Napoli. Addio a Dimino, 80 anni d’amore
per le creature del mare

Napoli. Addio a Dimino, 80 anni d’amore per le creature del mare
di Domenico Ambrosino
Martedì 27 Dicembre 2016, 12:29 - Ultimo agg. 14:37
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Triste Natale alla Chiaiolella, la marina piccola di Procida che si trova a sud dell’isola, proprio di fronte a Vivara. Una fulminea malattia si è portato via Domenico Intartaglia, per tutti “Dimino”, uno degli ultimi pescatori di lenza dell’isola. Classe 1937, vedovo da qualche anno, Dimino aveva dedicato tutta la sua vita al mare. In particolare alla pesca. Infatti, dopo aver fatto un po’ di imbarchi, come sottufficiale di macchina a bordo dei rimorchiatori, era tornato al suo primo “mestiere”, quello di pescatore.

Prima a bordo delle saccaleve, i pescherecci addetti alla cattura del pesce azzurro, con il metodo della “circuizione”, e poi a quello con la lenza. Per lui i fondali di Procida, Ischia e Vivara non avevano segreti. Li conosceva tutti, a menadito. Secche, anfratti, tane, i fondali sabbiosi prospicienti le spiagge di Ciraccio o dei Maronti, erano nella sua personale mappa mentale, frutto di una lunga esperienza di vita, di lavoro, di famiglia. Ogni giorno partiva con suo gozzo a motore dal porticciolo della Chiaiolella per le sue battute di pesca. Ore e ore sul mare per catturare il pesce che poi vendeva ai ristoranti della zona.

La sua bravura stava nella sensibilità della “toccata”. Quando il pesce abboccava Dimino sulle sue dita avvertiva e sapeva di cosa si trattava: orate, saraghi, cantare, luvari, calamari, finivano regolarmente nel suo cestello- Al talento si sommava l’esperienza e la tradizione. Dimino era figlio d’arte. Il papà Carlino è stato, infatti, l’ultimo “rais”, il capo della tonnara di Ciraccio che è rimasta operativa fino alla metà degli anno cinquanta, quando la pesca del tonno costituiva la principale risorsa dell’isola. Un mestiere duro e difficile, fatto di sacrifici immensi, un’arte che nessuna scuola era in grado di insegnare, una tecnica intessuta di sottili accorgimenti, astuzie, segreti, che generazioni si tramandano da padre in figlio. E Carlino aveva trasmesso a Dimino non solo il nome del suo papà, detto “Menechiello”, ma anche e soprattutto l’amore per il mare.

Si, egli era un pescatore innamorato.  Ci confidava, qualche tempo fa mentre passeggiavamo sulla banchina della Chiaiolella: “Conosco bene i sacrifici a cui sono sottoposti i pescatori. Ma ora sta cambiando tutto. Con le attuali strumentazioni di bordo, vedi i sofisticati ecoscandagli, i branchi di pesce sono individuati, monitorati, aggrediti senza scampo- Spesso essi sono in fase di riproduzione, oppure allo stato iniziale di crescita.” Le sue riflessioni sono quasi un testamento:” Non mi si dica che sono contro il progresso. La scienza è sempre positiva, ma bisogna vedere il modo con cui viene usata. Una volta il pesce veniva individuato in base a valutazioni dettate dall’esperienza: i venti, la posizione della luna, le alte e le basse maree, le stesse perturbazioni meteo marine come le cosiddette “scossure” Le alici, ad esempio, erano individuate dal “luciaiuolo”sulla barca di “posta”, attraverso le “bulletelle”(bollicine).

Si stabiliva, così, oggettivamente, un equilibrio uomo – natura che consentiva la cattura del pesce e, allo stesso tempo, la conservazione dell’ambiente marino”.
Dimino ricordava un episodio. La lotta da lui vissuta per la cattura di una tanuta di quasi quattro chili. “Mi ha rubato l’esca per una settimana. Ma quando ho capito dalla “toccata” come mangiava all’amo, per lui non c’è stato scampo!” Insomma quasi come la cattura del marlin di Heminguay! Dimino, pescatore innamorato, concludeva il suo ragionamento con un messaggio allarmato: “ Alle esagerazioni di una pesca praticata con cupidigia industriale, si sommano inquinamenti di ogni sorta: liquami ed oli versati in mare da fogne e natanti, rumori di migliaia di imbarcazioni da diporto che quando ancorano lungo le baie, arano il fondo e distruggono la residua posidonia. Il nostro golfo è secondo solo a Hong Hong come volume di traffico. Dove andremo a finire?”.
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