Lavorare per la pace e de-escalation. Le crisi internazionali irrompono nell'agenda del G7 degli Esteri che si apre oggi in una Capri blindata da ferree misure di sicurezza e rigido rispetto dei protocolli. Fino a venerdì, sotto la presidenza italiana e la guida del ministro e vicepremier Antonio Tajani, i capi della diplomazia dei Sette grandi affronteranno una ministeriale fitta di temi di discussione ma con due strade obbligate sullo scacchiere politico internazionale: ridurre il clima di tensione e odio in Medio Oriente ed evitare che il conflitto in Ucraina si allarghi all'Europa e alla Nato. Tajani confermerà l'impegno per una soluzione alla grave crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza promuovendo l'adesione all'iniziativa italiana «Food for Gaza» per la ripresa di un processo politico finalizzato alla soluzione «Due popoli-Due Stati». Secondo le principali cancellerie europee, un importante ruolo di persuasione potrebbe giocarlo anche la Cina: diversi sono stati gli appelli - soprattutto da Berlino e Parigi - al presidente Xi Jinping affinché possa agire in questo senso. Linea condivisa pure dagli Usa che sostengono da tempo la necessità di forti pressioni diplomatiche su Pechino per scoraggiare le forniture di armi e componenti militari a Putin. E a Capri il segretario di Stato Antony Blinken potrebbe insistere proprio su questo punto. Al tavolo dei colloqui inoltre la proposta Nato (sarà presente il segretario generale Jens Stoltenberg) di un nuovo fondo da 100 miliardi per la difesa di Kiev. Se ne discuterà anche con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che tornerà in Italia con un obiettivo preciso: chiedere agli alleati, per l'ennesima volta, quei sistemi di difesa aerea considerati necessari per neutralizzare l'offensiva di Mosca. Piano Mattei e rapporti con l'Africa, la stabilità nella regione dell'Indo-Pacifico e il ruolo dei Paesi definiti outreach (Brasile, India, Tunisia, Mauritania) gli altri temi al centro dei lavori.