Allarmi inascoltati e gestione economica delle emergenze che si sono abbattute su Casamicciola. Sono i due filoni delle indagini scattate dopo il crollo di una parte del costone di Monte Epomeo a Ischia, in uno scenario che punta a fare chiarezza - in particolare - su quanto avvenuto a Casamicciola negli ultimi dodici anni.

Si va dalla mancanza di interventi di bonifica di alvei e canali, dopo l’alluvione assassina del 2009, al dramma legato al sisma del 2017. Chiaro l’obiettivo degli inquirenti: verificare come sono stati gestiti i milioni di euro sbloccati dal 2010, per almeno tre progetti di bonifica; verificare se e per quale motivo i soldi non sono stati spesi, pur essendo a disposizione delle autorità competenti (dagli enti locali isolani, al commissariato regionale); ma anche chiarire se alcuni finanziamenti non impiegati per la bonifica di alvei e canali siano stati utilizzati per altre opere, come quelle imposte dal sisma del 2017, per la messa in sicurezza di abitazioni ed edifici pubblici.

Ipotesi al momento al vaglio, che fanno i conti con la necessità da parte della Procura di procedere con cautela, di non scartare alcuna possibilità di approfondimento resa necessaria dalla catastrofe che si è abbattuta sabato mattina a Ischia. Seguire i soldi, dunque: ma anche ripercorrere la strada di procedure amministrative spesso complesse e inconcludenti, che hanno reso spuntate le armi usate per contrastare dissesto idrogeologico. Indagine condotta dal pm Stella Castaldo, sotto lo stretto coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte e della procuratrice Rosa Volpe, vale a dire lo stesso gruppo di lavoro che in questi anni ha condotto verifiche successive al sisma dell’agosto del 2017.

In campo i carabinieri forestali, nei prossimi giorni saranno indicati i periti da mandare sull’area colpita dalla valanga di sabato mattina. Chiaro l’obiettivo: capire se sono state messe in campo, la scorsa settimana, tutte le iniziative possibili per scongiurare il pericolo. Ed è questo il punto su cui si torna sulla storia degli allarmi a mezzo pec spediti dall’ex sindaco di Casamicciola Giuseppe Conte, autore di ben 23 mail pochi giorni prima del disastro.

Frana colposa, omicidi plurimi colposi sono le ipotesi battute dalla Procura, che puntano i riflettori anche sulla storia dei soldi stanziati ma non usati.

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Ma proviamo a seguire la traiettoria investigativa, alla luce di alcune carte che verranno acquisite nel corso dell’inchiesta che ha preso le mosse all’indomani del crollo. Parliamo degli atti che riconducono alla formula “sistemazione idrogeologica dei comuni di Casamicciola e Lacco Ameno”, una espressione che ha consentito di sbloccare una serie di finanziamenti. Almeno tre tranche, che risalgono al 2010, per tamponare gli alvei La Rita, Senigallia, Megroponte, Fasaniello, Poziello, Del Monaco, vale a dire gli spaccati territoriali franati sulla vita di decine di nuclei familiari. Cosa è accaduto? Perché tanta inerzia? C’erano i soldi, ma non si è arrivati alla definizione di appalti e al compimento di opere in grado di creare un argine contro eventi tanto disastrosi.

Ma non è tutto. Sono diverse le criticità emerse fino a questo momento, come quella legata ai costi di appalti che da cinque anni restano clamorosamente al palo. È il capitolo mancati interventi, siamo sempre a ridosso dell’alveo La Rita. Stando a una denuncia spedita in Procura in queste ore, il mancato intervento di questi anni sarebbe stato causato dalla complessità dei rapporti tra la stazione appaltante (lo Stato, inteso come commissariato per il dissesto) e i proprietari dei terreni limitrofi. Fatto sta che a rendere tutto più complicato, c’è anche la questione dei costi, o meglio, dell’impatto della crisi internazionale su materiali e spese energetiche. Si tratta di procedure amministrative che potrebbero oggi essere condizionate dall’inasprimento dei costi dettate dallo scenario internazionale.

Ma torniamo alle indagini in corso a Napoli. Facile immaginare che, dopo aver realizzato una serie di atti irripetibili, la Procura voglia acquisire la testimonianza di quanti si sono succeduti nelle varie cabine di regìa dal 2010 ai giorni nostri. Sindaci dei comuni interessati, assessori regionali, commissari anti dissesto. Ma anche semplici cittadini, che si sono resi protagonisti di una serie di segnalazioni, dopo lo choc per le vite distrutte dalla frana. È il caso dell’ex sindaco di Casamicciola, diventato protagonista di un caso a metà strada tra dibattito mediatico e indagine giudiziaria. Ha spedito le mail e si dice pronto a portare le carte ai pm, per dimostrare la storia di una sorta di flop amministrativo: quello dei finanziamenti mai spesi, dei progetti al palo, dei fondi che potrebbero aver cambiato destinazione tra una tragedia e l’altra: tra una alluvione e un terremoto. 

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