«Ve ne dovete andare», a Licola il racket sulla spiaggia libera

L'imprenditore scrive al sindaco di Pozzuoli

La spiaggia libera a Licola
La spiaggia libera a Licola
di Gennaro Del Giudice
Sabato 5 Agosto 2023, 23:49 - Ultimo agg. 6 Agosto, 16:33
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«Andate via altrimenti vi bruciamo tutto». Minacce inequivocabili, rivolte ad alcuni operai impegnati a scaricare da un camion ombrelloni e lettini utili ad allestire un tratto di spiaggia libera a Licola Mare. Vittime che hanno deciso di non denunciare, alzando il muro di paura e omertà e trasferendo il «messaggio» all’imprenditore che gli aveva commissionato il lavoro il quale, a sua volta, ha consegnato il racconto dei fatti a una Pec indirizzata al sindaco di Pozzuoli accompagnata da una comunicazione di rinuncia alla gestione di un tratto di arenile.

Una storia dai contorni ancora poco chiari, avvenuta a Licola quando alcune persone avrebbero minacciato i lavoratori, tutti extracomunitari eccetto l’autista del mezzo, inviati dall’associazione «Terzo Millennio» in Ati con l’imprenditore napoletano Vincenzo Calcamucci per la gestione del nuovo stabilimento balneare. I fatti sarebbero avvenuti in un tratto di viale Sibilla assegnato all’Ati mediante bando in convenzione che dà la possibilità di fornire servizi ai bagnanti e noleggio di lettini e ombrelloni in una porzione di spiaggia che resta ad accesso libero. 

A raccontare la controversa vicenda, sulla quale è stata avviata un’indagine da parte dei carabinieri della Compagnia di Pozzuoli, è proprio Calcamucci: «La ditta doveva scaricare le attrezzature balneari quando sono arrivate le minacce.

Prima è arrivata una persona, poi sono arrivate altre 4-5 con i motorini. Dicevano che gli operai se ne dovevano andare altrimenti avrebbero bruciato tutto nella notte - ha spiegato l’imprenditore - A quel punto i ragazzi si sono spaventati, mi hanno chiamato e mi sono recato sul posto insieme ai responsabili dell’associazione Terzo Millennio e così abbiamo deciso di caricare e andarcene. Nei giorni precedenti, durante un sopralluogo avevo notato delle situazioni un po’ strane, la presenza di parcheggiatori abusivi, ma le minacce non erano mai arrivate. A Pozzuoli era la prima volta che lavoravo, ma sapevo che Licola non fosse una bella zona. Onestamente per fare un’attività che è quasi benefica non possiamo anche rimetterci: avevamo circa 200 tra lettini e ombrelloni che dovevamo noleggiarli a 2-3 euro e non ne valeva manco la pena visto che l’assegnazione era stata fatta anche a fine luglio».

L’episodio - a una settimana dai fatti - non è stato denunciato alle forze dell’ordine: l’unica traccia si trova nella missiva inviata dallo stesso imprenditore al sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni con la quale ha comunicato la rinuncia alla concessione. «Io che denuncia dovrei fare ai carabinieri? - ha proseguito Calcamucci - Ho fatto la rinuncia altrimenti avrei rischiato di subire una doppia beffa perdendo il materiale, che mi avrebbero distrutto, e pure la concessione. Gli operai non hanno nulla a che vedere, erano tutti stranieri e non capivano, l’unico italiano era l’autista del camion. Io personalmente non ho subito nulla visto che non c’ero. Ho solo inviato una Pec spiegando che ero impossibilitato ad aprire e stamattina mi ha chiamato il sindaco (ieri ndr) a cui ho ribadito i motivi della nostra decisione». 

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Messaggio di posta elettronica certificata che il sindaco Gigi Manzoni e l’assessore al demanio Giacomo Bandiera hanno consegnato ieri mattina ai carabinieri insieme agli atti della convenzione sottoscritta tra comune e Ati per l’affidamento in gestione del tratto di spiaggia libera. Nel messaggio, si legge, Calcamucci aveva annunciato «la propria indisponibilità ad accettare l’incarico in associazione temporanea di impresa con l’associazione Terzo Millennio» in quanto aveva subito «minacce e taglieggiamenti vari» da parte di «soliti personaggi che oramai la fanno da padroni» in una «zona diventata una vera e propria polveriera».

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