Scudetto Napoli, sequestrati magliette e gadget falsi: «Affari d'oro per i clan della camorra»

Le fabbriche del falso riconvertite in centri di produzione di sciarpe, bandiere e magliette

Il merchandising falso sequestrato dalla Finanza
Il merchandising falso sequestrato dalla Finanza
di Luigi Sabino
Giovedì 27 Aprile 2023, 07:10 - Ultimo agg. 19:18
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Centottantamila euro. Questo è il valore approssimativo della merce contraffatta sequestrata dai militari della Guardia di Finanza in un deposito di San Giuseppe Vesuviano. I capi d'abbigliamento, quasi diciottomila secondo i conteggi delle Fiamme Gialle, avrebbero tutti loghi EA7o SSCN, marchi riconducibili alla squadra calcistica del Napoli. In manette un cittadino marocchino, accusato di contraffazione e ricettazione e, attualmente, messo a disposizione dell'autorità giudiziaria. Sarebbe lui, secondo gli investigatori, il custode del deposito dove era stata stoccata la merce prima di essere smistata ai vari venditori ambulanti che, con l'approssimarsi della vittoria del campionato da parte della squadra partenopea, hanno affollato non solo le vie del centro storico ma anche i comuni della provincia. Il deposito, un'area di circa duecento metri quadrati, non è che l'ultimo di una lunga serie di sequestri eseguiti dalle forze dell'ordine negli ultimi mesi. 

La passione innescata dalle vittorie del Napoli e l'approssimarsi della conquista del campionato non solo ha riacceso la passione dei tifosi ma ha anche acceso gli appetiti della criminalità organizzata.

Secondo gli investigatori, infatti, dietro il business della produzione di gadget contraffatti della squadra prossima a vincere il campionato di calcio, ci sarebbe la regia della camorra. I clan si sono buttati sull'affare cercando di ricavare il maggior profitto possibile. Il primo step, ad esempio, sarebbe stato quello di riconvertire le fabbriche del falso, concentrate soprattutto nell'area nord del capoluogo e nelle zone vesuviane, in centri di produzione di sciarpe, bandiere e magliette recanti stemmi e immagini del Napoli. Un'operazione non semplice e che ha richiesto investimenti di decine di migliaia di euro ma che, se portata a termine, può garantire introiti esorbitanti. Il secondo passaggio, inevitabile, è quello della distribuzione. Magazzini, spesso custoditi da cittadini extracomunitari, sono adibiti a centri di stoccaggio dove i falsi sono custoditi in attesa di essere consegnati ai venditori al dettaglio. L'ultimo e fondamentale passaggio è quello della consegna ai dettaglianti, quasi sempre venditori abusivi che oltre a doversi rifornire da canali prestabiliti sono costretti a pagare al sistema anche una sorta di tassa per l'occupazione di suolo pubblico.

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La vendita al dettaglio, soprattutto in determinate zone, segue, infatti, la collaudata filiera che, fino a qualche tempo fa, aveva come suo ultimo terminale il contrabbandiere di sigarette. Il meccanismo è lo stesso. Vuoi vendere sciarpe, magliette e gadget del Napoli? Basta pagare alla camorra che non solo pretende denaro per poter concedere uno spazio sul territorio di competenza dove vendere ma impone anche i canali di rifornimento della merce. Una doppia fonte di guadagno, quindi, in grado di garantire alle cosche introiti settimanali da capogiro. Ovviamente, come spesso accade, l'avidità dei boss finisce con il creare situazioni di conflitto come accaduto a Pianura. La fragile tregua tra i Carillo-Perfetto e gli Esposito-Marsicano è andata in frantumi proprio per le mire delle due organizzazioni sulla gestione della vendita dei gadget contraffatti legati alla società sportiva del Napoli. Uno scontro, quello che ne è scaturito, furioso e culminato con un agguato eclatante, quello ai danni di un giovanissimo ras degli Esposito-Marsicano, deceduto in ospedale a causa delle gravità delle ferite riportate. Pianura, però, non è l'unico caso. Le informazioni raccolte dalle forze dell'ordine e, soprattutto, i sequestri eseguiti negli ultimi mesi indicano che la maggior parte delle organizzazioni camorristiche stanno investendo tempo e denaro nell'affare. Un investimento che deve ritornare sotto forma di profitto anche se questo significa dare inizio a una guerra senza esclusione di colpi. 

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