Napoli, pubblicità hot a piazza Plebiscito a pochi metri dalla chiesa: stop del sovrintendente

Sulla facciata di un edificio storico lo spot di una marca di preservativi

La pubblicità a Piazza Plebiscito
La pubblicità a Piazza Plebiscito
di Leandro Del Gaudio e Gennaro Di Biase
Martedì 20 Febbraio 2024, 23:54 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 07:27
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La chiesa del Plebiscito, il preservativo e il marketing che aiuta le casse dei condòmini per il rifacimento delle facciate: questi gli ingredienti di una polemica sul simbolo della città. Della serie, quando lo spot divide: impazza sui social e spinge finanche la Sovrintendenza a prendere in considerazione il caso, con tanto di possibile ricorso da parte della ditta di pubblicità.

Basta alzare gli occhi, in piazza del Plebiscito, per notare lo spot di una nota marca di preservativi che campeggia sulla facciata di uno palazzi di Monte di Dio, alle spalle della Basilica di San Francesco di Paola. «Funziona in due – recita lo slogan – Sceglietelo. Giocateci. Usatelo insieme». Nell’immagine, una mano di donna e una di uomo reggono insieme il preservativo. Non siamo più negli anni Ottanta, quando le prime pubblicità di condom sollevarono curiosità e giudizi contrastanti, ma il caso è servito lo stesso. Sono queste le premesse per un braccio di ferro che sta andando avanti tra la Sovrintendenza e i manager di una ditta specializzata nella diffusione di messaggi pubblicitarig. In sintesi, l’ente che si occupa della tutela dei Beni Culturali ha «bocciato» la pubblicità. Come mai? «È vicina alla chiesa del Plebiscito», e dunque «non è compatibile con il contesto e con l’uso culturale cui è destinata piazza del Plebiscito».

Una vicenda che - al netto di eventuali ricorsi - è probabilmente destinata a far discutere. Ci troviamo di fronte a prospettive uguali e contrarie. In sintesi: «L’uso culturale della piazza», da un lato; e la possibilità di veicolare un contenuto commerciale, dall’altro. Nulla di scandaloso sotto il profilo delle immagini, bene chiarirlo. Sul telo di 60mq non ci sono foto oscene, niente pose licenziose, né immagini a contenuto suggestivo. Eppure lo slogan messo al centro del manifesto va calato in un contesto solenne, tra il colonnato più famoso di Napoli, la cornice di Palazzo Reale, l’edificio del comando dell’Esercito e la sede della Prefettura. Dunque, la Sovrintendenza dice no. Va ricordato che la pratica del manifesto pubblicitario, che porta soldi ai condomini e spesso dà una mano nei lavori di restyling delle facciate dei palazzi, è sempre più diffusa, e non solo a Napoli. Giusto sottolineare, a questo punto, che nessuna responsabilità dell’affissione di quel manifesto può essere attribuita ai condòmini, oggi chiamati ad assistere da spettatori a un probabile braccio di ferro tra ditta di marketing e enti locali. Chiara comunque la posizione della Soprintendenza, che ha ritenuto «inadeguato» il contenuto dello spot.

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A spiegare a Il Mattino la posizione dell’ente è Rosalia D’Apice, funzionario delegato del direttore della Sovrintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli: «Abbiamo annullato il manifesto pubblicitario del preservativo visibile in piazza del Plebiscito – argomenta – Ci hanno chiesto l’autorizzazione per installarlo, ma hanno ricevuto da noi un parere negativo. Abbiamo ritenuto quella pubblicità non sia compatibile con il contesto. Essendo installato in prossimità della chiesa di San Francesco di Paola, quella pubblicità contrasta con l’uso culturale cui è destinata l’area di piazza del Plebiscito».

Diversa la posizione dell’agenzia Artrade che, tramite il suo legale, l’avvocato Corrado Barbagallo, spiega a Il Mattino: «Il manifesto è stato installato la mattina del 16 febbraio, dopo che era stata chiesta una autorizzazione generale a una installazione pubblicitaria (un telo di 60 mq). Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, era stato ottenuto il via libera anche per il contenuto del messaggio pubblicitario e il Comune si era espresso in modo favorevole lo scorso 14 febbraio. Carte alla mano, l’autorizzazione della Soprintendenza dell’impianto e delle misure dello stesso risale addirittura al 17 ottobre scorso, mentre la trasmissione alla Soprintendenza del bozzetto del messaggio della ditta di preservativi è del 26 gennaio scorso. Fatto sta che il telone viene montato il 16, ma la Sprintendenza firma un preavviso di parere negativo, rispetto al quale il Comune decide la sospensione della precedente ordinanza che autorizzava l’installazione. A questo punto - aggiunge il legale - valutiamo la possibilità di fare ricorso al provvedimento di sospensione del Comune, forti delle precedenti autorizzazioni. Una domanda su tutte: può uno Stato laico inibire la pubblicità di un prodotto il cui utilizzo è promosso quale unico mezzo di contenimento di malattie sessualmente trasmissibili?».