Mauro Bertini, la Procura chiede 15 anni per l'ex sindaco di Marano

La Procura vorrebbe la condanna a 6 anni per i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro

L'ex sindaco Mauro Bertini
L'ex sindaco Mauro Bertini
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 4 Luglio 2023, 08:40 - Ultimo agg. 12:15
3 Minuti di Lettura

Politica e camorra, mano pesante del pm Maria di Mauro. Il magistrato, oggi in forza al tribunale Napoli nord, ha chiesto 15 anni di reclusione per l'ex sindaco Mauro Bertini, in carica dal 1993 al 2006 e successivamente consigliere comunale di minoranza. Richieste di condanne anche per gli altri imputati: 12 anni per l'ex dirigente dell'ufficio tecnico Armando Santelia; 10 anni per Angelo Simeoli, imprenditore edile ritenuto legato al clan Polverino; 6 anni per i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, imprenditori a capo di una società - la Iniziative industriali di Sant'Antimo - che oltre quindici anni fa ha ottenuto l'appalto per la realizzazione dell'area industriale.

Un anno, infine, per Eduardo Pellecchia, ex consigliere comunale e tecnico tra i più noti del territorio.

Gli imputati, a vario titolo, sono accusati di concorso esterno con il clan Polverino (Bertini e Simeoli) e corruzione in concorso. Una requisitoria-fiume, quella del pm Di Mauro, che nelle circa sei ore di discussione ha ricostruito le vicende politiche, amministrative e criminali della città a nord di Napoli, prendendo in esame un arco temporale lunghissimo: dall'inizio degli anni Novanta al 2018-2019, periodo in cui furono avviate le indagini su Bertini e gli altri imputati.

«Bertini non era un sindaco anticamorra - ha sottolineato il pm - La sua gestione amministrativa è stata segnata da tantissime ombre e dagli innegabili rapporti intessuti con i palazzinari del clan Polverino. Ha avuto sostegno dal clan, soprattutto nell'anno 2001: tutto era legato al gioco della speculazione edilizia sul territorio». Nello specifico, l'ex primo cittadino di Rifondazione comunista è accusato di aver incassato soldi (tangenti) dai fratelli Cesaro in relazione all'aggiudicazione e realizzazione dell'area Pip. Sono stati gli stessi Cesaro, fratelli dell'ex senatore Luigi, già coinvolti in altri procedimenti giudiziari, a confermare agli inquirenti di aver pagato Bertini. 

Almeno due sarebbero gli episodi contestati. I pagamenti sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2009, per un importo totale di poco superiore ai 110 mila euro. Bertini è coinvolto anche nell'affare Palazzo Merolla, un immobile che il Comune acquistò dalla società di un altro palazzinaro di camorra, Antonio Simeoli, per la cifra di oltre un miliardo di lire. Il pm ha evidenziato in aula che pochi giorni prima dell'acquisto da parte dell'Ente, i privati lo avevano acquisito sborsando 450 milioni di lire.

Video

Grande spazio è stato riservato anche all'affare Masseria Galeota, un gioiello architettonico sorto su un suolo agricolo che Angelo Simeoli demolì in una sola notte per fare spazio a un complesso edilizio. L'imprenditore, che ha confermato di aver pagato Bertini per quella vicenda (40 mila euro), avrebbe presentato la Dia in municipio ancor prima di essere proprietario dell'antica masseria. Figura centrale del processo è anche Santelia, già imputato e assolto per prescrizione in altri procedimenti. Per gli inquirenti, «Santelia è la longa manus di Bertini. I due hanno agito in combutta e sono sempre stati funzionali ai Simeoli». Il pm ha citato anche un importante episodio: i lavori di Palazzo Merolla, affidati a una ditta legata ai Casalesi. «Bertini portò a casa sua, per un mese, le buste di gara e a scriverlo negli atti è proprio Santelia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA